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10/06/2015 06:50:00

Il Mercatone dei Messina Denaro e la Special Fruit. A Castelvetrano l'antimafia non vince

 Il “Mercatone” dei Messina Denaro non è certo un negozietto da poco. Tre anni fa era stato oggetto di sequestro da parte della Direzione Investigativa Antimafia. E in amministrazione giudiziaria, dopo un po’ di tempo, aveva chiuso i battenti. E’ a questo punto che il “Mercatone” riapre nel locale a fianco, con una “nuova” impresa individuale: “Como Gaspare”, marito di Bice Messina Denaro, una delle sorelle del super boss.

Qualche giorno fa, “La Repubblica”, che si era occupata del caso, è tornata sull’argomento, veicolando il messaggio che il sindaco Errante avesse “fatto chiudere” lo store dei Messina Denaro: l’ufficio Commercio non avrebbe ravvisato la presenza dei requisiti morali di Gaspare Como per avere l’autorizzazione.

Una scelta antimafiosa? No, affatto: la semplice (e dovuta) applicazione della legge. Si tratta del decreto legislativo numero 59 del 2010. Tutta roba contenuta nell’articolo 71, intitolato “Requisiti di accesso e di esercizio dell’attività commerciale”.

Al momento il negozio non è affatto chiuso. Gaspare Como a suo tempo aveva presentato la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Con la nuova legge (nuova si fa per dire visto che è in vigore dal 2010) è infatti possibile iniziare una nuova attività in modo molto più semplice, perché sostituisce tutti gli altri atti autorizzativi. Inoltre si può anche cominciare subito, senza nemmeno aspettare quei 30 giorni previsti in passato. Poi le amministrazioni hanno 60 giorni di tempo per i controlli e le richieste di rimozione di eventuali effetti ostativi.

Insomma, quest’impedimento ha tutta l’aria di essere uno scoglio burocratico abbastanza superabile, come d’altra parte lo si era superato in passato, intestando l’attività alla sorella Valentina. La questione potrebbe essere spiegata meglio da un commercialista o un avvocato, ma certamente non fornirebbe l’effettivo ritratto di ciò che fondamentalmente il “Mercatone” rappresenta per la città agli occhi dei più: una realtà commerciale di persone che ci sanno fare.

Forse non ha tutti i torti il sindaco Errante, quando dichiara che “la nostra comunità guarda al futuro e non al romanticume di certa mafia”.

Infatti, viene da pensare che alla maggior parte della gente non importi molto se il titolare sia un pregiudicato o un parente di Matteo Messina Denaro, perché forse è più interessata a trovare cose belle a prezzi ragionevoli.

E da parte sua, il primo cittadino ha sempre tenuto a sottolineare di non voler essere etichettato come sindaco antimafia, perché come ripete spesso, l’importante è “agire nel solco della legalità”, ovvero rispettare ciò che la legge impone. Nessuna scelta o valutazione di opportunità quindi, ma dare corso agli atti dovuti.

Un approccio certamente meno rischioso in una città che porta ancora i segni di un’amministrazione giudiziaria che ha condotto al fallimento la Gruppo 6 Gdo di Grigoli, l’ex re dei supermercati, condannato per mafia e ritenuto il “cassiere” del boss di Castelvetrano.

Un paio di giorni fa, i curatori del fallimento della “Special Fruit”, collegata alla Gruppo 6, Alessandro Casano e Gabriele Palazzotto, hanno citato in giudizio con l’accusa di mala gestio gli ex amministratori giudiziari Nicola Ribolla, Stefano Buscemi e Giuseppe Calcara. La richiesta di risarcimento supera i 3 milioni di euro.

In questo contesto, dove lo Stato purtroppo mostra una faccia poco credibile e per nulla autorevole, diventa difficile spiegare ai lavoratori e ai cittadini chi sono i buoni e chi i cattivi.

Ecco che allora si perdono i punti di riferimento, coperti dal rumore di un’antimafia parolaia, alla quale si riesce a mala pena a contrapporre soltanto quell’antimafia burocratica degli atti dovuti che non ha mai impensierito nessuno.

La prova? Prendiamo il “Mercatone 2” per esempio. Si trova a pochi metri dal “Mercatone”. E’ intestato a Giovanna Messina Denaro, un’altra sorella del boss. Tutto in regola, nessun sequestro e nessun requisito burocratico mancante. Un centro di abbigliamento, calzature e pelletteria, molto frequentato. Insomma, “nel solco della legalità” ed in contrapposizione con i fallimenti delle amministrazioni giudiziarie.

Al momento i fatti hanno una valenza poco incoraggiante. Abbiamo un’antimafia denunciata per mala gestio alla quale legittimamente vengono chiesti risarcimenti milionari, come nel caso della “Special Fruit”. E lo store dei Messina Denaro che funziona soltanto se lo gestiscono loro, col gradimento dei tanti clienti e qualche finta crociata antimafia (anzi di legalità), se sulla carta c’è un nome sbagliato.

Ci si rende forse conto che, al di là delle intestazioni e delle formali autorizzazioni, purtroppo vince ancora il consenso. E, in mancanza, l’indifferenza.

Egidio Morici