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15/01/2016 15:00:00

Trattativa Stato-Mafia: "Pignatone, era un sogno arrestare il Ghota di Cosa Nostra"


Nel 1995, in una località di campagna, il Gotha di Cosa nostra, da Bernardo Provenzano a Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella, tutti all'epoca latitanti, si sarebbe dovuto riunire tutti insieme per mettere a punto le nuove strategie di Cosa nostra. "A raccontarlo era stato il colonnello dei Carabinieri Michele Riccio che lo aveva appreso da un confidente. Per noi sarebbe stato un sogno potere arrestare i tre latitanti tutti insieme". Lo ha detto il Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, deponendo come testimone al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. In quel periodo Pignatone coordina l'inchiesta sulla latitanza dei tre boss mafiosi, poi tutti finiti, da lì a poco, in carcere. "Riccio ci disse che si sarebbe fatto sentire presto - racconta Pignatone -Si faceva vedere mediamente una volta la settimana. Riccio mi disse anche che, grazie al rapporto con la sua fonte, erano stati arrestati diversi latitanti, anche importanti".

Pignatone, rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo, ha ricordato il giorno in cui conobbe il colonnello dei Carabinieri del Ros Michele Riccio. "Era il 1995 - dice - e l'allora Procuratore capo di Palermo, Giancarlo Caselli, mi convocò nel suo ufficio. C'erano pure i vertici della Dia, da Pappalardo a Tomaselli, oltre a Giuseppe Cufalo, l'ex ex capocentro Dia di Palermo. Riccio mi venne presentato in quella occasione". "Il senso del discorso era che la Dia nella sua massima espressione operativa, aveva svolto una attività di indagine con la Procura di Genova, basata sulla fonte che parlava con il colonnello Riccio - racconta il Procuratore di Roma - che aveva portato alla cattura di latitanti. A questo punto, l'attività del colonnello Riccio, era mirata alla cattura di Bernardo Provenzano. Dalla Procura di Genova gli atti venivano poi mandati alla nostra Procura. E la Dia assegnò a me questo procedimento che nacque da questi atti trasmessi da Genova e che consistevano semplicemente nei contatti che io e Caselli abbiamo avuto con il colonnello Riccio, che parlava con questa fonte".