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22/01/2017 21:00:00

"Riflessioni di un viandante", il saggio di Salvatore Agueci

È in uscita l’ultima fatica temporale di Salvatore Agueci “Riflessioni di un viandante”, edito dall’ASLA di Palermo e stampato dalla Quick Service di Trapani, con la prefazione di Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo di Trapani e Presidente della Commissione Famiglia della CEI.
Scrive l’autore, rivolgendosi soprattutto ai giovani, nel presentare il saggio: «È un piccolo Vademecum da portare nel viaggio della vita, cui fare riferimento in alcuni momenti, soprattutto quando non si trovano le risposte esistenziali a domande impellenti che turbano l’uomo, lo bloccano e lo sviano da un cammino irto spesso da difficoltà e minacciato da avventori d’ogni genere. Trovare una piccola “oasi” a cui abbeverarsi, dà sollievo e incita a continuare il percorso: la meta diventa più vicina e la speranza di raggiungerla non si affievolisce, poiché non si dà ragione ai banditori fumosi di “almanacchi” e ai mistificatori di turno d’ogni epoca».
E Mons. Fragnelli: «Il prof. Agueci in questo agile volume “riflette” sul senso che giovani e anziani, uomini e donne, laici e consacrati, credenti e non, attribuiscono alla vita come pellegrinaggio. La riflessione tiene uniti il polo della memoria e la lente d’ingrandimento sulla società di oggi. Egli fa scoprire valori antichi e nuovi con la forza del dialogo e del racconto, non mancando di segnalare il ruolo attuale della Chiesa, impegnata a combattere la cultura dello scarto e dell’indifferenza». E ancora il vescovo: «Il prof. Salvatore Agueci ha condensato in ventisette paragrafi, e delineato un viaggio per indicare all’uomo contemporaneo i sentieri della riconciliazione con se stesso, il suo passato e la realtà sociologica odierna. La pubblicazione invita a superare i miti etnici (“Siamo tutti meticci”) e ad accrescere la propria ricchezza a contatto con la diversità e nella richiesta di perdono. Questi atteggiamenti incoraggiano, nel mondo attuale, a difendere le persone piuttosto che i confini, a cercare la fedeltà di ogni stato di vita non nell’immagine ma in una progressiva appropriazione dei valori, a uscire dall’inerzia e dalla cristallizzazione sociale. La riflessione e l’esperienza dell’Autore portano a dare rilievo alle parole di Papa Francesco quando afferma che “la formazione morale dovrebbe realizzarsi sempre con metodi attivi e con un dialogo educativo che coinvolga la sensibilità e il linguaggio dei propri figli… in modo induttivo”» (Amoris laetitia 264).
Nello spiegare l’origine del titolo, l’autore aggiunge: «Non ho tenuto conto degli aspetti negativi (se considerati tali lo sono in vista del bene che arrecano) che la mobilità comporta ma quelli positivi. Immerso nella natura, l’uomo vive la sua infantilità e ritorna a un pensiero che lo conduce ai primordi della propria esperienza ancestrale. Oggi tutto questo è stato travisato da una società globalizzata e da una tecnologia che allontana dalle “ricchezze” che una vita povera arrecava con sé. C’è un tentativo di ritorno ad esse, sia nel campo nutrizionale, medicinale, etc. L’essere umano, nel percorso del divenire, sperimenta fino in fondo la relazionalità creaturale, cogliendo le gioie e le speranze dell’umanità (GS). Cammin facendo, il percorso serve spesso a ”dipanare il labirinto delle cose umane”» (Victor Hugo, Notre-Dame de Paris, La Biblioteca di Repubblica, Roma 2003, c. III, 31).
«Mi piace – continua l’autore - riportare il riferimento al giudice Paolo Borsellino, come leit-motiv, colonna sonora del film della vita, perché egli considera l’impegno di ogni essere umano che non ha paura della morte, sa, infatti, che a percorrere la strada, illuminata dalla coerenza, dalla giustizia, dalla solidarietà, etc. ci saranno altri esseri valorosi e pieni di entusiasmo, soprattutto giovani, nel combattere la buona battaglia».