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24/01/2017 07:00:00

"Malasanità" all'ospedale di Mazara. Processo alle battute finali

 E’ ormai alle ultime battute, davanti al giudice monocratico di Marsala, il processo che vede alla sbarra, con l’accusa lesioni personali colpose gravi, due medici dell’ospedale “Abele Ajello” di Mazara. E cioè Maria Assunta Canino, di 52 anni, e Francesco Quattrocchi, di 65. Ai due medici, il 9 settembre 2010 rispettivamente di turno al reparto di Pneumologia e al Pronto soccorso, si contesta di aver provocato, per “negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza delle regole medico chirurgiche”, lo stato di coma a un paziente (l’allora 54enne Antonino Santo, di Petrosino, affetto da SLA e tracheostomia) trasportato al nosocomio perché non riusciva quasi più a respirare in quanto il ventilatore domiciliare era andato in tilt a causa una temporanea interruzione dell’energia elettrica. A fronte delle persistenti difficoltà respiratorie, secondo l’accusa, i due medici non avrebbero proceduto “alla disostruzione della cannula tracheostomica, perseguendo l’errata ipotesi che ricollegava i disturbi respiratori al malfunzionamento del ventilatore”. I due medici dell’ospedale, inoltre, non avrebbero disposto un’analisi diagnostica (emogasanalitica) che, a giudizio della Procura, “avrebbe consentito ai sanitari di porre in essere le manovre necessarie ad impedire la dissociazione elettromeccanica”. Tutto ciò avrebbe provocato un rapido peggioramento delle condizioni del paziente, che entrò in coma. Antonino Santo morì il 17 gennaio 2013. All’inizio del processo, la figlia della vittima, Catia Santo, in aula, raccontò che decise di portare il padre in ospedale anche perché un avviso dell’Enel preannunciava l’assenza di corrente elettrica nella zona per sette ore. “Al Pronto soccorso – ha detto Catia Santo – c’era il dottor Quattrocchi, che poi chiamò la pneumologa Canino. Dopo un po’, i medici, considerando, i valori stabili, hanno staccato il respiratore. Tanto che, dopo cinque minuti, mio padre cominciò a farmi segnali con le mani per dirmi che non poteva respirare, che gli mancava l’aria”. Poi, il coma. A denunciare i medici fu la moglie di Santo, Angelica Montalto. Legale di parte civile è l’avvocato Ignazio Bilardello. A difendere gli imputati sono, invece, gli avvocati Giuseppe Ippolito e Giacomo Lombardo. Ascoltati tutti i testimoni, alla prossima udienza, il 23 febbraio, dovrebbe esserci la requisitoria del pubblico ministero Antonella Trainito.