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22/02/2017 01:02:00

In Italia si fanno le cose in grande, e poi crollano...

di Leonardo Agate - In Italia si fanno le cose in grande. Come inventiva non ci frega nessuno. Si, c'é il ristagno economico, le promesse non mantenute dei nostri politici, le riforme mancate. La disoccupazione é tra le più alte d'Europa; la lotta all'evasione fiscale é sempre un programma da realizzare; il debito pubblico è costantemente in aumento; la sanità fa aspettare i malati mesi e mesi per una visita specialistica o per un intervento, salvo che non si vada a pagamento; la burocrazia trova sempre nuovi escamotage per sopravvivere alla modernità, che la vorrebbe più efficiente; il Parlamento, con tutto il suo perfetto bicameralismo, continua a sfornare leggi al ritmo più intenso di quanto avvenga in tutti i paesi dei cinque continenti, e ne sforna talmente tante ed inapplicabili, che ogni anno fa una legge speciale che si chiama "Mille proroghe" per prorogare l'attuazione delle leggi inattuate; la giustizia é lenta, perché ci vorrebbero più magistrati e più ausiliari di giustizia.
Nonostante tutto, l'inventiva italiana é eccezionale. Certe cose, che una volta si facevano in piccolo, ora si fanno in grande. Una volta, per esempio, ogni ministero e ogni comune e ogni ente pubblico procedevano nel loro piccolo agli acquisti dei beni e dei servizi necessari al sostentamento della macchina burocratica. Avvenivano pure, in piccolo, le note vicende di corruttela. Si é pensato giustamente che sarebbe stato opportuno, per risparmiare sulle spese e sui costi, affidare l'acquisto di tutte le pubbliche forniture a un ente centrale. Idea geniale, ed é stata creata la Consip, centrale unificata degli acquisti pubblici. Senonché fare le cose in grande non vuol dire farle meglio. Gli appalti miliardari della Consip sono al vaglio della Procura di Napoli e di quella di Roma. Nei fascicoli degli indagini figurano i nomi di Luigi Marroni, ad di Consip, del ministro Luca Lotti, del generale dell'Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette, del comandante della Legione Toscana dei Carabinieri, generale Emanuele Saltalamacchia, del signor Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Le indagini sono in corso. Tiziano Renzi sarà interrogato dai pm il 23 prossimo per traffico di influenze illecite. Tutti quelli che finora sono stati interrogati si sono dichiarati innocenti. Ma le Procure non hanno ancora archiviato il caso e continuano ad indagare.
Fra le accuse dell'ad di Consip ci sono le soffiate che il ministro Lotti, il generale comandante dell'Arma dei Carabinieri e il comandante dei Carabinieri della Toscana avrebbero fatto alla Consip sulle microspie installate dai Carabinieri negli uffici dell'ente per monitorare i discorsi che là dentro avvenivano. Dopo le soffiate, i vertici della Consip hanno fatto togliere le miscrospie. Nello specifico episodio, o l'ad di Consip, Luigi Marroni, é un calunniatore, o il ministro Lotti e i due Comandanti dell'Arma sono dei poco di buono. In attesa che la magistratura completi le indagini ed emetta le sentenze, il governo Gentiloni ha mantenuto al loro posto sia l'ad di Consip, sia il ministro Lotti sia i due comandanti dell'Arma dei Carabinieri.