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16/06/2017 11:39:00

Suite Etnapolis, primo libro di poesie di Antonio Lanza

 Sempre più vicini all’appuntamento con Letti di notte, la notte bianca del libro e della lettura. Quest’anno sabato 17, ore 21.30, all’Ex convento del Carmine un gruppo di giovani poeti esordienti sarà al centro di una lunga serata di poesia e utopia a forma di Sicilia. La rubrica di oggi si concentra su Suite Etnapolis, primo libro di poesie di Antonio Lanza.

Correva l’anno 1971 e la Coca-Cola mandava in onda uno spot televisivo che avrebbe segnato la storia della pubblicità: su una collina un gruppo di giovani di diverse etnie cantava un motivo inneggiante all’amore e all’armonia universale, che si chiudeva con i versi I’d like to buy the world a Coke/ and keep it company./ It’s the real thing,/ Coke is what the world wants today (Vorrei comprare al mondo una Coca/ e fargli compagnia/ È proprio vero/ una Coca è quello che il mondo oggi vuole).

E nel nostro presente il mondo non ha smesso di volere e - ancor più – di desiderare una Coca. Anzi col trascorrere degli anni i mezzi di comunicazione a disposizione delle grandi multinazionali si sono esponenzialmente moltiplicati tanto quanto si sono esponenzialmente moltiplicati i desideri della gentile clientela. Se nel ’71 la televisione era già un traguardo avanguardistico, oggi la spam (la pubblicità non richiesta) la ritroviamo su internet, sulle fiancate degli autobus, financo nella voce affettata degli altoparlanti nei centri commerciali.

Di un centro commerciale e delle vite che al suo interno si snodano e si sfilacciano tratta il primo libro di poesie di Antonio Lanza dal titolo Suite Etnapolis, pubblicato quest’anno nel XIII Quaderno italiano di poesia contemporanea della Marcos y Marcos.

Etnapolis non può essere definito soltanto un centro commerciale situato sulla SS 121 Catania – Paternò. Il chilometro che occupa veste nei panni della Citta del Tempo Ritrovato una dimensione acronica in cui il personale e i visitatori sono intrappolati da un nuovo senso etico: i buoni propositi sono ormai stati soppiantati dai buoni acquisti.

I giorni della settimana - che scandiscono i canti della silloge - trascorrono meccanicamente invariabili in quel tempio eretico di luce perenne ([…]Etnapolis,/ pista di decollo, navicella spaziale, Ecclesia -/ piàcciati entrare intera nel mio canto, le luci come l’immondo, p. 133). Ad Etnapolis Il tempo, e quindi la storia, s’è trasformato nella fatale conta del profitto, ogni neon illumina l’uomo perché esso possa fare parte di quel calcolo. Pasolini, sessant’anni fa, in Le ceneri di Gramsci si chiedeva: Ma come possiedo io la storia, / essa mi possiede; ne sono illuminato:// ma a che serve la luce?. Lanza, ribaltando i piani dell’illuminismo storico, ci offre una risposta.

Abbacinati dallo spazio in cui sono costretti, Laura di Lovable, Alfredo il barista, Daniela la cassiera, Samuele il libraio, Vanessa di Father&Son sono i nuovi antieroi dell’anti-epos occidentale. È indicativo che, a dispetto dell’epica classica, gli epiteti non restituiscano più le qualità fisiche o psichiche dei possessori ma solo il modo in cui questi novelli paladini del Mercato possono essere spendibili nel campo di battaglia armati di prezzatrici e sconti.

In questo scenario annichilente è lecito chiedersi se esiste o no una exit strategy. Ebbene sì, da Omero ai nostri giorni è ancora l’amore l’unica forza che riesce a frenare la rovina di un’epoca destinata all’oblio del sentire umano. A pagina 116 leggiamo le parole di Cinzia, moglie di Samuele il libraio: «E ma come faremo:/ i soldi potranno a stento/ bastare, ma basterà l’amore? / Ora lo chiamo alla Mondadori/ e glielo dico, con forza; dirò/ “Amarci basterà”, senza ulteriori spiegazioni».

Una poesia non può sovvertire la realtà che il mondo vuole - per richiamare alla memoria la canzone della Coca-cola -, perché la realtà si modifica con l’esserci di uomini pronti al cambiamento. Una poesia, anzi, una poesia civile ha il compito, però, di rappresentare l’assuefazione di un presente che pensa di non avere più la possibilità e l’occasione per esserci.

Antonio Lanza nei suoi versi si dimostra poeta civile, profondamente conscio della lezione poetica di Giovanni Giudici: «L’essere è più del dire – siamo d’accordo./ Ma non dire è talvolta anche non essere».

MARCO MARINO