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27/09/2017 07:08:00

Salemi, poliziotto assolto dall'accusa di violenza privata

Era stato accusato di violenza privata per avere chiesto il rispetto degli impegni economici assunti. Protagonista della vicenda un poliziotto di Salemi, Salvatore Michele Messina, di 44 anni, che adesso è stato assolto dal giudice monocratico di Marsala Bruno Vivona con la formula “perché il fatto non sussiste”.

L’agente, in servizio alla Polstrada di Palermo, ai primi di giugno del 2014, aveva chiesto (secondo l’accusa, con “minaccia”) ai gestori del bar di proprietà dei suoi genitori il pagamento del canone di locazione.

A chiedere l’assoluzione, però, è stato anche il pubblico ministero. Nell’atto d’accusa formulato dalla Procura tre anni fa, a Messina si contestava il reato di violenza privata aggravata “perché, mediante minaccia, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere Li Bassi Nicoletta, locataria dell’immobile in via San Leonardo a Salemi, di proprietà dei coniugi Mangogna Rosa e Messina Gaspare, genitori dell’imputato, che avevano stipulato con Li Bassi un contratto d’affitto, nonché dell’azienda (il noto bar pasticceria “Le Caprice”, ndr), ad effettuare il pagamento dei canoni di affitto arretrati”.

Il 3 giugno 2014, il poliziotto - dopo essersi recato in ospedale a trovare la madre, ricoverata per un malore che lui addebitava ai “dispiaceri” che la donna aveva avuto perché non riusciva ad incassare il denaro pattuito per l’affitto del bar – telefonò al marito della Li Bassi dicendogli, secondo l’accusa, “Ti avviso, perché chissà succede qualcosa a mia madre o a mio padre di salute, per tutti i dispiaceri che gli state facendo prendere, per via di legge, nei prossimi vent’anni non vi darò pace, né a te né a tua moglie, né ai tuoi cognati”. Un’ora dopo, verso mezzogiorno, in divisa da poliziotto (“Perché aveva appena finito il suo turno di servizio” ha spiegato l’avvocato Antonino Sugamele), si sarebbe recato al bar un tempo gestito dai genitori contestando alla Li Bassi “il fatto che non portava il cappello di protezione per i capelli, che i cornetti non erano esposti per la vendita, che vi erano molte cose non a norma, chiedendo anche l’esibizione del libretto sanitario”. Contestazioni, secondo l’accusa, “non di sua competenza”, essendo Salvatore Michele Messina un agente della polizia stradale.