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02/11/2017 14:00:00

Trasporti, Ryanair non conosce crisi. Utili record per la compagnia irlandese

Non c’è crisi che tenga. Gli oltre 20 mila voli cancellati dallo scorso settembre alla prossima primavera non intaccano i conti di Ryanair, la più grande low cost europea e il vettore numero uno per passeggeri trasportati. La società di Dublino ha annunciato di aver chiuso il primo semestre con l’utile in crescita dell’11% a 1,293 miliardi di euro grazie ad un aumento del traffico e dei minori costi di carburante. In parallelo la compagnia guidata da Michael O’Leary ha registrato pure un aumento del traffico dell’11% nel periodo a 72,1 milioni di passeggeri favorito anche dalla riduzione dei prezzi dei biglietti del 5 per cento. «Questi solidi risultati rafforzano il modello di crescita di Ryanair, nonostante il periodo segnato da problemi operativi legati al programma di ferie dei piloti», ha commentato l’ad. Motivo per cui Ryanair mantiene le stime per il 2017-2018 con l’utile tra 1,4 e 1,45 miliardi di euro.

«Falliranno altre compagnie»
Parlando in video O’Leary ha anche aggiunto che oggi non ci sono più problemi ad assumere i piloti necessari per espandersi del 50% nei prossimi sei anni, mentre da altre compagnie rivali sarebbero arrivati i comandanti e i primi ufficiali che servono per tenere in servizio i 400 Boeing 737 della flotta attuale. Le cancellazioni annunciate le scorse settimane oltre all’indignazione — politica e social — hanno spinto Ryanair a rivedere al ribasso i piani di crescita annua per la prima volta da anni, portando le stime dei passeggeri trasportati da 131 a 129 milioni. Allo stesso tempo però O’Leary ha ripetuto quello che è un suo cavallo di battaglia: «Saranno sempre più le compagnie europee che falliranno entro breve e Ryanair sfrutterà questa opportunità». Non solo Monarch e Air Berlin, insomma. Non soltanto Alitalia, in cerca di uno o più acquirenti. Dietro loro «ci sono altri vettori messi male dal punto di vista finanziario», continua l’ad della low cost. «Motivo per cui cresciamo e cresceremo in Germania dove l’acquisto di Air Berlin da parte di Lufthansa le fa raggiungere un anti-competitivo 95% di quota nel mercato domestico tedesco». Non solo. Ryanair intende piazzare più velivoli nel Regno Unito per riempire il vuoto lasciato da Monarch. «Cresceremo in modo evidente anche in Italia dove saremo i principali beneficiari dell’inevitabile contrazione dei voli di corto raggio di Alitalia».

La conseguenza sulle tariffe
Non uno scenario positivo per O’Leary. Perché l’ad si aspetta un aumento generale delle tariffe medie, al di sopra delle precedenti stime. «Nei mercati in cui viene consentito a compagnie che hanno prezzi alti dei biglietti — come Lufthansa, British Airways e Air France — di prendersi concorrenti locali può solo essere una buona cosa per Ryanair e i suoi piani di crescita che prevedono la flotta aumentare a 600 velivoli e i passeggeri trasportati a 200 milioni entro il 2024», ha spiegato l’ad. In generale Ryanair prevede un calo delle tariffe, nel periodo novembre 2017-marzo 2018 del 4-6% e non più del 5-7% com’era stato stabilito in precedenza.

La questione dei piloti
Parlando dei problemi organizzativi, che dovrebbero essere gestiti senza intoppi dal ritorno a sorpresa di Peter Bellew, ex ad di Malaysia Airlines, O’Leary non ha negato «le debolezze all’interno delle operazioni e che devono essere risolti nei prossimi mesi». Ma ha anche assicurato che «non pensiamo ci saranno rischi per la programmazione dell’estate 2018. L’altro fronte caldo, quello dei piloti, resta un tema, anche se per l’ad di Ryanair in fase di risoluzione. «Stiamo assumendo 40-50 piloti la settimana», ha calcolato, «e stiamo notando un fiume di richieste dai comandanti e primi ufficiali di compagnie in crisi come Monarch e Air Berlin». Secondo le ultime stime l’incremento salariale promesso da O’Leary dovrebbe costare al vettore 100 milioni di euro in più, anche se soltanto 10 delle 87 basi di Ryanair hanno accettato la proposta del management. «Finora soltanto due sedi, Londra Stansted e Madrid hanno detto espliticamente di no», continua O’Leary