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24/11/2017 12:08:00

La nuova Repubblica e il suo fondatore Eugenio Scalfari

  di Leonardo Agate - I giornali cartacei, compresi i giornaloni come Repubblica e Corriere della Sera, perdono continuamente lettori e i loro bilanci segnano rosso. La pubblicità li sostiene sempre meno, prendendo altre vie di più diretto ed efficace contatto con il pubblico: televisione ed internet. I contributi statali all’editoria aiutano, ma non bastano a riequilibrare le perdite.

Repubblica ha rinnovato il proprio stile grafico con la speranza di aumentare le vendite, ma il futuro dei giornali cartacei è segnato dal progresso tecnologico. Se per ipotesi il pazzo Kim lanciasse in questo momento un missile contro una portaerei americana, se fossimo solo lettori dei giornali dovremmo attendere domani per saperlo. Se invece guardiamo la televisione o usiamo internet, avremmo subito la notizia. Il progresso fa le sue vittime, ma produce anche benefici. Nel caso dei giornali cartacei, potranno sopravvivere se dedicheranno più risorse all’on – line, differenziandone i contenuti: le notizie nell’edizione internettiana; gli approfondimenti in quella cartacea.

La nuova Repubblica l’ho comprata oggi e l’ho scorsa. Mi sembra impostata meglio della vecchia. I caratteri sono più chiari, e la composizione delle pagine è più leggibile, meno confusionaria. Il contenuto degli articoli è quello di sempre, perché per i giornali avviene come con le persone, che possono cambiare il vestito ma non per questo cambiano il carattere e la mentalità.
Sull’operazione scalfariana di fondazione di Repubblica nel 1976 e sui successi della testata si è scritto molto. Il fondatore, Eugenio Scalfari, è diventato un mito. Secondo me ha avuto l’idea geniale di adottare un nuovo formato al giornale, uscendosene con il tabloid in un’Italia, quella del 1976, imbacuccata giornalisticamente delle misure tradizionali del Corriere della Sera. Molti comprarono il nuovo giornale, facendone la fortuna, per il semplice fatto che era più “figo” tenere in evidenza un foglio di stile nuovo. Professionisti, funzionari, politici e persone comuni acquistarono Repubblica per essere alla moda piuttosto che dopo aver fatto una comparazione sostanziale con gli altri quotidiani.
La Repubblica non era, nel contenuto degli articoli, meglio o peggio degli altri giornali, ma con il suo formato ebbe successo. Di Eugenio Scalfari si può dire che fu un ottimo inventore di moda giornalistica e imprenditore capace. Se poi si volesse scendere a un giudizio più propriamente intellettuale e giornalistico, non si potrebbe prescindere da quello che Indro Montanelli ne scrisse in un volume della sua Storia d’Italia: un abile impresario senza tante qualità morali.
In queste ultime settimane, poi, abbiamo letto la corrispondenza che Scalfari si scambiò, negli anni della guerra e della caduta del fascismo, con il suo ex compagno di scuola Italo Calvino. Quest’ultimo, in una lettera del 1942, diretta all’amico, scrive: “Me ne frego che tu ti offenda e mi risponda con lettere aspramente risentite (oltre che scemo sei pure diventato permaloso), quello che ho da dirti (e te lo dico per il tuo bene) si compendia in una sola parola: pagliaccio!”