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14/11/2017 15:13:00

La flotta americana di fronte alla Corea del Nord

 di Leonardo Agate  - Il mondo è sull’orlo di un baratro, e pochi se ne accorgono. Gli USA fanno manovre militari con tre grandi portaerei nel mare extraterritoriale davanti alla Corea del Nord. La flotta americana è costituita dalle portaerei Ronald Reagan, Theodore Roosevelt e Nimitz, che con le forze d’appoggio statunitensi, sudcoreane e giapponesi costituisce una potenza di assalto di enorme dimensioni.

Il capo del Corea del Nord, Kim, ci deve pensare due volte prima di far lanciare un missile, anche a scopo dimostrativo, che possa sorvolare la flotta avversaria in movimento. Ha fatto qualcosa di simile quando qualche mese fa ha fatto sorvolare il Giappone, a scopo intimidatorio, da un suo missile, che è andato ad inabissarsi nell’Oceano Pacifico, non facendo danni se non ai pesci.

Kim è inaffidabile, come dimostra la sua velleità di colpire gli Sati Uniti. Sciocco come un topolino che volesse ferire un leone. La sua inaffidabilità – c’è chi sostiene che è afflitto da una malattia mentale – potrebbe fargli pensare che, se con i suoi missili ha potuto senza ritorsioni solcare i cieli del Giappone, qualcosa di simile potrebbe fare sulla flotta americana. Sarebbe un errore grave, che potrebbe costargli la vita, a lui e a centinaia di migliaia di persone.
Gli Stati Uniti sono la potenza militare più grande. Hanno dei rivali, come la Russia e la Cina, ma gli esperti dicono che non arrivano al suo livello. Gli Stati uniti, poi, hanno questo di particolare, che se iniziano un’azione militare, il suo popolo lascia le beghe politiche interne al loro andazzo, e si ricompatta sotto la bandiera a stelle e strisce. Questo è avvenuto quando sono intervenuti, senza esservi costretti, durante la Prima e Seconda guerra mondiale. La stessa cosa è avvenuta quando si sono avventurati, anche sbagliando, in guerre portate a Paese lontani con l’ufficiale giustificazione di portarvi la democrazia, e con l’ufficiosa intenzione di trarne profitti: vedi Iraq, Afghanistan , Libia.
Se per ipotesi la Nord Corea dovesse ritenere che la protezione dei tradizionali alleati, Russia e Cina, continuerebbe a costituire per essa uno scudo impenetrabile, si sbaglierebbe di grosso. I suoi vecchi alleati hanno mostrato di recente che non sono più disposti a rischiare più di tanto per lo scomodo confinante, anche se di matrice comunista. Tanto vero che le sanzioni dell’Onu contro la Corea del Nord sono state approvate pure da Russia e Cina.
Con i matti non c’è mai da stare tranquilli; Kim è matto; quindi non possiamo stare tranquilli. Se dovesse provocare la potenza americana durante le sue manovre, la reazione sarebbe per lui catastrofica. Il guaio è che ci andrebbero di messo centinaia di migliaia di persone, del suo Paese e dei Paesi confinanti. Una guerra tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti non si limiterebbe alle armi convenzionali, e, anche senza arrivare alle grandi bombe atomiche, non sfuggirebbe alla logica dell’escalation delle armi atomiche tattiche, e se non bastassero salirebbe il pericolo di usare quelle più devastanti.
Le radiazioni nucleari non si limiterebbero a un compartimento stagno, sia pure esteso all’intera Corea e alle zone limitrofe di altri Paesi, ma travalicherebbero quei confini e andrebbero oltre.
La soluzione più opportuna, per disinnescare una minaccia nucleare, sarebbe un colpo di stato nella Corea del Nord, che mettesse fuori gioco il suo matto presidente. Ci stanno lavorando i servizi segreti di più Paesi. Nell’attesa che questo tipo di soluzione si realizzi, non ci resta che pregare Dio.