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24/03/2015 06:30:00

Furbetti al Comune di Marsala. E' sufficiente il Piano Anticorruzione?

 C’è un operaio, impiegato del Comune di Marsala, che sta passando dei guai. Avrebbe chiesto 25 euro ad un privato per delle riparazioni comunali di competenza dell’ente. La classica cresta. Per lui è scattato un periodo di sospensione e la denuncia. E’ uno dei casi che di piccole e grandi furbizie che che vengono fuori dai Comuni.
Sono spesso covi di azioni corruttive, clientelari, favoritismi e illegalità piccole e grandi. Sono i Comuni, enti in cui, dalla semplice concessione di due metri quadrati di area pubblica ai grandi piani di lottizzazione. possono nascere casi di corruzione. Da nord a sud. Un piccolo passo per la prevenzione è quello della trasparenza. Prendiamo Marsala, ad esempio. Piano piano si sta adeguando alle normative sulla trasparenza. Pubblicazione degli atti online. Dei redditi, situazioni patrimoniali, partecipazioni societarie, e elementi passibili di conflitti d’interesse di dirigenti e organi di indirizzo politico. Perchè se l’assessore o il consigliere comunale, o il sindaco sono proprietari, o hanno partecipazione in un’azienda che ha dei rapporti con la pubblica amministrazione, qui i conflitti di interessi ci sono e possono creare anche danni erariali per l’ente. Un esempio di incompatibilità di rapporti potrebbe essere quello che accadde con la benzina per i mezzi Aimeri che veniva fornita dall'azienda di famiglia dell'ex sindaco Giulia Adamo. E poi i dipendenti che fanno i furbetti, come l’operaio di prima. 
Il piano anticorruzione del Comune è stato rimesso a punto. Non è la panacea contro tutti i mali, diciamolo. Intanto c’è e introduce alcuni elementi di novità, per evitare i guai combinati in passato. C’è ad esempio la procedura di “whistleblowing” che permette ai dipendenti di segnalare gli illeciti commessi dai colleghi. Lo si fa anche in forma anonima.
I nuovi punti del piano anticorruzione dovrebbero, poi, evitare che accadano situazioni come quella dell’opera dei pupi, che è andata a finire in tribunale con la condanna al dipendente Giacomo Maltese e l’indagine a carico dell’ex assessore Patrizia Montalto, poi prosciolta. Maltese ha patteggiato una condanna a 9 mesi al termine del procedimento (inchiesta della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura) relativo alla truffa commessa ai danni di alunni di scuole elementari e materne ai quali fu fatto pagare un biglietto d’ingresso (2,5 euro) per assistere a spettacoli dell’Opera dei Pupi, nonostante questi fossero stati già acquistati dal Comune con delibera di giunta (spesa: 4000 euro). Ciò nell’ambito delle iniziative organizzate per le “manifestazioni garibaldine”. Coinvolti, per truffa in concorso, anche altri due dipendenti comunali, Leonardo Conticelloe Giuseppe Marino addetti al botteghino del Teatro “Sollima”, e per false dichiarazioni al pm e favoreggiamento (avrebbe tentato di ‘’salvare’’ il Maltese) l’ex assessore comunale alla cultura Patrizia Montalto fedelissima dell’ex sindaco Giulia Adamo. Conticello, Marino e Montalto sono stati, però, prosciolti dal giudice. Secondo l’accusa, Maltese avrebbe invece fatto intendere ai direttori dei circoli didattici che gli alunni dovevano pagare un biglietto d’ingresso. La somma incassata fu versata dal dipendente nelle casse comunali qualche settimana dopo. Da casi come questi dovrebbe nascere una maggiore attenzione sulle concessioni, in uso temporaneo, di “strutture comunali dell’area Centri Culturali con applicazione di tariffe”. Ma a proposito di concessione di luoghi pubblici il piano anticorruzione e trasparenza dovrebbe evitare anche casi come quello di Villa Genna, affidata alla Coop Airone che per due anni non è riuscita a fornire documenti e non ha rispettato i requisiti del bando. O ancora il “bicigate”, il caso del locale all’interno dell’atrio comunale concesso dall’allora Amministrazione Adamo, con il solo pagamento del suolo pubblico, alla Smea, società fondata dall’ex assessore Benny Musillami e con le chiavi del Comune date all’azienda che apriva e chiudeva quando voleva. Piccole cose, come il rispetto della trasparenza. La pubblicazione sul sito istituzionale di informazioni che riguardano gli organi di indirizzo politico e gli stessi dipendenti e dirigenti. Di questi ultimi devono essere pubblicate le retribuzioni e possibili motivi di incompatibilità. Chi non osserverà queste regole, dai dirigenti ai consiglieri, ad assessori e sindaci, andrà incontro a pesanti sanzioni. Per chi non fornisce i dati relativi a situazione patrimoniale, redditi e partecipazioni societarie rischia una sanzione che va da 500 a 10.000 euro. Stessa cosa per dirigenti e amministratori di società pubbliche. Ma sarà sufficiente il Piano Anticorruzione e Trasparenza per scongiurare le le illegalità, o le semplici incompatibilità, al Comune di Marsala?