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03/12/2016 09:41:00

Le bufale e la riforma della Costituzione

di Leonardo Agate. Le bufale sono le femmine dei bufali. In senso traslato si dice bufala una cretinata. Di questi tempi di campagna elettorale referendaria, circolano molte bufale. Ho sentito un rappresentante del governo, in televisione, che ha giustificato le ragioni del sì alla riforma, sostenendo che con la sua approvazione un autotrasportatore, che deve portare un carico di merci dalla Lombardia alla Sicilia, non deve più chiedere le diverse autorizzazioni che ora deve chiedere alle varie Regioni che dovrà attraversare. Mi sono messo a ridere, perché le dichiarazioni dei politici spesso mi fanno ridere. E come non ridere, se si pensa che sia necessario modificare la legge fondamentale dello stato, la Costituzione, per risolvere il problema delle autorizzazioni all'autotrasportatore? Come se questo non potesse essere fatto con un accordo nelle apposite conferenze Stato - Regioni, che si tengono periodicamente.

Altra bufala é quella che riguarda la durata trentennale della riforma, se sarà approvata o della sua futura trentennale non riproponibilità, se non sarà approvata. Infatti, é la stessa Costituzione a prevedere la sua modifica con le maggioranze necessarie. Che ne sappiamo noi adesso di quello che uscirà alle prossime elezioni politiche? Le nuove maggioranze che usciranno dalle urne potranno consentire le nuove proposte referendarie. La Costituzione, da quando é entrata in vigore nel 1948, é stata già cambiata 16 volte.

Questa proposta di riforma, voluta dal governo Renzi, non risolverà i problemi che interessano il popolo. La gente pensa prima di tutto alla disoccupazione, alla pensione, alle tasse, alla sicurezza, ma il governo, che non ha saputo affrontare i problemi reali, ha spostato in un altro settore, teorico e non reale, l'attenzione di tutti.

Riguardo al merito del quesito referendario, si deve osservare che non é vero che il procedimento legislativo verrà agevolato. Il Senato, sia pure ridotto nel numero dei suoi componenti, continuerà ad occuparsi di diversi settori, anche in concorrenza con la Camera. Inoltre, i nuovi senatori non saranno più direttamente eletti dal popolo, ma nominati dai consigli regionali.

La riduzione della spesa, per la riduzione del numero dei senatori da 315 a 100, che secondo i riformatori sarebbe di 500 milioni di euro l'anno, é stata calcolata, dalla Ragioneria Generale dello Stato, in appena 50 milioni di euro.

Se dovesse passare il sì alla riforma, i conflitti di attribuzioni e di competenze fra Stato e Regioni aumenterebbero di due terzi, secondo i calcoli fatti dai più accreditati costituzionalisti. C'é, infatti, nella riforma, la norma che prevede che lo Stato possa avocare a sé ogni decisione in caso di prevalente interesse nazionale. Ma é chiaro che le Regioni interessate contesteranno l'interesse nazionale quando ci sarà in ballo il loro interesse territoriale. La Corte Costituzionale sarà intasata dai nuovi ricorsi, e diventerà più lenta nelle decisioni.

Le cose si complicheranno, con questa riforma, se dovesse vincere il sì.