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04/09/2017 06:00:00

Il parco giochi nell'atrio del Comune di Marsala. Quando basta poco...

Ho passato le ferie in città. Cappellaccio in testa, infradito andante, ho recuperato un tempo che credevo perso, un tempo di osservazione di cose e gesti in questo territorio senza l'ansia del doverlo scrivere o raccontare in radio.

Questo andamento sguincio, ti porta a vedere le cose con occhi diversi. E insomma, di cose diverse ne ho viste, a Marsala, nelle mie ferie agostane.

Qualche giorno fa, nell'atrio del Quartiere Spagnolo, l'edificio che ospita gli uffici comunali di Marsala, è successo qualcosa di apparentemente poco importante, ma invece significativo. E' stata infatti realizzata una piccola area giochi per bambini, con uno scivolo, una casetta, dei giochi. L'idea è stata del gestore dello storico bar comunale, Gaspare Rizzo, che è la memoria  di quel palazzo lì, dato che sin da bambino frequentava quel cortile e i corridoi che si affacciano. L'idea è sua, dicevamo. Non è stata facile realizzarla, racconta. Solite lungaggini comunali, nonostante lui sia proprio dentro al Comune di Marsala, burocrazia, e poi l'assicurazione, che gli costa un sacco di soldi.

L'effetto è gradevole. E infatti i bimbi hanno adottato subito questo posto, mentre magari i genitori sono in fila allo sportello dei servizi sociali, per il rinnovo della carta di identità, o all'Urp (si, a Marsala, c'è ancora l'Urp...). D'altronde, come scrive Leopardi nello Zibaldone: "I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto". 

Si tratta di una piccola iniziativa, ma significativa, perché racconta di una sinergia pubblico – privato dove vincono tutti, il buon senso e noi cittadini. Il privato, che poi è il signor Gaspare, ci mette i soldi, la pazienza, e magari ricava un paio di gelati in più. Il Comune ci mette lo spazio, e dà decoro e un servizio ai cittadini. Le famiglie hanno un posto che prima mancava, in pieno centro, tra l'altro. 

Ironia della sorte, il parco giochi sorge dove prima c'era il servizio privato di noleggio biciclette elettriche voluto nel 2014 dal Sindaco Giulia Adamo. La vicenda fu svelata da Tp24.it. L'articolo lo potete leggere qua. In pratica, il Comune, su idea del Sindaco Adamo, aveva dato quasi gratis (si pagava solo il suolo pubblico) un pezzo dell'atrio per questa società per noleggiare biciclette, e fare anche il deposito. Tutto gratis, anche la corrente elettrica per ricaricare le bici. La Smea, la società in questione, ci guadagnava tutto, e aveva anche le chiavi dell'atrio comunale (altro articolo nostro qui). Il Comune non ci guadagnava nulla. L'assessore proponente della delibera era l'architetto Benny Musillami, che della Smea era stato anche il fondatore. La cosa durò fino al 2014. Poi, dopo le dimissioni, del Sindaco Adamo, come accade al castello di carte della Regina di Cuori di Alice nel Paese delle Meraviglie, anche questa stranezza al Comune, insieme ad altre, sparì.

Oggi, nello stesso angolo, c'è quel piccolo parco giochi. Che è una cosa semplice, pulita, una piccola idea nella quale vincono tutti. Come il recupero del bastione al Baluardo Velasco, ad esempio, trasformato in orto urbano, o come il recupero del lungomare di Marsala, con il parco giochi voluto dall'allora Sindaco Renzo Carini, isola felice in un contesto di incuria.

Poi, certo, verrà il tempo a rovinare lo scivolo, già ci sono un sacco di persone che si rubano i giocattoli (proprio così: il signor Rizzo è costretto a comprare ogni settimana nuove costruzioni, perché ci sono persone che se le portano a casa... ). Ma il senso è questo: a volte, basta poco.

Che, ha un doppio significato: che basta poco, nel senso che magari se riuscissimo a rendere bello l'ordinario, lo spazio che qui e ora viviamo, sarebbe già un successo. Si tratta solo di buon senso, di giocare una partita in cui tutti vincono, senza trucchi e senza inganni. Ci vogliono i grandi progetti, certo. Bisogna sognare in grande, evviva. Ma il tempo sguincio della mia estate mi ha fatto notare proprio questo: che in effetti per rendere più vivibile la città, dovremmo partire dalle cose piccole, fermarci un attimo di più su un problema, e state a vedere che insieme la soluzione si trova.

Ma basta poco, dicevo, per me ha un doppio significato. E l'ho capito proprio per i miei quaranta anni, che è ricorrenza di bilanci. E non è vero che i quaranta sono i nuovi venti, come dicono in tanti. Quaranta sono quaranta. Lo sa la mia ernia, me lo ricorda il farmacista che mi vede più spesso, i miei capelli sempre ribelli ma ormai venati di argento. E insomma, se a quaranta anni uno fa i bilanci e tenta di non farsi immalinconire da tutto il corredo di occasioni mancate che ti aggrediscono la sera, succede proprio come nel parco giochi dell'atrio comunale. Disponi il tuo animo in modo da mettere un parco giochi, all'angolo, che quello serve sempre. E ti dici non solo “basta poco”. Metti in fila tutto: amici persi, libri mangiati, appetiti, arsure, gioie, miti demoliti, il domino delle occasioni mancate. E scopri che la felicità è guardare tutto questo dallo specchietto retrovisore del tuo animo, con serenità. Perché a quaranta anni ti accorgi che la vita, in fondo, è fatta di poco. Che le cose belle non bastano mai. Ma il segreto della felicità è farselo bastare, questo poco. "Benedetti siano gli istanti, e i millimetri, e le ombre delle piccole cose". Ogni goccia di tempo, ogni evento quotidiano, ogni bagliore e ogni ombra.  Ecco, dunque il senso: il poco, basta.

Giacomo Di Girolamo



Editoriali | 2024-03-26 06:00:00
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