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15/11/2011 08:00:00

L’istruzione fa la differenza, la cultura protegge dalle malattie!

Aver passato più tempo sui banchi di scuola o comunque avere una buona cultura fa bene alla salute. Insomma, ci si ammala di meno quando si sa di più. E se, in generale, le differenze socio-economiche tra individui – dettate da un mix di istruzione, occupazione e reddito – sono spesso associate ad alcune patologie e a diversi fattori di rischio per la salute, l’istruzione si rivela un elemento chiave. In particolare quando si parla di diabete, asma e bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, obesità e persino di incidenti in casa, a scuola e durante le attività ricreative. Sono alcuni risultati preliminari del progetto pilota Echim (European Community Health Indicators Monitoring), illustrati nel corso del meeting tenutosi a Roma il 21 e 22 settembre 2011 presso l’Istituto superiore di sanità.

L’istruzione fa la differenza, la cultura protegge dalle malattie!

Le differenze si sentono anche nella prevenzione. Per esempio gli anziani con un basso livello di istruzione tendono a non sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale e sono le donne con un livello culturale più elevato a fare di più lo screening per il tumore al seno e al collo dell’utero. I dati europei risentono sicuramente, spiegano i ricercatori, dei limiti legati alla complessità e frammentazione dei diversi sistemi di welfare, elementi che non favoriscono il completo confronto. “Ma lo sforzo del gruppo di ricerca Echim – spiega Emanuele Scafato, direttore del reparto del Cnesps Salute di popolazione e suoi determinanti che ha condotto lo studio nel nostro Paese – ha consentito di delineare la rilevante influenza del livello socio-economico e di istruzione in particolare, sulla maggiore frequenza di malattia non solo in Italia, ma in tutti i Paesi coinvolti nell’indagine”.

“In estrema sintesi – continua – si conferma che salute e welfare sono strettamente collegati. Programmare dunque a livello comunitario politiche sanitarie utili a ridurre la variabilità di quei determinanti socio-economici comuni per le malattie croniche gioverebbe alla salute di tutti i cittadini europei e favorirebbe la diminuzione dei gradienti di disuguaglianze in salute emergenti dall’analisi dei dati”. L’importanza di questo studio, portato avanti nel corso del 2011, “è consistita – spiega ancora Scafato – nella definizione, attraverso un percorso partito nel 1998, di un sistema condiviso di monitoraggio della salute in Europa”. Ne è risultata una lista di 88 indicatori chiave (la Short List Echi), tra cui diabete, depressione, indice di massa corporea, asma e Copd, pressione sanguigna, abitudine al fumo, consumo di frutta e verdura.

Questi alcuni risultati:

- Diabete. Tra i cittadini con bassa istruzione il 6,7% ha dichiarato di avere il diabete contro il 2,1% di pazienti diabetici riscontrato tra chi aveva un elevato grado di istruzione.

- Depressione. Si è dichiarato depresso il 6,3% dei meno istruiti contro il 2,6% di pazienti con maggiore cultura.

- Asma. Il 3,6% di chi ha studiato meno contro il 2,5%.

- Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. Tra coloro che hanno bassa istruzione il 5,3% ha dichiarato di esserne affetto contro l’1,4% di pazienti con un più alto grado di istruzione.

- Pressione arteriosa. Tra chi si è mostrato scarsamente qualificato dal punto di vista dell’istruzione il 22% aveva la pressione alta contro il 9,4% di coloro con valori elevati tra i più istruiti.

- Incidenti. Tra quelli che hanno bassa istruzione il 6,3% ha dichiarato di essere vittima di incidenti domestici e in ambito scolastico durante le attività ricreative contro il 5,1% di riscontrato tra chi aveva un elevato grado di istruzione.

- Fumo. In questo caso la forbice si accorcia: tra i meno istruiti fuma il 21,1% e tra i più istruiti il 20%.

- Consumo di frutta e verdura. Tra i meno istruiti ne consuma il 79,4% e lo fa una proporzione identica (79,4%) tra i più istruiti. Per la verdura, tra i meno istruiti ne consuma il 57,8% contro il 62,5% tra i più istruiti.

Il progetto Echim, finanziato nell’ambito del Programma dell’Unione europea d’azione comune nel campo della sanità 2008-2013, è coordinato a livello europeo dal National Institute for Health and Welfare di Helsinki, e condotto per l’Italia dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss. Partecipano inoltre il Robert Kock Institute di Berlino, il National Institute for Public Health and the Environment di Bilthoven e il Centr for Health Information-Institute of Hygiene di Vilnius.

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