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29/03/2012 17:53:40

L'Efebo di Selinunte parte per l’Expo di Shangai dove rappresenterà l’Italia

Una ditta specializzata, giunta appositamente da Roma, lo ha accuratamente imballato e ne curerà il trasporto fino alla lontana Cina. L’iniziativa nasce da una richiesta pervenuta al Comune, attraverso la Soprintendenza ai Beni Culturali, da parte del Ministero che ha deciso di farne una delle attrazioni di punta del Padiglione Italiano all’Expo. Il Sindaco si è mostrato si da subito disponibile in considerazione delle evidenti ricadute turistiche di cui potrà beneficiare il nostro territorio per i prossimi anni, grazie alla campagna promozionale che verrà messa in moto. L’opera rimarrà in Cina fino al prossimo mese di gennaio, quando ritornerà nel nostro paese. Non è la prima volta che il nostro giovinetto bronzeo viaggia per il mondo, già nel 2004 infatti, fu esposto ad Atene in occasione dei Giochi Olimpici.
Cenni storici sull’Efebo
Il celebre giovinetto bronzeo, datato tra il 480 e il 460 a.C. ed attualmente conservato al Museo Civico di Castelvetrano. La statua, alta circa 85 cm, venne casualmente rinvenuta nel 1882 da un pastorello di appena nove anni in una contrada del territorio selinuntino denominata Ponte Galera. Con l’aiuto di altri contadini che lavoravano in quel fondo, l’Efèbo, rotto in più parti, veniva alla luce. Non era la prima volta che i contadini della zona di imbattevano in oggetti antichi; del resto sotto i loro piedi si trovava la necropoli del “Bagliazzo”, dove le tombe dei Selinuntini erano arricchite di preziosi corredi funerari. Non a caso, infatti, i familiari del pastorello ritornavano sul posto del rinvenimento, nella speranza di trovare qualche oggetto d’oro, ma quanto venne fuori dallo scavo erano solo frammenti di un sarcofago d’argilla.
Considerate le dimensioni della statua, si suole escludere che essa facesse parte di un corredo funerario, ma si ritiene che i padroni l’avessero nascosta in una tomba in periodo di guerra per evitarne la confisca da parte degli assedianti. Venduta al Comune di Castelvetrano per 50.000 lire, la statua rimase chiusa in un magazzino per 46 anni, sottratta al dimenticatoio nel 1928 per interessamento del filosofo castelvetranese Giovanni Gentile. Affidato al gabinetto di restauro del Museo di Siracusa, che era sotto la direzione di Paolo Orsi, il bronzo fu finalmente restaurato, quindi minuziosamente descritto e datato da Pirro Marconi. Esposto nell’anticamera del gabinetto del sindaco di Castelvetrano, la statua vi rimase per 34 anni, assurgendo a simbolo della città. Affidata all’Istituto Centrale del Restauro di Roma, la statua venne riportata nelle migliori condizioni possibili. Dopo un periodo di custodia presso il museo Salinas di Palermo, nel 1997 il Sindaco del tempo Beppe Bongiorno riportò la statua in città.