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21/10/2012 04:28:54

Vaccarino: "Così tentati di convertire alla giustizia Messina Denaro e Provenzano"

Una condanna per traffico internazionale di droga alle spalle, altri guai giudiziari finiti con l'assoluzione, e poi, dal 2001 in poi "dopo aver provato l'amarezza e la durezza del 41 bis" diventa, a suo modo, un collaboratore. Non di giustizia, ma dei servizi segreti. Vaccarino, infatti, come è stato scoperto per caso nell'operazione Golem 2, è stato ingaggiato dai servizi segreti affinchè entrasse in contatto con Matteo Messina Denaro e permettesse di risalire al suo covo segreto. Il contatto c'è stato, la corrispondenza - ormai nei manuali di letteratura criminale - pure. Il gioco fu scoperto, però.

 Vaccarino davanti il Tribunale di Marsala ha spiegato come è nata e come si è sviluppata la sua collaborazione con il Sisde volta alla cattura del boss mafioso latitante del centro belicino. L'ex sindaco, prima condannato (1995) e poi assolto ('98) dall'accusa di associazione mafiosa, ha dichiarato: «Il mio rapporto con il Sisde inizia nel 2001. Perchè? Ho passato 5 anni della mia vita nell'amara condizione del 41 bis e per questo vorrei che si eliminasse la piaga tumorale della mafia».

Sono stati, però, necessari tre anni per conquistare la fiducia del boss latitante. Dopo avere incontrato Salvatore Messina Denaro, fratello maggiore di Matteo, il primo «pizzino» a firma «Alessio» gli viene, infatti, consegnato nell'ottobre 2004. «Il tramite cui consegnavo le mie lettere e da cui ricevevo le risposte - ha raccontato Vaccarino - era un giovane, Vincenzo Panicola, cognato di Matteo Messina Denaro. Ogni volta comunicavo subito via fax la ricezione del messaggio alla direzione del Sisde, con cui era tutto concordato. Informata anche la Superprocura antimafia. Le mie lettere partivano sempre tramite Panicola. Quando cercai di attivarmi per la consegna di una missiva fui quasi rimproverato, seppure garbatamente. Io dovevo attendere, sarebbero stati loro a cercarmi. Non aprivo da solo i pizzini, li aprivamo assieme agli agenti del Sisde. I biglietti erano arrotolati e avvolti con nastro adesivo. Il nome di Svetonio me l’ha attribuito lui, che si firmava Alessio». Vaccarino doveva essere l’esca per catturare il boss. E il pretesto per avviare i contatti fu la proposta fatta a Salvatore Messina Denaro («L’ho incontrato tra il 2001 e il 2002») di creare un’area di servizio sull’autostrada Mazara-Palermo, a Costa Gaia. «Il fratello - ha dichiarato l’ex sindaco - mi disse che era grato per questa mia iniziativa, ma non aggiunse altro. Approvò il progetto, ma non mi disse che avrebbe parlato con il fratello Matteo ». Salvatore Messina Denaro fu, poi, arrestato il 19 febbraio del 2004. «Lui - ha continuato Vaccarino riferendosi
al boss latitante - doveva vedere in me un riferimento per un eventuale cambiamento di rotta della sua vita".

L'ex sindaco ha detto di aver fatto anche un tentativo per far costituire Bernardo Provenzano. «Ho incontrato tre volte suo nipote Carmelo Gariffo - ha dichiarato - e ho trovato la sua disponibilità totale a convincere lo zio a costituirsi». Non si sa, però, se Gariffo abbia poi effettivamente proposto al boss di consegnarsi nelle mani della giustizia. 

 



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