Si è appena conclusa l’Assemblea dei Soci nella quale si è appurato che la problematica legata ai pignoramenti presso le tesorerie comunali non è di facile soluzione, pertanto società e Comuni si opporranno per le vie legali al fine di sbloccare la situazione e permettere i pagamenti alla Belice Ambiente.
“La situazione rimane di estrema gravità – dichiara il Liquidatore Nicola Lisma – e il rischio del blocco del servizio è sempre imminente. Si è adottata una soluzione tampone che garantirà la raccolta dei rifiuti per qualche giorno, ma se non si troveranno soluzioni tali da permettere il pagamento degli emolumenti ai dipendenti e la regolarità del pagamento ai fornitori, il blocco della raccolta è solamente rinviato. L’ordinaria amministrazione – aggiunge Lisma - costa alla società 1 milione e 300 mila euro al mese. Ci sono tutti i debiti che ci trasciniamo dal passato che non fanno altro che produrne altri. Rinnovo l’appello ai soci e alle Istituzioni affinché adottino quegli atti necessari ad evitare l’insorgenza igienico-sanitaria nel territorio degli 11 Comuni dell’ATO TP2”.
09,00 - Una storia deprimente quella che raccontiamo. Tutto ebbe inizio nel 2002.
Anno in cui il governatore Salvatore Cuffaro diede vita ad un’infernale macchina mangiasoldi. Un mostro che aveva un nome ambiguo già sul nascere. Chi lo declinava al femminile e chi invece al maschile. Un mostro di 27 facce, tanto quanto sono gli ATO RIFIUTI in Sicilia, e che sarebbero stati destinati a passare alla storia come uno degli esempi più negativi ( assieme alla formazione, alla sanità e all’eolico) di gestione della cosa pubblica consumata in questa isola di sprechi. All' inizio gli Ato dovevano essere nove per gestire un bacino di circa 600 mila persone l' uno. Cuffaro invece ne piazzò ben sei nella sola provincia di Palermo, cinque in quelle di Messina e Catania, due in questa nostra provincia di Trapani: in tutto appunto 27 Ato, più di quanto hanno fatto la Lombardia e l' Emilia Romagna messe insieme. Occorre pensare che ogni Ato aveva e ha il suo consiglio d’amministrazione, a volte di ben 9 componenti: si trattava in gran parte di politici trombati alle elezioni, assessori, sindaci, “tecnici” e consulenti, piazzati dal potente di turno. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dire che la situazione è catastrofica non è affatto un’esagerazione. Ma la cosa che lascia esterrefatti e che fa indignare è sentire oggi dichiarazioni stupite e “scandalizzate” quasi che si accorgono solo oggi di questo sistema infame. Sistema che ha permesso a tale dottor Felice Crosta di andare in pensione con 1300 euro al giorno ( poi ridimensionata per lo scalpore suscitato). Sistema che va avanti da molti anni e che fin dall’inizio fu denunciato da reiterate prese diposizione da parte di associazioni di consumatori (Mosaico-Ambiente, Federconsumatori, Agiconsum, ecc) sparse in varie provincie. Denunce rimaste però vox clamans in deserto. Ci fu un silenzio assordate trasversale di tutti i partiti, dal Pd ad An (ad eccezione, per obiettività di cronaca, di Rifondazione Comunista). Nessuno mai, anche da parte delle autorità inquirenti, si è chiesto il motivo di tanta “sordità” da parte della politica e se per caso non fosse dovuto a interessi da tutelare. Invece di stare dalla parte dei cittadini, ci fu invece da parte della politica ( ma anche dei sindacati, in nome di una acritica difesa del posto di lavoro) una levata di scudi in difesa della Belice Ambiente. Dicendo che era una riforma giusta e moderna quella degli Ato. Non solo per l’esosità della tariffa ma anche per l’illegalità con cui era stata fissata. La legge era molto chiara in proposito. Dovevano essere i comuni a determinarla. Deresponsabilizzandoli invece era facile profezia prevedere ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti. Il collasso più completo. Non lo dico io, ma è quanto ha ribadito la Corte dei conti in una sua relazione. “Gli Ato sono stati gestiti in modo inefficace inefficiente e illegittimo” è stato scritto a chiare lettere. Nel corso degli anni infatti i comuni hanno percepito gli Ato come un corpo estraneo. Se si aggiungono infine anni di spese folli, con assunzioni clientelari, consigli amministrazione dai gettoni d' oro e politici diventati da un giorno all' altro manager, il quadro diventa di facile leggibilità. Tutto l’andazzo ha generato un incremento dei debiti con assunzioni e costi non inerenti al servizio che per tutto il sistema regionale viene calcolato in oltre un miliardo di euro di debiti con fornitori esterni e nemmeno un euro per garantire gli stipendi degli operai. Con il risultato che oggi il servizio di raccolta dei rifiuti costa a un Comune siciliano esattamente il doppio di appena cinque anni fa. Comuni che a loro volta non versano un euro perché non riescono a sostenere l' aumento vertiginoso dei costi oppure che, per assurdo, non possono pagare perché le casse dei consorzi sono assediate dai decreti ingiuntivi. Sulla situazione potrebbe esplodere da un momento all’altro come una bomba ecologica. Sulla situazione regionale di recente si è espresso il nuovo direttore del dipartimento energia e rifiuti dell’assessorato regionale Marco Lupo. In Toscana e in Emilia, afferma il dirigente gli Ato funzionano benissimo. “Purtroppo le persone che hanno gestito gli Ato in Sicilia – conclude amaramente Lupo – hanno determinato un fallimento del sistema. Per tanti motivi basta verificare il numero degli addetti: 12 mila in Sicilia. Circa 1 ogni 350 abitanti. Nel resto dell’Italia sono invece 1 ogni mille abitanti. Il ciclo dei rifiuti è un ciclo industriale che deve essere gestito in modo efficace ed efficiente e che non può essere la sede di clientelismo e politiche sociali che vanno fatte in altri settori”. Ma gli effetti negativi si sentiranno molto più presto di quanto previsto anche nella Valle del Belìce. Quanto prima dovrebbe cominciare a fermarsi il servizio di raccolta dei rifiuti in tutti gli undici comuni dell'ambito della Belice ambiente. Il blocco della raccolta dei rifiuti è stato motivato con la nota crisi economico-finanziaria della stessa società ormai in liquidazione, aggravata dagli ultimi atti di pignoramento verso terzi, promossi dai creditori, dalla riduzione drastica del fido da parte della Bnl, tesoreria della società Ato e dalla volontà dei fornitori essenziali di non concedere più servizi e credito. La società non sarebbe più in grado di garantire il servizio per la raccolta dei rifiuti poiché inizierà a finire la scorta di carburante dei mezzi. «Purtroppo - ha dichiarato il commissario liquidatore Nicola Lisma - la situazione è venuta ad aggravarsi a seguito del mancato pagamento di quanto dovuto dai Comuni soci alla Belice Ambiente.” Sembra essere passato un secolo da quando l’ex presidente Francesco Truglio, dimettendosi, rassicurava tutti dicendo che l’Ato da lui diretto era tra i più virtuosi della Sicilia e di lasciare una società in grado “di camminare con i propri piedi e che, con grande senso di responsabilità, saprà affrontare la gestione dei rifiuti per i prossimi mesi”. Evidentemente non si erano fatti i conti con la realtà. Come quando sosteneva “chi afferma che le tariffe debbano essere determinate dai comuni trae in inganno i cittadini.” Veniva clamorosamente smentito dalla Commissione Tributaria che ha approvato in questi anni tutti i ricorsi che i cittadini , secondo lui, “tratti in inganno” avevano prodotto.
E nelle ultime ore ci è pervenuta una nota del liquidatore Nicola Lisma della Belice Ambiente Spa, che conferma quanto sopra abbiamo descritto: “Sono seriamente preoccupato, - dice Lisma- in questo momento le prospettive sono alquanto negative. Se il fermo della raccolta si prolungherà per diversi giorni, difficilmente si potrà rientrare nella normalità. Spero in un urgente intervento delle Istituzioni per evitare l’emergenza igienico-sanitaria nel nostro territorio”.
A quanto pare la situazione si sarebbe aggravata dagli ultimi atti di pignoramento verso terzi promossi dai creditori, dalla riduzione drastica del “fido” da parte della BNL (tesoreria della Belice Ambiente) e dal blocco della distribuzione di carburante e dei sevizi essenziali da parte dei fornitori, la Società non è più in grado di garantire il servizio per la raccolta dei rifiuti nell’ATO TP2. Inoltre si sono esaurite le scorte di carburante e i primi mezzi si sono fermati, nelle prossime ore i primi disservizi e i primi disagi nei territori dei Comuni soci.
Nell’assemblea dei soci dello scorso 11 febbraio, si è discusso della critica situazione finanziaria in cui versa la Belice Ambiente e di quali misure adottare affinché si eviti l’emergenza rifiuti. E’ emersa la volontà di alcuni Sindaci di effettuare prima possibile dei versamenti per consentire alla società il regolare servizio di raccolta dei rifiuti ed il pagamento del personale, ma vi sono prima delle problematiche da affrontare e risolvere in merito ai pignoramenti presso le tesorerie comunali che impedirebbero l’invio delle somme alla società.
Crolla miseramente il falso mito dell'Ato, presunto fiore all'occhiello di improvvide associazioni ambientaliste tanto prodighe nel passato nell''assegnare medagliette e stellette
Franco Lo Re