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02/07/2013 05:22:56

I sindaci della provincia di Trapani e la stampa, e il ripasso della Costituzione e dell’art. 21

 L’ennesima querela in sede civile, una richiesta di risarcimento del danno per 50 mila euro – si potrebbe dire cifra fissa a ricordare altri contenziosi analoghi tutt’ora pendenti dinanzi al giudice – stavolta però fatta in nome e per conto di una intera città, Marsala, e dunque a spese dell’amministrazione comunale, ma anche la stessa cosa ha fatto poco tempo addietro l’allora sindaco Sgarbi per conto del Comune di Salemi, contro il giornalista Enrico Fierro del Fatto Quotidiano, perché si ritiene da parte dell’amministrazione comunale di Marsala che Di Girolamo ha leso l’immagine della città. Nemmeno un mese ed ecco l’ennesima “grana”. Non è una querela, non è una denuncia, è un “fuori onda”. Aula del Consiglio comunale di Alcamo, seduta dello scorso 27 giugno. E’ la prima seduta in diretta streaming. Per l’occasione il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Scibilia ha intenzione di fare aprire i lavori invitando un cronista locale a leggere l’art.21 della Costituzione, quello sulla libertà di stampa. Un omaggio, un segno di rispetto e attenzione? Tutt’altro. L’idea è quella di fare leggere al giornalista l’art.21 come sfregio, sfida, un fuori onda dello streaming finisce con lo svelare le reali intenzioni, e a dare ragione a Scibilia addirittura sono il sindaco della città, Sebastiano Bonventre e il segretario comunale Cristoforo Ricupati. Il cronista che i tre “sbeffeggiano” anche con modi poco ortodossi, Scibilia lo si sente dire “gli arrimuddare u ciriveddu” – tradotto “gli faccio ammorbidire il cervello” – è il giornalista Massimo Provenza, all’amministrazione, segretario compreso, non è piaciuto un articolo da lui scritto a proposito di conti comunali. Nel fuori onda si sentono i tre chiedersi della presenza in aula di un altro giornalista, Giuseppe Maniscalchi. Non entriamo nel merito se cioè il giornalista ha fatto bene o male il proprio lavoro, se si è fidato troppo di una parte politica o meno come fanno intendere i tre, ma certamente è il metodo del rapporto che purtroppo da queste parti continua a non funzionare. La stampa per tanti resta solo il tappetino sul quale pulirsi i piedi, da spostare e battere come si vuole, probabilmente la colpa sarà anche di quei cronisti ai quali piace essere accondiscendenti fin troppo, ma quello che è accaduto ad Alcamo è molto grave, non solo si è offeso e si voleva colpire un giornalista ma si sono offesi la Costituzione e l’art.21 che nelle intenzioni dei tre dovevano essere usati non con rispetto ma come un’arma, un’arma per colpire moralmente il lavoro di un giornalista, uno di quei cronisti che fanno il loro lavoro senza guardare tanto al guadagno, considerato che collaborazioni di questo genere i giornali li pagano una manciata di euro, pochi davvero per parlare di guadagno e di reddito. Forse è tempo che Alcamo cominci davvero a rispettare l’art.21 procedendo a diffondere comunicati stampa firmati, è un modo anche per sapere chi li redige e rendere merito al lavoro di questi, sperando che sia un giornalista, come chiedono da tempo l’Ordine e il sindacato dei giornalisti, e che più che pensare ad “ammorbidire” cervelli, si chiariscano loro, gli amministratori, i consiglieri, i politici, le idee. L’anonimato degli uffici stampa è un altro modo di comportarsi delle amministrazioni comunali del trapanese. A Trapani, dove sindaco è una persona che di legalità deve intendersi, per essere stato generale dei carabinieri, l’ufficio stampa addirittura sembra essere gestito “in nero”, un giornalista si, ma senza contratto come da tempo sostiene il segretario provinciale del sindacato dei giornalisti Giovanni Ingoglia, alla Camera di Commercio hanno addirittura scritto un bando calato addosso a chi doveva vincerlo, un bando dove si chiedeva esperienza nel sistema camerale, quando c’è stata una opposizione, l’oppositore che era stato escluso è stato convocato per il colloquio ma è arrivato secondo, rispetto …ai due ammessi al colloquio. In giro per la provincia di Trapani la situazione non è diversa, comunicati stampa anonimi o scritti da giornalisti incaricati come consulenti o esperti. Altro che art.21, viene continuamente calpestato: se poi l’esempio arriva dal presidente Crocetta che ad oggi ha preferito smobilitare l’ufficio stampa trovato e far da se e far fare da se ai suoi assessori, comprendiamo che in Sicilia la comunicazione istituzionale e pubblica non sta certo bene, come non sta bene l’informazione giornalistica e televisiva nel suo insieme. Non è bello vedere tutto questo in Sicilia dove nel nome dell’informazione libera sono stati ammazzati diversi giornalisti, tutti puntualmente celebrati nei giorni degli anniversari dei loro omicidi. Tornando ad Alcamo, pensiamo che potrebbe essere cosa “buona e giusta” che alla prossima seduta di Consiglio comunale a leggere gli articoli della Costituzione siano sindaco, assessori, consiglieri, segretario comunale, un ripasso ad alta voce sperando che per una volta riescano a dare un “buon esempio”.

Rino Giacalone -  Portavoce Articolo21, Circolo di Trapani