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26/03/2019 04:00:00

Scrive Enzo Sciabica sullo Stagnone, un patrimonio sempre più a rischio

 Scongiurata negli anni Settanta la cementificazione massiccia dello Stagnone grazie all’intervento forte di cittadini marsalesi che si costituirono in “Comitato di Salute Pubblica” per la salvaguardia della laguna ed anche dei “direttori delle scuole nazionali e internazionali del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana, presieduto dal prof. Zichichi”; accantonato il progetto di “rifunzionalizzazione, arredamento vario e ammodernamento della S. P. 21 Trapani – Marsala” che avrebbe intaccato la storica “Via del Sale”, ubicata per alcuni tratti in Zona B della riserva naturale “Isole dello Stagnone”, oggi si torna a parlare di nuove aggressioni antropiche nell’area naturale protetta regionale.

In Piena Zona A di riserva sembra essere stato avviato, infatti, un progetto per la realizzazione di un complesso di acquacoltura, mentre nelle Zone B di riserva, pre-riserva per la maggioranza dei cittadini male informati, sembra che si vogliano realizzare casotti o chioschi per le esigenze dei consumatori. Ironia del caso, la nuova programmazione comunale sembra trarre origine da una richiesta del 2008 dell’Ass.ne Ekoclub International.

Quella nota, infatti, oltre ad essere indirizzata alle Autorità competenti per tentare di aprire un confronto circa la riqualificazione ambientale delle “zone umide di Salinella e di Punta d’Alga dello Stagnone”, è stata inviata anche ad un Cittadino marsalese, riconosciuto tra i massimi conoscitori e tutori dello Stagnone. Cittadino che, nel dare riscontro alla missiva, il 2/10/2008, ha colto anche l’occasione per avanzare, alle stesse Autorità, ulteriori richieste, quali: la “riattivazione” della Salina Genna anche per l’eventuale ”utilizzazione produttiva purchè compatibile (es. coltivazione ittica non inquinante, pesca sportiva regolamentata, ecc.)”; la sistemazione a verde delle due Fredde interrate (contigue alla Salina Genna) e, sempre in previsione dello sviluppo sostenibile, attrezzarle “per la produzione e vendita di oggettistica artigianale”; la “valorizzazione, con opportuna manutenzione del Canalone…”.

Tutto ciò, nelle more “dell’avvio di procedure per l’uso o l’acquisizione dell’area da parte della Provincia….” . A distanza di anni, gli Amministratori locali della cosa pubblica, sembra che delle richieste dell’ass.ne Ekolub e dell’illustre concittadino abbiano colto, senza confrontarsi, esclusivamente le parti che consentirebbero a privati di attingere a finanziamenti pubblici, lasciando che la laguna, con le sue isole e le sue saline, continuasse ad essere sfruttat come se non fosse riserva naturale. In vero, il richiamo allo “sviluppo compatibile” è stato fatto per stimolare le Autorità competenti a vigilare e a curare di più l’area protetta, in previsione appunto dell’“avviamento di procedure per l’uso o l’acquisizione da parte della Provincia”, per renderla davvero riserva naturale. Dalle nostre parti, infatti, se il patrimonio naturale non attira capitali (ad oggi sempre pubblici purtroppo), i nostri Amministratori, ad esaurimento comunque dei fondi per le riqualificazioni ambientali o per le attività di tutela, dimostrano di non avere interesse a mantenerlo in uno stato di conservazione soddisfacente, così come oggi impongono anche le leggi statali e le leggi regionali.

Il dato è così evidente che il quotidiano “ La Repubblica”, il 21/1/2004, diede ampio risalto alla lettera dell’architetto Leandro Janni (presidente regionale di Italia Nostra), tra le più significative a proposito dell’”ECOLOGIA PIEGATA DAL MERCATO” : “…la nostra scintillante società mediatica, concepita e strutturata per formare consumatori e consenso, con un’abile quanto rapida operazione culturale e politica, ha stravolto il passaggio –importante e necessario- dello sviluppo sostenibile. L’ambiente, quindi, è stato ridotto da valore fondamentale a semplice ed innocua patina, immagine consolatoria di cui servirsi per rafforzare i valori dell’economia di mercato…..L’ambiente in cui viviamo non conta di per sé, ma solo se e in quanto crea immediata occupazione, fa crescere i consumi e il mercato, aumenta l’ente supremo Pil…..Questa ecologia di mercato –purtroppo- ha influenzato e contagiato anche parte del mondo ambientalista. E così, sempre più spesso l’ambiente non è un fine da perseguire, ma un mezzo per acquisire utili poltrone e inserirsi nel ricco, composito mercato contemporaneo”.


A queste condizioni, se lo Stato e le Regioni non fanno valere l’Art. 5-quinquies, commi 3 e 4 del D. Lgs. 4/2008 (Lo Stato interviene in questioni involgenti interessi ambientali ove gli obiettivi dell’azione prevista…….non possono essere sufficientemente realizzati dai livelli territoriali inferiori di governo o non siano stati comunque effettivamente realizzati. Il principio di sussidiarietà di cui al comma 3 opera anche nei rapporti tra regioni ed enti minori di governo.), lo Stagnone e il patrimonio naturale del trapanese in particolare saranno sempre più a rischio.


Enzo Sciabica