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24/01/2021 06:00:00

 La zona rossa in Sicilia. A Musumeci non piace e chiede più controlli. Frenata dei contagi
 

Una settimana di zona rossa in Sicilia. Ma per il governo regionale non è andata come si voleva.

Troppe persone in giro, il semi lockdown non sta piacendo a Musumeci e ai suoi che l’hanno chiesto al ministro della Salute. Proprio per questo il governo regionale ha chiesto ai prefetti, che hanno competenza in materia di sicurezza, di predisporre più controlli in giro per le città. Nel frattempo i contagi in Sicilia subiscono una frenata complessiva. Anche se in provincia di Trapani si sono registrati 92 nuovi contagi. Intanto a Roma conte se la prende con AstraZeneca per la riduzione dei vaccini destinati all’Italia, ed è pronto a portare la casa farmaceutica in tribunale.

I dati in Sicilia
Frena l'aumento dei contagi Covid in Sicilia. Il consueto bollettino di ieri riporta infatti 1.158 nuovi positivi (venerdì erano 1.355). Sono stati individuati su 23.465 tamponi (molecolari e rapidi), ben oltre tremila in più rispetto a quelli processati il giorno prima.
Buone notizie dunque, perché il tasso di positività scende ancora: dal 6,6% al 4,9% (considerando sia i tamponi rapidi che molecolari). I decessi di ieri sono 33.
I guariti di sono 787. Le persone attualmente positive in Sicilia sono 47.627. Si trovano in isolamento domiciliare 45.690 soggetti. Per quanto riguarda le persone ricoverate con sintomi sono 1.444: il numero di coloro i quali sono in terapia intensiva ammonta a 223. Quattordici i nuovi ingressi giornalieri.
La situazione provincia per provincia
Questa è la situazione Coronavirus in Sicilia provincia per provincia (i numeri indicano il totale dei casi dall’inizio della pandemia e l’incremento giornaliero): Palermo: 35.113 (359); Catania: 36.577 (207); Messina: 16.754 (259); Trapani: 9.124 (92); Siracusa: 8.695 (101); Ragusa: 7.788 (18); Caltanissetta: 5.766 (42); Agrigento: 5.035 (28); Enna: 4.025 (52).

Musumeci incontra i prefetti: "I controlli sono essenziali”
La necessità di confrontarsi con i prefetti dell'Isola, nel rispetto delle competenze, per fare il punto sulle singole realtà sociali ed epidemiologiche e concordare una linea comune a tutte le province siciliane per l'applicazione e l'osservanza delle misure di contenimento previste dall'ordinanza che ha istituito in Sicilia, fino al 31 gennaio, la zona rossa.

Questa la finalità dell'incontro in videoconferenza, voluto dal presidente della Regione, Nello Musumeci, con i prefetti siciliani al quale hanno partecipato l'assessore alla Salute, Ruggero Razza, e ai Trasporti, Marco Falcone. I rappresentanti del Governo regionale hanno illustrato i dati epidemiologici, valutati in precedenza dalla Cabina di regia nazionale, che registrano, in particolare, l'indice RT (riferito dunque al periodo 11-17 gennaio) attestarsi sul valore di 1,27. Valori che confermano le preoccupazioni che avevano indotto il presidente Musumeci a sollecitare al ministro Speranza l'istituzione della zona rossa per la Sicilia, pur nella consapevolezza delle limitazioni e dei sacrifici che ne sarebbero derivati.
"Ciò nonostante – ha affermato il governatore – registriamo una mobilità, che riguarda principalmente le tre aree metropolitane e che, da molteplici e ripetute segnalazioni, spesso non corrisponde alle esigenze di lavoro, necessità e salute, previste dall'ordinanza in vigore. A fronte di decine di migliaia di operatori commerciali che mantengono chiusi i propri esercizi nel rispetto delle regole e di milioni di siciliani che fanno altrettanto restando a casa, sono purtroppo tanti, troppi – ha sottolineato Musumeci - i casi di inosservanza che restano impuniti. Come è ben noto, ma è bene ribadirlo per scongiurare eventuali letture diverse dell'opinione pubblica, vigilare sull'effettiva osservanza delle disposizioni non è di nostra competenza. Faccio perciò appello ai prefetti a disporre maggiori e più capillari operazioni di controllo, da effettuare con l'ausilio delle forze dell'ordine, della polizia locale e del contingente dell'esercito impegnato nell'operazione ‘Strade sicure’, per consentirci di essere, alla fine del mese, fuori dalla zona rossa imposta non dal presidente della Regione ma da valori di contagio che purtroppo restano preoccupanti. Il mio compito - ha concluso il governatore - non è agire con l’occhio al termometro del consenso popolare ma scongiurare la conta tragica delle tante vittime di ogni giorno".

Covid, Razza: ‘zona rossa’ si sta rivelando corretta
«Come ho detto nei giorni scorsi all’amico Nino Minardo, raccogliendo anche la sua condivisione, la decisione di procedere alla definizione della 'zona rossa' in Sicilia si sta rivelando corretta. Non solo perché ha anticipato un provvedimento che venerdì sarebbe stato assunto (e per tre settimane) per decisione nazionale, come si evince dall'indice Rt nell'Isola rilevato a 1.27, ma perché ci sta consentendo di limitare il peso sulle strutture ospedaliere ed evitare di procedere a nuove conversioni. Ritengo che la sollecitazione della Lega siciliana vada, pertanto, nella stessa direzione auspicata dal presidente della Regione: riprendere il più possibile la vita ordinaria, rispettando regole comportamentali e determinando azione di controllo sul rispetto delle stesse». Lo dice l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, in ordine alla sollecitazione della Lega siciliana di chiedere al governo nazionale la riclassificazione della Sicilia in zona arancione.

La situazione in Italia
Nel bollettino di ieri, sabato 23 gennaio, sono 13.331 i nuovi casi da Covid 19 (su 286.331 tampomi effettuati): tasso di positività al 4,6%; 488 i decessi e le vittime superano le 85.000 unità da inizio emergenza. Venerdì i nuovi casi erano stati 13.633 con un tasso di positività del 5,1% e i decessi 472.

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AstraZeneca taglia i vaccini, Conte minaccia azioni legali
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non nasconde la sua preoccupazione. Il ministro della Salute Roberto Speranza e il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri hanno incontrato i rappresentanti di AstraZeneca che hanno confermato il taglio del 60 per cento delle consegne previste per il primo trimestre. "Promuoveremo azioni legali anche contro di loro", dice il presidente del consiglio Conte. "I rallentamenti delle consegne dei vaccini costituiscono gravi violazioni contrattuali, che producono danni enormi all'Italia e agli altri Paesi europei, con ricadute dirette sulla vita e la salute dei cittadini e sul nostro tessuto economico-sociale già fortemente provato da un anno di pandemia”, scrive su Facebook il premier. “Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni".Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale".