Quantcast
×
 
 
23/07/2021 16:00:00

Scrive Leo sulla fusione tra Trapani ed Erice


Mi onoro di essere uno dei 289 Trapanesi che hanno votato positivamente al referendum per la nascita del nuovo Comune di Misiliscemi. Il mio voto favorevole nasce dall’amore che ho verso la Città di Trapani e verso la Città di Erice, dato che ho vissuto e lavorato nei due comuni per anni.
Il ragionamento che mi ha portato ad esprimere il mio voto favorevole al referendum, di per sé semplice, è stato questo:
“speriamo che vince il SI per la nascita del nuovo comune, così finalmente si comincerà a parlare seriamente di eliminare il confine che separa Trapani con Erice”.
Tale confine oggi rappresenta esclusivamente bassissimi interessi politici-burocratici.
Si è arrivati fortunatamente alla creazione del nuovo Comune di Misiliscemi e finalmente si parla di unire i Comuni di Trapani ed Erice.
Ero sicuro, inoltre, che il Partito Democratico dei nostri comuni limitrofi, si sarebbe messo di traverso alla fusione tra i due Comuni, e come si legge dalle dichiarazioni rilasciate dai loro esponenti locali, “barzellette”, “bisogna intervenire con l’Area Vasta”, lascia intendere solo esclusivamente il più bieco conservatorismo dello Status Quo.
La favola che la sinistra risulta essere riformista e progressista, si scontra con la realtà delle dichiarazioni dei suoi rappresentanti.
Non potendo più opporre serie giustificazioni alla fusione dei due comuni contigui, ora parlano della legge sulle “Area Vasta”, come se fosse la panacea dei gravi problemi economico-sociali che stritola il nostro territorio.
Sono andato a rivedere la legge sull’”Area Vasta”, la L.R. n°15/2015 e s.m.i. e ricordando bene, la stessa non è altro che la riproposizione delle Provincie senza l’elezione da parte dei cittadini della Governance.
Non risulta nulla di nuovo o così stravolgente nelle competenze, che già erano assegnate alle vecchie “Provincie” ante riforma. Sarebbe opportuno che si citassero procedure che la nuova riforma potrebbe fare, a differenza di quelle che potevano fare le “Provincie”, prima della scellerata abolizione.
Ma non mi voglio dilungare nelle critiche, invece desidero ragionare su quello che dovrebbe preoccupare il nostro territorio.
La predetta L.R. n°15/2015 porta all’interno una novità importante cioè l’art.45 “Norme per l’istituzione di nuovi liberi consorzi”. Riporto l’intero articolo affinchè si comprenda il fine:
“1. I comuni, con deliberazione del consiglio comunale adottata a maggioranza di due terzi dei componenti, possono esprimere la volontà di costituire, in aggiunta a quelli previsti dall’articolo 1, ulteriori liberi Consorzi comunali che abbiano i seguenti requisiti: a) continuità territoriale tra i comuni aderenti; b) popolazione non inferiore a 180.000 abitanti.
2. Le delibere relative all’adesione al nuovo libero Consorzio comunale, da adottarsi entro sei mesi dalla prima, devono essere conformi tra loro e devono individuare l’ambito territoriale dell’istituendo libero Consorzio comunale.
3. Non è ammessa la costituzione di un libero Consorzio comunale ai sensi del presente articolo qualora, per effetto del distacco dei comuni, nel libero Consorzio comunale ovvero nella Città metropolitana di provenienza la popolazione risulti inferiore a 150.000 abitanti, si interrompa la continuità territoriale o venga meno la dimensione sovracomunale.
4. Nel caso di costituzione di un ulteriore libero Consorzio comunale, il comune con il maggior numero di abitanti assume il ruolo di capofila del libero Consorzio comunale.
5. L’efficacia di ogni delibera di cui al comma 2 è subordinata all’esito favorevole di un referendum confermativo al quale possono partecipare i cittadini iscritti nelle liste elettorali del comune. Il referendum ha esito favorevole se la delibera è confermata dalla maggioranza dei voti validi. Il referendum deve svolgersi entro sessanta giorni dalla data di approvazione della delibera, con le modalità stabilite nello statuto del comune interessato.
6. Dopo l’espletamento dei referendum confermativi, le deliberazioni adottate ai sensi del comma 2 sono trasmesse all’Assessorato regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica, che predispone e sottopone alla Giunta regionale la proposta di istituzione del nuovo libero Consorzio comunale, corredata di: a) una relazione tecnico-illustrativa; b) l’indicazione, su carta dell’Istituto geografico militare, dei nuovi confini, con il relativo quadro di unione; c) i fogli di mappa catastali.
7. Nei successivi trenta giorni il Governo presenta all’Assemblea regionale siciliana il disegno di legge che istituisce il nuovo ente di area vasta, individuandone il territorio.”
Il Comune di Trapani, con la nascita del nuovo Comune di Misiliscemi, che secondo i dati ISTAT 01/01/2020 avrà almeno 8669 abitanti, ridurrà la propria popolazione da 65.841 a 57.172.
La grande rivoluzione politico-amministrativa, che già si intravede all’orizzonte, può avvenire in base all’articolo predetto, perché finalmente il territorio che va da Mazara del Vallo fino al nuovo Comune di Misiliscemi può affrancarsi da Trapani e creare una nuova “Area Vasta” ovvero in parole povere una nuova Provincia, con capofila la città di Marsala.
La popolazione al 31/12/2020 (dati ISTAT) di questa nuova Provincia o Libero Consorzio sarà:
Misiliscemi 8.669
Marsala 80.713
Petrosino 8.072
Mazara del Vallo 50.346
Castelvetrano 30.540
Campobello di Mazara 11.393
I comuni sono contigui, superano i 180.000 abitanti e fondamentalmente hanno a loro favore un’economia molto più dinamica e forte di quella asfittica e disastrata di Trapani, l’Aeroporto di Birgi che ricadrà all’interno della nuova Provincia, ed il nuovo porto di Marsala.
Con la possibilità reale che si possa creare un altro Libero Consorzio, con capofila la città Marsala (città con più abitanti), il già leggero, se non inesistente peso politico-economico della città di Trapani, diventerebbe nullo.
Inoltre la città di Alcamo, anch’essa con una struttura economica molto dinamica e produttiva, avrebbe il sopravvento sulla restante Provincia guidata dalla Citta di Trapani.
La fusione tra la Citta di Erice, con una popolazione di 26.607 abitanti, con la citta di Trapani con 57.172 abitanti risulta essere obbligatoria, sia per disinnescare la nascita del nuovo Libero Consorzio, sia per armonizzare e dimezzare i costi della politica e della burocrazia.
Si comincerebbero a risparmiare 500.000 euro di costi reali di Giunta e Consiglio Comunale di Erice.
Altri 400.000 euro sparirebbero solo con l’eliminazione di un Segretario Generale e dei Capi Settori dell’apparato burocratico, che non sarebbe duplicati. Altri centinaia di migliaia di euro si risparmierebbero evitando la duplicazione di contributi ad associazioni tra il comune di Erice e di Trapani;
Senza contare il risparmio che si avrebbe con la razionalizzazione di uniche procedure di gara senza la duplicazione ed il frazionamento delle spese;
Per non parlare della possibilità, finalmente di avere un’unica regolamentazione dei tributi, dell’edilizia privata, della Polizia Municipale, della politica sociale e di tanto altro, che finalmente possa dare ai cittadini di Trapani ed Erice uniche procedure.
Aver paura oggi di affrontare una piccola rivoluzione amministrativa che possa portare grandissimi vantaggi ai cittadini Trapanesi ed Ericini, con la fusione dei Comuni, è patetico.
Si deve iniziare ad avere una visione di cosa deve diventare il nostro territorio nel prossimo futuro. Se deve essere a vocazione turistica, e quindi prevedere l’implementazione di tutti i servizi verso il turismo; se deve essere a vocazione marinara, stante l’ottimo lavoro che sta sviluppando l’Autorità del Sistema Portuale Sicilia Occidentale guidata ottimamente da Dott. Monti, e quindi bisogna cominciare a progettare infrastrutture per implementare la portualità; O se vogliamo diventare altro.
Quello di creare qualcosa di nuovo. Poi se vogliamo dare un nuovo nome alla città ben venga.
Di certo con un territorio diviso in due, con le nuove sfide che ci attendono, queste non possono essere affrontate con Comuni che diventano sempre più piccoli, abbandonati dai nostri figli che non trovano lavoro, e con una classe politico-dirigente che concepisce soltanto il piccolo intervento per chiedere il voto alla prossima elezione.
Abbiamo una classe politica che vive solo di politica che non hanno ne arte e ne parte e senza lo stipendio di amministratore andrebbero a prendere il reddito di cittadinanza.
Chi oggi si oppone all’accorpamento dei due Comuni è solo per interessi personali e non per gli interessi dei cittadini.

Leo Lisciandra