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02/10/2022 07:00:00

Le estorsioni in busta paga a Trapani. Per la sindacalista "il lavoratore è fott..."

 “Il lavoratore firma perché sa che continua il lavoro con l’azienda e quindi non ha il coraggio di fargli la causa, il fottuto è il lavoratore”.

E’ una delle frasi intercettate che emerge dalle motivazioni, recentemente depositate, della condanna inflitta, lo scorso 1 marzo, con rito abbreviato, dal gup di Trapani Massimo Corleo alla 50enne sindacalista palermitana Nunzia Bivona, della UilTucs, coinvolta nell’indagine della Guardia di finanza “A shot of money”, relativa alle estorsioni in busta paga che sarebbero state commesse, fino all’inizio del 2019, in danno di diversi dipendenti del supermercato Conad di Trapani, quando questo era gestito dalla società “L’Arcipelago”.

Estorsioni che, secondo quanto emerso dall’indagine, coordinata dal pm Francesca Urbani, sarebbero state commesse addirittura con la complicità (concorso morale e materiale) di due sindacalisti. “Risulta, dunque, confermata – scrive il gup Corleo nelle motivazioni della sentenza Bivona - l'ipotesi accusatoria secondo la quale i lavoratori subivano innanzitutto le pressioni da parte dei rappresentanti de L'Arcipelago s.p.a. per dare le dimissioni e per avviare la procedura di conciliazione, senza alcuna possibilità di scelta del conciliatore, ma secondo le precise indicazioni dei rappresentanti de L’ArcipeIago s.p.a. che, a loro volta, potevano contare sulla complicità dei rappresentanti ddelle organizzazioni sindacali. Successivamente, in occasione della procedura di conciliazione, i lavoratori subivano l’ulteriore coercizione del rappresentante dell'organizzazione sindacale che, invece di dare assistenza e tutela agli stessi lavoratori, faceva gli interessi del datore di lavoro e agevolava le operazioni illecite dei rappresentanti de L'Arcipelago s.p.a., in danno dei dipendenti”. Oltre alla Bivona (condannata pure al risarcimento danni da quantificare davanti al giudice civile), anche Antonino Bignardelli, 53 anni, di San Vito Lo Capo, della Cildi.

Quest’ultimo già rinviato a giudizio dal gup di Trapani insieme a Gianluca Amato, 48 anni, Salvatore Vitale, 42 anni, entrambi di Carini, rispettivamente presidente del cda e consigliere delegato de “L’Arcipelago”, Massimo Leonardi, 47 anni, catanese, e Romina Fiore, 39 anni, palermitana, responsabili all’epoca dei fatti del Conad di Trapani. Tutti sono accusati di estorsione in concorso. Amato e Vitale anche di riciclaggio. Il processo deve ancora entrare nel vivo. A difendere gli imputati sono gli avvocati Salvatore Longo, Salvatore Cusenza, Fabrizio Baudo, Pia Cristina Fallucca, i palermitani Rodolfo Calandra e Simona Sodano, nonché Alessandro Lupi e Maurizio Sordini del foro di Velletri. Tra i legali di parte civile, invece, ci sono Claudia Castiglione, Gaetano Di Bartolo, Giuseppe Buscaino, Vincenza Fiorino, Fabio Sammartano e Lucia Canino.

La Bivona, che ha scelto l’abbreviato, è stata condannata a due anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere e mille euro di multa. Senza sospensione condizionale della pena. Il caso esplose ai primi di novembre 2020, quando il gip di Trapani dispose sei misure cautelari personali interdittive, nonché il sequestro preventivo di circa mezzo milione di euro, quale profitto illecito dei reati di estorsione e auto-riciclaggio. L’indagine è stata condotta dal luogotenente Antonio Lubrano, che negli anni in cui ha diretto la sezione di pg delle Fiamme Gialle della Procura di Marsala aveva già maturato una vasta esperienza anche sul fronte delle estorsioni in danno dei lavoratori.