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09/10/2025 11:00:00

Ponte sullo Stretto: le associazioni ambientaliste chiedono il ritiro della delibera Cipess

Le associazioni ambientaliste tornano a Bruxelles e sollecitano il Governo italiano al ritiro in autotutela della delibera che sbloccherebbe l’opera. “Violata la normativa europea sulla concorrenza e ignorati i rilievi dell’ANAC e della Corte dei Conti”.

Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno presentato un nuovo reclamo all’Unione Europea in merito al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, denunciando l’intenzione del Governo italiano di procedere con la realizzazione dell’opera senza indire una gara pubblica internazionale.
Secondo le associazioni, si tratterebbe di una reiterata violazione degli articoli 101-109 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e dell’articolo 72 della Direttiva 2014/14/UE sulla concorrenza.

 

Quarto reclamo in Europa

Il reclamo presentato è il quarto in ordine di tempo: si aggiunge a quelli già inviati per la mancata applicazione della Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica (2001/42/CE), nonché per la non corretta applicazione delle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) nei pareri della Commissione VIA-VAS.

 

Gara d'appalto mancata e costio lievitati

Nel nuovo documento, le associazioni contestano l’interpretazione normativa che ha consentito al Governo di evitare una nuova gara d’appalto internazionale. Dopo la messa in liquidazione della società Stretto di Messina (SdM) nel 2013, con conseguente caducazione dei rapporti di concessione, l’Esecutivo ha deciso di ripristinare integralmente i rapporti preesistenti e di affidare nuovamente il progetto al consorzio Eurolink, vincitore nel 2005 di una gara da 3,9 miliardi di euro.

Oggi, tuttavia, l’appalto è stimato in oltre 13,5 miliardi, una cifra che, secondo le associazioni, supera ampiamente i limiti previsti dalla normativa europea, la quale consente di evitare una nuova gara solo se le modifiche non eccedono il 50% del valore originario.
“Un incremento così elevato – sottolineano – non può essere giustificato né sotto il profilo tecnico né sotto quello giuridico”.

 

I rilievi dell'ANAC ignorati

Nel reclamo è stata allegata anche la documentazione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), che in più occasioni ha espresso dubbi sulla mancata gara internazionale.
Il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, durante un’audizione parlamentare del 9 giugno 2025, aveva dichiarato: “L’aver deciso di non svolgere una nuova gara in coincidenza della riattivazione del percorso per la costruzione del ponte sullo Stretto pone dei vincoli sui costi dell'opera: questi, infatti, non possono crescere oltre il 50% del valore originariamente messo a gara”.

Nonostante tali rilievi, denunciano le associazioni, il Governo ha proseguito senza rispondere né all’ANAC né ai dubbi sollevati a livello europeo.

 

Chiesto il ritiuro della delibera Cipess

Parallelamente, Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno inviato una nota al CIPESS chiedendo il ritiro in autotutela della delibera n. 41 del 6 agosto 2025, con cui il Governo ha chiuso l’iter di approvazione del Ponte.
La delibera, attualmente sospesa e al vaglio della Corte dei Conti, è già stata oggetto di rilievi puntuali da parte della magistratura contabile, che ha invitato lo stesso CIPESS a ritirarla in autotutela.

Le associazioni sottolineano che, anche qualora il Governo dovesse fornire risposte ai rilievi della Corte, i vizi di legittimità del procedimento resterebbero insanabili:“Non si tratta solo di questioni formali, ma di gravi criticità sostanziali – spiegano – che rendono illegittimo l’intero iter approvativo e incompatibile con la normativa europea sulla concorrenza e sulla tutela ambientale”.

 

Una vicenda ancora aperta

Il destino del Ponte sullo Stretto resta dunque incerto, sospeso tra ricorsi, rilievi contabili e reclami europei.
Mentre il Governo punta a rilanciare l’opera come simbolo di modernizzazione e sviluppo infrastrutturale, le associazioni ambientaliste ribadiscono la loro contrarietà, sostenendo che il progetto, così com’è concepito, viola norme comunitarie, aumenta i rischi ambientali e riduce la trasparenza nelle procedure pubbliche.



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