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04/11/2025 21:00:00

Le bollette dello Stadio di Trapani. Antonini dice che è stato truffato. E minaccia 

Come da copione, la risposta di Valerio Antonini al Libero Consorzio Comunale di Trapani non si è fatta attendere. Dopo il decreto firmato dal presidente Salvatore Quinci, che autorizza l’azione legale per recuperare oltre 111 mila euro di bollette non pagate dallo Stadio Provinciale, il patron del Trapani Calcio ha risposto con una lettera di cinque pagine che è un misto di sfogo, minaccia e autocompiacimento.

Il tono è quello ormai consueto: Antonini si dipinge come la vittima di un complotto, accusa gli enti pubblici di “tentata truffa” e “indebito arricchimento” e minaccia azioni civili e penali per 5 milioni di euro. La lettera, indirizzata al presidente Quinci e firmata in calce con toni da ultimatum, ha per oggetto:

“Ultima richiesta di riconoscimento immediato dei lavori di ristrutturazione dello stadio per oltre 3 milioni di euro... Denuncia di promesse tradite, indebito arricchimento e tentata truffa – Minaccia di azioni civili e penali per danni quantificati in oltre 5 milioni di euro, con rimozione coatta di tutti i beni rimovibili dall’impianto entro fine anno”.

Antonini rivendica di aver speso oltre 3 milioni di euro tra lavori e migliorie allo stadio, eseguiti – dice – per consentire al Trapani di disputare il campionato di Serie C, e che questi interventi sarebbero stati “concordati e garantiti” con l’ex Provincia, in cambio di una convenzione pluriennale e dell’esenzione dalle bollette.
Tutto questo, però, al momento non risulta da alcun atto ufficiale.

Nella sua versione dei fatti, il presidente della F.C. Trapani 1905 parla di “impegni solenni traditi” e accusa il Libero Consorzio di “falsità” e “corruzione”. Arriva persino a citare i nomi di alcuni funzionari provinciali, definendo uno di loro “inquisito per tangenti”, e annuncia che presto porterà “in Procura audio e registrazioni” per dimostrare le sue tesi.

La lettera si chiude con una minaccia diretta: se entro il 14 novembre non arriverà “un riconoscimento formale dei lavori” e una nuova convenzione decennale, Antonini promette di rimuovere dallo stadio “tutti i beni rimovibili” – panchine, sedute, LED, spogliatoi – e di portarli via.

Poi, come sempre, lo show si è spostato sui social.
In una serie di post dal tono rabbioso, Antonini parla di “attacco costruito a tavolino da una piovra trapanese” e di “un giornaletto come Tp24” che avrebbe diffuso “note costruite ad arte”.
Scrive:

“Ah che cretino che sono stato a fidarmi di questa gente. Che stupido. Ma se pensano che la darò vinta a questo sistema palesemente irregolare non hanno capito nulla”.

E ancora:

“A Trapani trovi un imprenditore generoso, lo fai investire su beni pubblici e poi cerchi di fotterlo. Vergognosi ominidi che usano il ruolo pubblico per fare e disfare a loro piacimento”.

Un copione già visto, che segue sempre lo stesso schema: quando arrivano contestazioni o richieste di pagamento, Antonini non risponde con documenti, ma con proclami, accuse e minacce.

In realtà, come confermato dagli atti pubblicati all’albo pretorio del Libero Consorzio, l’ente ha semplicemente chiesto il rimborso delle utenze che spettavano contrattualmente alla società, dopo averle anticipate per mesi.
Nessuna “truffa”, nessun complotto, solo contabilità.

Ma Antonini, fedele al suo personaggio, trasforma ogni atto amministrativo in un episodio del suo personale reality trapanese, in cui tutti – dai dirigenti ai giornalisti – fanno parte del complotto.

Alla fine resta un fatto:
Il Comune di Trapani vuole i soldi delle utenze del Palazzetto, il Libero Consorzio quelli dello Stadio.
E Antonini, invece di pagare, minaccia di portarsi via pure le panchine.



Calcio | 2025-12-07 17:14:00
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