I tredici sindaci dei Comuni dell’ex perimetro E.A.S. – Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Gibellina, Paceco, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Ninfa, Valderice e Vita – hanno inviato un documento congiunto al Governo della Regione Siciliana e ai deputati dell’Assemblea Regionale per chiedere la bocciatura dell’articolo 16 del Disegno di Legge di Stabilità 2026-2028, la cui discussione inizierà il 9 dicembre.
Secondo i sindaci, la norma sarebbe “illegittima, ingiusta e gravemente dannosa” per i bilanci comunali e per i cittadini. L’articolo 16, infatti, prevedrebbe che siano i Comuni a pagare l’acqua consumata nei territori nel 2024 e 2025 – e poi a farlo stabilmente dal 2026 – per poi rivalersi sui cittadini anche con criteri forfettari. Una soluzione che, denunciano gli amministratori, è giuridicamente impossibile: i Comuni non hanno mai gestito il servizio idrico, non dispongono dei contatori né hanno contratti attivi con le utenze.
La vicenda E.A.S.
Nei territori coinvolti, il servizio idrico è stato sempre gestito dall’Ente Acquedotti Siciliani, che ha costruito le infrastrutture, fornito l’acqua, installato e gestito i contatori, verificato i consumi e riscosso i canoni. Dal 2004 l’E.A.S. riceveva l’acqua da Siciliacque in virtù di una convenzione con la Regione valida fino al 2044.
Il degrado gestionale dell’ente ha portato, tra il 2020 e il 2022, alla liquidazione coatta amministrativa. Nonostante ciò, sostengono i sindaci, la Regione non ha assunto la gestione del servizio, pur essendone obbligata per legge.
A confermarlo – ricordano gli amministratori – sono state la Corte Costituzionale e il TAR Palermo, con sentenze definitive che hanno escluso la possibilità che i Comuni potessero subentrare alla gestione del servizio idrico.
“Bilanci a rischio, possibile dissesto”
L’imposizione ai Comuni di sostenere i costi dell’acqua, denunciano i sindaci, avrebbe effetti drammatici: cancellazione quasi totale dei capitoli di bilancio destinati ai servizi sociali; rischi concreti di dissesto finanziario per alcuni enti; danni irreparabili per i cittadini e per le comunità locali, anche qualora in futuro la norma venisse dichiarata incostituzionale.
La richiesta: “Ritirare l’articolo 16 e usare i poteri regionali”
Gli amministratori chiedono quindi al Governo regionale di ritirare il provvedimento e di utilizzare i poteri straordinari di cui dispone per ristabilire una gestione regolare e sostenibile del servizio idrico nei territori. I tredici sindaci, infine, annunciano “la mobilitazione generale” nel caso in cui la norma dovesse proseguire il suo iter.