Continua l'assalto dei chioschi allo Stagnone di Marsala / 1
Marsala continua la sua peculiare, e a tratti tragicomica, "chioschizzazione"della Riserva Naturale Orientata "Isole e Laguna dello Stagnone". Un’area di inestimabile pregio naturalistico, teoricamente blindata da norme e vincoli europei, ma che nella pratica sembra sempre più un’invitante preda per chi ha l'estro, e i permessi giusti, per piazzare la propria attività commerciale.
La sensazione è che lo Stagnone, con le sue saline e i suoi fenicotteri, non sia tanto una riserva da conservare quanto un'area da sfruttare sotto il nobile pretesto della "fruizione". Di fatto, assistiamo ad un progressivo, silente abbandono da parte di chi dovrebbe tutelarla: il Comune di Marsala e il Libero Consorzio Comunale di Trapani, l'ente gestore della R.N.O..
L'ultima puntata di questo serial ambientale è un Provvedimento Unico n° 3938 del 29/08/2025, fresco di pubblicazione all'Albo Pretorio. L'oggetto del contendere? La conclusione con esito positivo dello Screening della Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) per la realizzazione di un nuovo "chiosco a carattere stagionale con relativa pedana e pergolato in legno ad elementi assemblabili".
Il chiosco stagionale che nasce sotto una stella ambientalista
A farsi avanti è la ditta EDILSALE S.R.L.S., rappresentata dal signor Giuseppe Russo , che ha presentato la richiesta già il 27 ottobre 2023. Il progetto è localizzato in località Birgi Novi di Marsala, su area privata, e ricade nell’Area B della Riserva Naturale Orientata "Isole dello Stagnone di Marsala". Non solo: l'appezzamento di terreno (particelle 212 e 265) ricade anche all'interno della perimetrazione della Rete Ecologica Siciliana e delle aree IBA (Important Bird Areas). Insomma, siamo nel cuore pulsante, e vulnerabile, del sistema ambientale.
Il chiosco in sé è di dimensioni "modeste": 30 mq. Ma sappiamo bene come in questo fazzoletto di Sicilia il concetto di "stagionale" e "assemblabile" spesso si trasformi in breve tempo in una struttura semi-permanente, votata a cene, aperitivi, e, peggio ancora, a feste serali con musica ad alto volume e fuochi d'artificio, che rappresentano una vera e propria aggressione per la delicata fauna della zona.
Ma il progetto, sulla carta, è un vero inno alla natura. Leggendo le carte, il chiosco non è una minaccia, bensì un atto d'amore per l'ambiente. La Commissione Consultiva che ha dato il parere positivo di screening (Fase 1) ha lodato in particolare gli interventi che creerebbero un "impatto positivo". Si prevede di "sistemare l'area impiantando una serie di piantumazioni sia arboree che arbustive, al fine di creare un micro-habitat per dare rifugio alla ornitofauna". Non ci saranno recinzioni metalliche, ma "soltanto siepi perimetrali costituite da piante di rosmarino, e da piante di LENTISCO ed in parte da SPARZIO SPINOSO".
Il pezzo forte, una vera ciliegina naturalistica: la realizzazione di "piccole isole ad elevata naturalità"che faranno da rifugio per l'avifauna, con specie arbustive autoctone che garantiranno frutti e fiori"quasi tutto l'anno" per gli insetti e la fauna selvatica.
Il progetto, si legge nel provvedimento, "nel complesso ne risulta potenzialmente apprezzato positivamente rispetto alla condizione attuale, grazie agli interventi di rinaturalizzazione previsti con l'introduzione e messa dimora di essenze autoctone".
L'ente gestore, il Libero Consorzio Comunale di Trapani, ha dato il suo benestare, sia per il vincolo della Riserva che per il Sito Natura 2000, con un parere acquisito già il 17 aprile 2024. Tutto regolare, tutto a posto. Dunque, lo Stagnone si prepara ad accogliere non un locale, ma una sorta di "chiosco-santuario" per gli uccelli, delimitato da siepi di rosmarino profumato e lentisco.
Resta da capire come questo idilliaco "micro-habitat" per l'ornitofauna coesisterà con la frequentazione umana, i motori delle auto e, soprattutto, l'immancabile musica a palla e le luci che di notte disturbano inevitabilmente la fauna. In teoria, il progetto è impeccabile. Nella realtà, si teme che dietro l'apparenza della "rinaturalizzazione" si nasconda l'ennesimo passo verso la banalizzazione di un luogo unico al mondo.
E poi c'è il secondo chiosco.
Se il primo chiosco (della Edilsale S.R.L.S. di Giuseppe Russo) ci aveva già lasciato un retrogusto tra rosmarino e micro-habitat per l'ornitofauna, il secondo atto di questa singolare saga marsalese non fa che confermare la linea del copione: due nuovi locali stagionali spuntati il medesimo giorno, il 29 agosto 2025, attraverso provvedimenti gemelli (il n° 3938 e il n° 3937) , entrambi con esito positivo dello Screening di Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA).
Non è una coincidenza, è una strategia. Lo Stagnone, un ecosistema di fragilità disarmante, viene affrontato con la logica della fotocopia burocratica.
Chiosco diverso, stesse motivazioni
Il protagonista del secondo provvedimento è il signor Antonino Parrinello, che ha presentato la sua richiesta nell'aprile 2024. Anche qui, l'obiettivo dichiarato è la realizzazione di un "chiosco a carattere stagionale con relativa pedana e pergolato in legno ad elementi assemblabili" per la "somministrazione al pubblico di alimenti e bevande". La localizzazione è sempre la delicatissima area di Birgi Novi, e come il precedente, il sito ricade nell'Area B della Riserva Naturale Orientata "Isole dello Stagnone di Marsala" e all'interno della Carta della Rete Ecologica Siciliana.
Il clou, e qui si tocca l'apice dell'arte burocratica, è la premessa sulla non-incidenza ambientale. La Commissione Consultiva che ha espresso parere favorevole il 29 maggio 2025 ha messo a verbale un punto che, se non fosse tragico, sarebbe irresistibilmente ironico: si dà per certo che la proposta "non prevede la presenza di fonti di inquinamento (luminoso, chimico, sonoro, acquatico, etc.) o produzione di rifiuti".
Ma come? Stiamo parlando di un chiosco che, per definizione stessa del progetto, serve per la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico. Questo è il nome in codice per cene, aperitivi e, inevitabilmente, traffico, musica e... sì, inquinamento sonoro e produzione di rifiuti!. È la quadratura del cerchio all'italiana: dare luce verde a un'attività commerciale in una zona protetta, dichiarando per decreto che quell'attività, per quanto invasiva, non produrrà nulla.
Il filtro anti-uccelli fatto di olivi e tamerici
L'altro elemento di assurdità progettuale è la medesima, identica, retorica del verde salvifico. Il proponente, si legge, ha "rielaborato il progetto" per dividere il lotto in due spazi.
Spazio Anteriore: quello "antropizzato" , con il chiosco e un albero di olivo (un omaggio alla "tipica coltivazione agricola del territorio Marsalese"). La siepe perimetrale sarà in rosmarino, mirto e lentisco.
Spazio Posteriore: qui si crea un vero e proprio "micro-habitat" , una sorta di cortina boschiva, con piante di tamerice e un altro olivo , e specie arbustive come Lentisco, Sparzio Spinoso, Rosmarino e Mirto.
Questo spazio, definito come "un filtro tra la parte anteriore antropizzata e quella posteriore a confine" , ha la nobile missione di creare una "serie di piccole isole ad elevata naturalità che fungeranno da rifugio per la ornitofauna presente nella zona".
In pratica, si autorizza un'attività commerciale in una Riserva Naturale (Area B) a condizione che il proponente costruisca un piccolo bird-sanctuary accanto al locale. La logica è prima si crea un problema (il locale, il disturbo), poi si impone come "misura di compensazione" un giardino botanico per i poveri uccelli spaventati. Tutto questo, è bene ripeterlo, su un lotto di terreno la cui previsione di progetto, pur essendo un chiosco stagionale, è considerata di "modesta entità" e che, anzi, nel complesso, risulta "potenzialmente apprezzato positivamente rispetto alla condizione attuale".
Lo Stagnone non è un luna park: tra zattere, fuochi d'artificio e la beffa burocratica
Il paradosso dei due nuovi "chioschi-santuario" per l'ornitofauna non è che la punta di un iceberg, un sintomo della patologia che affligge lo Stagnone, un’area che è Riserva Naturale Orientata, SIC e ZPS, e che in teoria dovrebbe essere sacra. Nella pratica, assistiamo a una "estate senza regole", dove la tutela ambientale viene sacrificata sull'altare di un turismo d'assalto e dello sfruttamento disinvolto.
Se i nuovi permessi ci parlano di rosmarino e lentisco per un fantomatico "micro-habitat", la realtà sul campo strilla ben altre verità.
Ma il vero oltraggio si consuma di notte. L'ecosistema dello Stagnone è messo a dura prova da una "movida notturna" che vede i chioschi trasformarsi in discoteche a cielo aperto. E chissà quanti di questi chioschi, hanno scritto, nella loro relazione autorizzativa che il locale "non prevede la presenza di fonti di inquinamento (luminoso, chimico, sonoro, acquatico, etc.) o produzione di rifiuti".
La domanda è inevitabile: fino a che punto lo Stagnone, questo patrimonio naturalistico unico, può reggere a questa costante pressione antropica? O si è già deciso, con la politica delle "sanatorie" silenziose, che diventerà un parco divertimenti a cielo aperto mascherato da oasi ambientale? L'ombra dello sviluppo incontrollato è più minacciosa di qualsiasi cemento.
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