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20/06/2021 06:00:00

La Corte d’Appello sul cacciatore di Castelvetrano: "nessun maltrattamento"

 Era stato condannato per maltrattamento di animali a pagare 6 mila euro. Si tratta di A. S., un cacciatore di Castelvetrano che, nel 2015 aveva abbandonato una cagnolina, soccorsa in pessime condizioni dai volontari dell’Enpa (ne parliamo qui). Speranza (così è stata chiamata poi dai volontari) aveva però un microchip, attraverso il quale si era subito risalito al proprietario.

Dopo la condanna in primo grado però, il cacciatore ha fatto ricorso in Appello e, poco più di una settimana fa, la sentenza di secondo grado ha riqualificato “il fatto ascritto all’imputato nel reato di  cui all’art. 727 c.p e dichiara non doversi procedere per essere detto reato estinto per prescrizione”.

 In sostanza, i giudici della Corte d’Appello di Palermo non hanno riconosciuto il reato di maltrattamento, ma quello di abbandono, per il quale sarebbe stata applicata una condanna diversa. Condanna che però non ci sarà mai, visto che il reato si è prescritto.

Ma la pena pecuniaria di primo grado consisteva in 5 mila euro, mentre altri mille euro erano stati disposti come risarcimento all’Enpa. La sentenza di Appello incide sulla multa da 5 mila euro, non sul risarcimento che, essendo di natura civile, viene confermato.

 Abbiamo chiesto all’avvocato Corinne Tamburello, che ha seguito il caso sin dall’inizio, che differenza c’è tra le conseguenze penali di questa sentenza e i suoi effetti civilistici.

Per me che, da sostituto processuale della Rete Legale Enpa, ho rappresentato in giudizio la parte civile – ci ha risposto l’avvocato Tamburello - la differenza è tanta. Infatti, non essendo di fronte ad una sentenza di assoluzione, ma di prescrizione di un reato che è stato accertato, le statuizioni civili vengono comunque confermate. Questo vuol dire che, per quanto riguarda il risarcimento dovuto all’Enpa, è come se fosse una sentenza di condanna. Ovviamente la differenza è tanta anche per lui, nel senso che, penalmente, non dovrà scontare la pena pecuniaria, ovvero quella multa da  6 mila euro che era stata decisa in primo grado.

La mia soddisfazione rimane, consapevole del fatto che una prescrizione è molto diversa da un’assoluzione. Gli occhi terrorizzati di quella cagnolina ridotta pelle e ossa me li ricordo ancora. C’ero anch’io, quella sera, a soccorrerla. Per fortuna oggi sta bene, anche se con una zampa amputata. E’ in mano amorevoli. E per me è la cosa che conta di più”.

 

Egidio Morici