Quantcast
×
 
 
14/08/2018 09:30:00

Mafia e ortofrutta, confisca di 150 milioni di euro a due palermitani

E’ di 150milioni di euro la confisca di beni disposta dal Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo ed esegutia dalla DIA nei confronti dei palermitani Angelo e Giuseppe Ingrassia. I due, entrambi 61enni, vicini a Cosa nostra, hanno gestito e monopolizzato la vendita dei prodotti ortofrutticoli al mercato di Palermo tramite la Cooperativa “Carovana Santa Rosalia”.

L’inchiesta della Dia - così come riporta Repubblica - sul mercato ortofrutticolo di Palermo iniziò nel 2014 e subito emerse come a gestire tutto quello che regolava la compravendita, il trasporto, l’imballaggio della frutta, e perfino le cassette dove contenerla era in mano alla famiglia mafiosa dell’Acqua Santa dei Galatolo. Dalle indagini è emerso che c’era una regia occulta capace di gestiste e prestabilire il prezzo della merce, controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale ed i principali centri di approvvigionamento e gestire le attività connesse al commercio interno. Tutto questo determinando un grave danno al mercato e alla libera concorrenza e garantendo guadagni ingenti all’associazione criminale che si presentava tramite un’attività apparentemente lecita.

Tra gli indagati in questa indagine c’è anche Gaetano Riina, fratello del capomafia morto lo scorso novembre, che riusciva a controllare il trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano e da questi verso quelli del sud Italia, interessando, in particolare, i mercati siciliani di Palermo, Catania, Vittoria, Gela e Marsala.

Agli Ingrassia sono stati definitivamente confiscati numerosi beni immobili tra, appartamenti a Palermo, Ficarazzi e ville a Villagrazia di Carini, terreni, negozi al centro storico del capoluogo e magazzini, quote di partecipazione societaria a ditte che si occupano di costruzioni, autocarri, auto e moto e diversi rapporti bancari e prodotti finanziari. Giuseppe Ingrassia, ritenuto “socialmente pericoloso” è stato sottoposto a sorveglianza speciale per quattro anni.