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17/10/2018 22:01:00

Di Maio: "Sul condono testo manipolato al Quirinale". Ma arriva la smentita...

Il condono fiscale si allarga, con tanto di scudo penale, anche per i casi di riciclaggio, anche per due imposte su attività e immobili all’estero. E scatta la denuncia shock del leader dei 5S Luigi Di Maio che fa sapere di essere pronto ad andare domani direttamente in procura: «al Quirinale è arrivato un testo manipolato», dice a sera ospite di Porta a Porta.

Il vicepremier non chiarisce con chi ce l’ha, se con l’alleato leghista o con il Ministero dell’Economia, sostenendo di non sapere se la «manina» che ha riscritto il testo approvato lunedì in Consiglio dei ministri sia «politica o tecnica». Il Colle quasi in contemporanea replica però di non «aver mai ricevuto» il testo, che in quanto decreto legge deve essere firmato dal presidente della Repubblica. Agli uffici di Di Maio risulta però che «il testo sia andato al Quirinale. Se non è così - osserva - basta allora lo stralcio». E aggiunge: «Confermo la fiducia a tutto il governo».

 

Le opposizioni intanto irridono: Di Maio, affermano Pd e Fi, è perseguitato dalla teoria del complotto. Nel mirino del leader M5S finisce in particolare «lo scudo fiscale per i capitali all’estero» che nel testo non appare tale in realtà perché permette di sanare due specifiche imposte su proprietà e attività fiscali all’estero già dichiarate anche se in maniera non completa. Ma a non andare giù a Di Maio, «c'è anche la non punibilità per chi evade. Noi non scudiamo capitali di corrotti e di mafiosi. E non era questo il testo uscito dal Cdm. Io questo non lo firmo - sentenzia - e non andrà al Parlamento. Io non lo faccio votare». 

"Luigi Di Maio è un uomo disperato. Si è accorto in ritardo di aver dato il via libera a un condono. Prima ha vota il testo del decreto legge, poi ha detto che glielo hanno cambiato e si è rimangiato tutto". Così su Facebook il senatore del Pd, Matteo Renzi.
"E adesso va in TV a dire "Renzi faceva condono e scudo fiscale". Falso! Noi non abbiamo mai fatto né condono, né scudo fiscale. Ma il problema non è questo. Un qualsiasi studente di giurisprudenza al primo anno - attacca - sarebbe in grado di spiegare al vicepresidente del Consiglio quanto sia imbarazzante la sua mediocrità. La domanda sorge spontanea: "Luigi Di Maio sa almeno leggere? Riesce a capire il senso delle cose che firma o che vota?". Temo di no" conclude.