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06/04/2020 06:00:00

La morte di Luigi Manuguerra. Tutti i segreti del "mago"

Da tempo Luigi Manuguerra collaborava con la Digos di Trapani raccontando le malefatte della Pubblica amministrazione. Il suo nome, peraltro, spuntava in alcune indagini sulla politica trapanese. Insomma, di cose Manuguerra ne sapeva tante.


Stroncato, sabato mattina, da un infarto il “mago”, però, si è portato nella tomba molti segreti del territorio.


Sembra che Luigi Manuguerra – intuendo probabilmente che gli restava poco da vivere – avesse fretta di deporre al processo che ruota attorno ad un presunto accordo durante le Amministrative del 2017, tra l'allora candidato a sindaco di Erice Giacomo Tranchida e Cettina Montalto, ex compagna di Luigi Manuguerra. Accordo, però, sempre negato da Tranchida che ha querelato il segretario regionale del Psi, Nino Oddo. Questi, accusato di diffamazione aggravata, è l’imputato del processo tuttora in corso dinanzi al tribunale di Trapani. Cettina Montalto, candidata al consiglio comunale della Vetta, sosteneva Ignazio Sanges, antagonista di Giacomo Tranchida, ma siccome era possibile il voto disgiunto, secondo la tesi di Oddo, la donna avrebbe fatto votare Tranchida in cambio di un assessorato. Il patto Tranchida-Montalto sarebbe stato sancito in una nota pizzeria.


I giudici non hanno fatto in tempo a sentire la testimonianza del mago.
Alla fine degli anni Ottanta, di Luigi Manuguerra se ne occupò il giornalista Mauro Rostagno ucciso dalla mafia nel 1988.
Rostagno sosteneva che Luigi Manuguerra e il padre “vendevano posti di lavoro in cambio di voti”. Nel processo per l’omicidio del giornalista e sociologo spuntò anche una lettera anonima, arrivata a Rostagno, cinque mesi prima il suo assassinio, in cui il giornalista veniva minacciato che sarebbe stato punito per “essere tornato sulla vicenda dei Manuguerra”.

E l’elevata caratura di Luigi Manuguerra emerge anche dalla circostanza che la Procura di Trapani ha aperto un fascicolo sulla sua morte. Coinvolto nell’operazione Scrigno il “mago” era stato rinviato a giudizio, assieme al figlio Alessandro consigliere comunale di Erice, con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso.
Dalle indagini emergono diversi contatti, ci sono delle intercettazioni, e la tesi degli inquirenti è che Manuguerra padre avrebbe stretto un accordo con i boss per comprare voti per il figlio.


I boss sono Franco Orlando e Francesco Virga, uno è ritenuto al vertice della famiglia di Trapani, l'altro, figlio del boss Vincenzo Virga, è ritenuto a capo del mandamento trapanese.
“Non corrisponde al vero che io ho promesso 10 mila euro ad Orlando
in cambio di 150 preferenze elettorali”, disse Luigi Manuguerra sentito dal sostituto procuratore nell’interrogatorio. “Non ho mai consegnato soldi ad Orlando. Ad onor del vero è stato invece Orlando a dirmi 'io sono a tua disposizione, sono pronto a darti una mano d'aiuto, non voglio soldi in questa fase, mi fai un assegno a garanzia'. Dopo naufragò tutto io non consegnai alcun assegno ad Orlando”. Ma Manuguerra, quando si vedeva con Orlando, sapeva che aveva alle spalle una condanna per mafia?
“Sì, per questo andavo a trovarlo”. Per poi andare a raccontare tutto alla Digos, dice Luigi Manuguerra.
L'inizio del processo era previsto per il prossimo 8 aprile.


Il nome di Manuguerra, inoltre, si intreccia anche con quello di alcune indagini sulla politica trapanese. Dopo la sua morte la magistratura trapanese ha aperto un fascicolo. Non è stata fatta l’autopsia sul cadavere. La salma dopo la benedizione giace già da ieri mattina nel cimitero di Valderice. Il mago ha esibito il suo ultimo numero, sparendo sul più bello, portandosi dietro mille segreti.