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13/09/2021 06:00:00

Trapani, estorsioni ai dipendenti del supermercato. Quando è il sindacalista a suggerire il lavoro nero

 C'è chi aveva il mutuo per la casa da pagare. Chi, invece, le rate della finanziaria. Chi, avendo il marito disoccupato, era l'unica fonte di sostentamento della famiglia. E chi, ancora, essendo divorziata e con figli a carico, non si poteva permettere di perdere il lavoro.


Condizioni personali e familiari che hanno costretto i dipendenti della Conad di via Libica, a Trapani, all'epoca dei fatti gestita dalla cooperativa “L'Arcipelago” a subire il ricatto dei datori di lavoro e il tradimento di due sindacalisti, Nunzia Bivona e Antonino Bignardelli, che al contrario avrebbero dovuto tutelarli.


Estorsioni in busta paga, costretti a dimettersi per lavorare in nero con la promessa di un nuova assunzione. Obbligati anche a firmare – e qui entrerebbero in ballo i due sindacalisti – i verbali di conciliazione in cui rinunciavano a tutte le legittime spettanze e ai diritti acquisiti.


Vessazioni a go-go, scoperte dalla Guardia di finanza.
E forse quanto accertato dai militari delle Fiamme gialle e sola la punta dell'iceberg in un territorio, come quello trapanese, dove i lavoratori devono accettare le condizioni, imposte dai datori.
“Non ho mai lamentato la mia condizione lavorativa e retributiva – racconta, agli investigatori, Marco Liparoti – perche sono sposato ed ho una figlia. Mia moglie è disoccupata ed ogni mese devo pagare le rate della finanziaria per un importo, complessivo, di 500 euro. Non posso permettermi di perdere il posto di lavoro perchè poi è impossibile trovare un'altra occupazione in un territorio dove la crisi economica è pregnante e diffusa”.


Francesco Sucamiele ha, invece, un mutuo da pagare: “L'ho contratto per ristrutturare la casa che mi è stata donata da mio padre. Ho una famiglia e non mi sono mai lamentato, al pari dei miei colleghi, della mia situazione lavorativa e retributiva per timore di essere licenziato”. Paoletta Cusenza, separata da 7 anni, ha un figlio di 11 anni. Anche lei è stata costretta a subire. “E' risaputo – dice – che nella nostra città e nella nostra provincia e assolutamente impossibile trovare un lavoro retribuito secondo le norme contrattuali. Prima di questa esperienza alla Conad ho lavorato presso altre realtà. In nero e senza vantare alcun diritto”. Tutti i dipendenti, insomma, avevano paura di perdere il posto di lavoro e qualcuno di loro diceva ai colleghi: “Abbiamo questa occupazione e dobbiamo tenercela stretta”. Amara consolazione.

La sindacalista consigliava alla figlia di lavorare in nero. “Così – diceva Nunzia Bivona, ignorando di essere intercettata – prendi sia i soldi della disoccupazione, sia quelli del lavoro”.
Significativa la conversazione telefonica tra madre e figlia subito dopo che quest'ultima ha avuto un colloquio con il gestore di un locale. “Aspetto la riposta – dice la ragazza – ma più di 800 euro non mi possono dare”. E la madre: “Tu devi giocare...sulla non messa in regola. Devi specificare che non ti interessa la messa in regola. Tu gli dici: io piuttosto che essere messa in regola part-time per poi lavorare full-time, preferisco che non mi mettiate in regola e che mi diate qualcosa in più come stipendio”. Poi una raccomandazione: “Tu non gli devi dire della disoccupazione. Capito? La devi porre sotto questo punto di vista. Dici, tenuto conto che i contributi per voi hanno un costo, io preferisco, se è possibile, che non mi mettiate in regola, così quello che risparmiate come contributi me lo date come stipendio”.

e conciliazioni? Per il sindacato erano “una botta di soldi”. E che quella pratica fosse diffusa emerge da una intercettazione. “Quest'anno sono già a 21 mila euro di conciliazioni”. A parlare è la sindacalista Nunzia Bivona: “E siamo – aggiunge subito – manco a maggio. Quest'anno ti immagini quante conciliazioni ho fatto? A colpi di 120 euro”.
Conciliazioni, secondo la tesi accusatoria, per fare soldi, senza tutelare i lavoratori e a vantaggio dell'azienda. Circostanza, quest'ultima, che emergerebbe da una altra intercettazione nel corso della quale Nunzia Bivona rivela che la cooperativa L'Arcipelago si sarebbe proposta di farsi carico delle spese legali per la difesa della sindacalista finita, nel frattempo, nel registro degli indagati.


“Sono andata dalla Simonelli e mi ha detto che l'Arcipelago si era offerta per pagarmi l'avvocato”.
Nella vicenda è coinvolto un altro sindacalista Antonino Bignardelli anche lui indagato nell'ambito delle indagine condotte dalla Guardia di finanza di Trapani.

 

 



Lavoro | 2024-04-17 09:15:00
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