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02/12/2021 06:00:00

Trapani, Bulgarella: "Costretto a chiudere per colpa di uno Stato incapace"

 "Costretto a chiudere per colpa di uno Stato incapace". E' l'amaro sfogo dell'imprenditore di Trapani, Andrea Bulgarella, che ha scritto una lettera aperta che in poche ore è diventata virale sui social. Eccola:

Con grave senso di rammarico e delusione sono costretto a scrivere nuovamente facendo seguito alle mie precedenti comunicazioni inviate in data 15.02.2021, 15.05.2021 e 19.08.2021 rimaste del tutto prive di qualsiasi riscontro.
Con le sopra richiamate comunicazioni il sottoscritto Andrea Bulgarella ha portato alla Vostra attenzione la necessità di trovare una soluzione ad un grave e rilevante problema per un imprenditore quale è quello di vedersi escluso dall’accesso ai servizi di pagamento (Conti Correnti, Pos e Carte di Credito) che, anche in considerazione dello stato della normativa vigente, possono essere oramai attuati esclusivamente mediante la disponibilità di un rapporto di conto corrente.
A niente sono servite le mie denunzie al Garante per la protezione dei dati personali, all’Unità di Informazione Finanziaria (U.I.F.) ed a Banca d’Italia. E tantomeno a niente è servito rivolgermi all’Autorità Giudiziaria ordinaria per tutelare in via d’urgenza i miei interessi rispetto all’“arbitraria” ennesima decisione di una banca di chiudere, oltre i conti delle mie imprese, anche il mio conto personale. Un conto con un saldo attivo. Infatti dal 9 settembre 2021 (giorno dell’udienza) ancora oggi sto attendendo (sono trascorsi oltre due mesi!) che il Tribunale di Pisa si pronunci sul ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c. da me presentato.

 Seppure con infinita amarezza, quindi, adesso non mi rimane che prendere atto che lo Stato è rimasto del tutto sordo al grido di richiesta di aiuto di un suo cittadino, di un imprenditore che a causa della discrezionalità che l’Ordinamento consente ad un intermediario bancario di decidere se contrarre o meno un rapporto bancario con un cliente (privato e/o impresa che sia) è stato escluso (da oltre due anni) dalla possibilità di disporre di un servizio divenuto (oggi) essenziale quale è il conto corrente. Uno strumento senza del quale non è possibile effettuare pagamenti essenziali per ogni cittadino ed impresa (si pensi alle imposte, ai contributi previdenziali, etc.) che proprio lo Stato impone siano effettuati solo attraverso un conto corrente bancario. O di altri strumenti di incasso dei corrispettivi (quali i POS) indispensabili per potere assicurare la mera ordinaria attività di impresa per la gestione delle proprie strutture alberghiere.

In concreto, e solo per provare a farvi comprendere la drammaticità della situazione, mi limito a citare due tra i tanti casi in cui, ancora una volta, vengono danneggiate le mie società: la Grand Hotel Misurina S.r.l. non ha potuto pagare l’Iva il giorno 16.11. pur avendo la capacità economica per poterlo fare. Capacità che però è di fatto azzerata dalla circostanza di non avere la possibilità di incassare gli assegni ricevuti a titolo di pagamento dei canoni di affitto dell’albergo. Per la stessa ragione è altresì impossibilitata a pagare i premi dell’assicurazione a copertura dei rischi sull’immobile e per responsabilità verso terzi. Mentre la Firenze Touring S.r.l. non ha potuto riscuotere il rimborso dell’Iva, maturata nel corso del 2020, stante la mancanza dell’IBAN più volte sollecitato dall’Agenzia delle Entrate.

Se quindi posso giungere a comprendere, non a giustificare, un Procuratore della Repubblica che mi inquisisce per un reato gravissimo senza aver il minimo straccio di elemento indiziario (contribuendo così a mettermi nella situazione che Vi ho denunziato); se posso comprendere, non giustificare, la condotta di una banca che persegue i propri interessi economici, non posso né comprendere né giustificare lo Stato che, di fronte ad una situazione paradossale, come quella mia e delle mie imprese, rimane totalmente inerte e passivo.

Purtroppo la previsione che avevo fatto nella comunicazione del 15.05.2021 si è attuata. Mi avete lasciato solo costretto a cessare le mie attività, a chiudere le mie imprese. E a “svendere” gli attivi delle mie aziende. E questo per evitare di rimanere “strangolato” da questo Sistema cui Voi assicurate l’esistenza, per rimanere nell’ambito della legalità e, soprattutto, per non perdere la mia dignità di uomo e di imprenditore.

Una sconfitta, certo, la cui responsabilità ricade sullo Stato incapace di risolvere un problema che gli è noto da anni e rispetto al quale ha preferito rimanere del tutto assente.

Con i migliori saluti.
Andrea Bulgarella

Commenta Vittorio Sgarbi: "Accusato, indagato, archiviato e infine “mascariato”. Questo è quello che accade quando certa antimafia pratica le “inchieste a strascico”. E’ successo ad Andrea Bulgarella, siciliano, imprenditore di successo finito, suo malgrado, in una inchiesta di mafia dalla quale, nonostante l’archiviazione e la riconosciuta totale infondatezza delle accuse a suo carico, non riesce a liberarsi.
Già, perché mentre i magistrati hanno sancito la sua estraneità con ambienti mafiosi, le banche lo stanno costringendo ad andarsene dall’Italia. Gli hanno chiuso i conti (in attivo) delle sue imprese. Gli hanno chiuso persino il conto personale. E, incredibile a dirsi, gli negano anche i POS per gli alberghi di sua proprietà. Con risvolti tragicomici: non può pagare l’Iva sulle fatture emesse perché le banche non gli aprono un conto corrente.
Qui di seguito le lettera – l’ennesima, senza risposta – che Bulgarella ha inviato alle istituzioni. Leggetela. E’ l’Italia della burocrazia e dei burocratici, di gente che non decide, di gente che ha comunque uno stipendio a fine mese e non gliene frega nulla se un’impresa che dà lavoro a centinaia di persone cessa l’attività e licenzia i dipendenti. E’ l’Italia di cui vergognarsi. Speriamo di dare presto un volto, un nome e un cognome a quanti, con la propria insipienza, con il proprio menefreghismo, consentono che accadano queste cose. Io ho fatto una interrogazione. Sono passati mesi. Senza risposta.



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