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26/07/2010 07:50:38

In Internet è rivolta contro la censura della legge bavaglio

rinnovo del Csm, è già intervenuto ben quattro volte non lasciando margini per rinvii. La tabella di marcia è segnata dalle scadenze: giovedì 29, sul Colle, si terrà la cerimonia di saluto dei consiglieri uscenti, 16 togati e otto laici. La consegna di una medaglia chiuderà un'attività di quattro anni. Scelti sotto il governo Prodi nel 2006, passano la mano nel difficile momento dell'inchiesta P3, la cui ombra si allunga pure sul lavoro di alcuni di loro per via dei colloqui e delle pressioni del faccendiere Lombardi.

Per quella data, il nuovo Csm dovrebbe essere al completo, con i laici che le Camere potrebbero votare già domani o al massimo giovedì. Ma i giochi sono in alto mare, con il Pdl ostinato a imporre il suo candidato, l'ex presidente della Consulta Annibale Marini, l'Udc schierato con Michele Vietti, l'Idv deciso a starne fuori e disposto a eleggere solo i suoi candidati (Grevi, Zagrebelsky, Borrelli, Cordero, Tinti), il Pd pronto a proporre un nome di alto prestigio a sorpresa che, per il suo alto livello, non dovrebbe trovare alcun niet preventivo e raccoglierebbe il pieno consenso dei togati. Ma il Pdl è deciso a imporre il principio di una poltrona che, nel pieno di una legislatura dominata dal centrodestra, per "una questione di democrazia", spetta al centrodestra. Con la minaccia di un rinvio a settembre. Che costringerebbe gli uscenti a restare al loro posto, anche se Napolitano ha inibito loro la possibilità di trattare questioni delicate.

A complicare il nodo politico c'è lo scontro sulle intercettazioni, mentre infuria la protesta della rete contro il nuovo obbligo di prevedere il diritto di rettifica entro 48 ore. Una pretesa che potrebbe addirittura costringere i siti alla chiusura. Ma la questione dei blog non è che uno dei punti tuttora critici, come il tribunale collegiale, l'abolizione della norma Falcone sull'intercettabilità delle associazioni a delinquere, la stretta su tabulati e ambientali. Le opposizioni insistono per ulteriori modifiche e il rinvio a settembre, ma la sponda di Fini è caduta, perché il presidente della Camera giudica quello raggiunto un "buon compromesso". Restano le perplessità sulla fretta di Berlusconi di votare ad agosto e perfino la pretesa di mettere il ddl al primo posto, seguito da due decreti su energia e Tirrenia, in scadenza anche se a settembre. Sarà decisiva la capigruppo di domani quando andrà deserta la seduta comune per il Csm.