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26/10/2011 04:59:19

Così fu assassinato Rostagno. Ma è mistero su un secondo possibile killer

L’ultima udienza è stata dedicata alle perizie del professore Livio Milone e dell’ispettore Garofalo, che hanno fatto luce sulla meccanica dell’omicidio.
Rostagno fu colpito prima da quattro colpi di fucile calibro 12 Antares sparati da dietro, poi da due colpi di revolver calibro 38 sparati in testa dalla parte del finestrino.
Questo fa pensare che la sera del 26 Settembre 1988 all’agguato mortale partecipò non una persona – secondo l’accusa il killer di mafia Vito Mazzara – ma almeno due persone. Se una è Mazzara l’altra chi è?
I periti hanno confermato che le cartucce usate per uccidere Rostagno sono le stesse di altri delitti di mafia, come quello dell’agente penitenziario Vito Montalto, avvenuto il 23 Dicembre del 1995, per il quale è stato condannato proprio Mazzara.
Le tracce a freddo sui bossoli comparati confermano una unica firma per questi delitti di mafia, Rostagno compreso. Tracce a freddo significa che sono state provocate non in sede di esplosione dei relativi colpi ma in tempo anteriore all’utilizzo per confondere poi i rilevamenti balistici. Per fare questo esame è stato necessario utilizzare un microscopio particolare.

L’autopsia accertò che Rostagno fu raggiunto da due colpi di arma da fuoco corta alla testa appena sopra il padiglione auricolare, uno dei proiettili fu rinvenuto all’ interno del cranio, un altro fuoriuscì all’ altezza del labbro, erano proiettili calibro 38.
Il secondo proiettile calibro 38 sparato alla testa contro Rostagno e fuoriuscito non risulta repertato nell’ originaria relazione balistica e scientifica, cioè non si è trovato. E’ presumibile che il proiettile sia rimasto dentro la carrozzeria della Duna.