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15/03/2012 07:27:15

Processo Rostagno, Marino Mannoia e Di Carlo: "fu Cosa Nostra ad uccidere il giornalista"

Per il delitto sono imputati: Vito Mazzara, ritenuto l’esecutore materiale e Vincenzo Virga, accusato di essere il mandante. Francesco Marino Mannoia in videoconferenza da una località segreta, ha iniziato la sua testimonianza parlando del suo ingresso in Cosa Nostra, avvenuto nel 1975 nella famiglia mafiosa di Santa Maria del Gesù a Palermo, il cui reggente era Stefano Bontade. Alle domande del Pubblico Ministero Gaetano Paci sull’omicidio Rostagno, Mannoia ha risposto dicendo di non essersi interessato direttamente della vicenda, ma di averla appresa da alcune trasmissioni televisive viste in carcere, in cui Rostagno parlava del territorio trapanese e da due suoi compagni di carcere: Giulio Di Carlo e Nenè Geraci, che parlavano di una situazione assillante per Mariano Agate, dovuta al fatto che Rostagno lo definiva un mafioso e che comandava su tutto il territorio trapanese.

Mannoia: “La vicenda Rostagno la ricordo come quella di Impastato che parlava male di Badalamenti. Rostagno parlava male di Marianeddu e lui era infuriato per questo”.

Alcuni passaggi delle domande del Pm Paci e le risposte di Mannoia:
Pm Paci: "Mariano Agate ha mai detto a lei della vicenda Rostagno?". Mannoia: "non lo ricordo esattamente, era una vicenda di cui non avevo interesse preciso, una vicenda che era sempre per sentito dire, da parte di Di Carlo, Geraci e Madonia. Se l'Agate stesso mi ha detto qualcosa su Rostagno rientrava nella normalità, mi scuso se non sono spontaneo nel ricordo, visto il tempo passato". Pm Paci:"è comunque in grado di ricordare qualche particolare?". Mannoia: "il manifestare un malumore era all'interno di cosa nostra come voler eliminare qualcuno, ma ho appreso solo le lamentele di Mariano Agate, non ho certezza di fatti, non posso dare responsabilità a nessuno".

Poi è toccato a Francesco Di Carlo, da anni collaboratore di giustizia. Entrato a far parte della famiglia mafiosa di Altofonte nei primi anni sessanta, vi è rimasto fino al 1979 ed era completa disposizione del suo capomandamento Bernardo Brusca di San Giuseppe Jato. Di Carlo racconta che nel 1982, a causa della guerra di mafia di allora che non lasciava scampo ai nemici di Totò Riina, prese la decisione di trasferirsi in Inghilterra. Racconta che fu lo stesso “Capo dei Capi” a dirgli di andarsene se non era d’accordo, e così da Londra dove sarà detenuto per 11 anni dal 1985 al ’96 continua ad avere rapporti solo con i “soldati” della famiglia di Altofonte e in particolare con suo fratello e il cugino Nino Gioè.

Parte dell’interrogatorio del Pm Paci al teste Di Carlo:
Pm Paci: "Di Carlo, lei ha avuto modo di conoscere soggetti e attività di Cosa Nostra trapanese?". Di Carlo: "quelli che mi ricordo sono Antonio Minore e Calogero suo fratello, il "baffone". Nel 1982 fu l'ultima volta che ho visto Vincenzo Virga, allora era consigliere o sottocapo della famiglia di Trapani. E ricordo anche Nicola Buccellato, un "uomo di pace" di Castellammare. Ricordo che una volta incontrai Buccellato che venne assieme con Virga. A Marsala ricordo i D'Amico con i quali eravamo amici e a Mazara Mariano Agate e "Mastro Ciccio" Francesco Messina".

Pm Paci: "chi era secondo lei il rappresentante di cosa nostra trapanese a fine anni settanta?" Di Carlo: "era Totò Minore. Successivamente divenne il Virga capomandamento di Trapani. I capi in provincia erano Francesco Messina Denaro, Mariano Agate e Vincenzo Virga”. Pm Paci: "queste persone appartenevano ad altre associazioni segrete?". Di Carlo: "in quel periodo si parlava di Massoneria e so che alcuni di loro ne facevano parte. Ma cosa nostra palermitana era assolutamente contraria a questo. A Trapani era invece normale".

Pm Paci: "lei ha sentito parlare di Mauro Rostagno?". Di Carlo: "si, ne ho sentito parlare attraverso la stampa ma anche all'interno di Cosa Nostra. Quando ho appreso dell'omicidio di Rostagno, ho capito che era Cosa Nostra, “non si muove foglia che cosa nostra non voglia”, e la conferma l'ho avuta. Per saperne di più ho chiesto a Giovanni Caffrì e Benedetto Capizzi. Ed ho chiesto, ma questo lavoro di Rostagno? Ho avuto risposta che l'omicidio era una cosa fatta da Cosa Nostra e non come dicevano i giornali una pista interna”. La 26^ udienza del processo Rostagno è stata fissata per il prossimo 28 marzo. Saranno chiamati a testimoniare nuovamente i testi Cannas e Carla Rostagno.

Carlo Rallo