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26/09/2014 07:35:00

Ricordando Mauro Rostagno. Oggi il Comune di Erice intitola una piazza

 Era il 26 Settembre 1988 quando Mauro Rostagno, giornalista e sociologo torinese, veniva ucciso durante un agguato avvenuto in contrada Lenzi a Valderice.
Oggi, a distanza esatta di 26 anni, il Comune di Erice renderà onore alla sua figura intitolandogli l’ormai ex Piazza Lucca, situata nella zona dello stadio comunale.
La cerimonia ufficiale avrà luogo alle ore 09.00 ed interverranno diverse figure istituzionali tra cui il prefetto Leopoldo Falco, il sostituto procuratore Rossana Penna, il presidente del Consiglio comunale Antonio Romano ed il legale di parte civile del Comune Massimo Zaccarini.
Seguirà una cerimonia, “Stele per Mauro vittima di mafia”, che  si terrà presso il luogo in cui è avvenuto l’omicidio ed a cui parteciperanno anche gli alunni delle scuole del Comune.
Tra i promotori dell’iniziativa ci sono anche Gianni Di Malta, vicepresidente di Saman, associazione fondata proprio da Rostagno e Piervittorio Demitry, dell'associazione “Ciao Mauro”.
Proprio quest’ultima organizzerà, presso il cimitero di Contrada Ragosia a Valderice , una cerimonia laica per commemorare il ventiseiesimo anno dalla tragica scomparsa del giornalista.
Lo incontreremo sulla collina con parole, canti, pensieri e silenzi “, scrive l’associazione “Ciao Mauro”, assistendo al percorso teatrale “Stanotte abbiamo fatto un sogno” scritto e diretto da Marco Marcantonio.

Quello del Comune di Erice è un gesto fortemente simbolico in onore di una figura così emblematica ma al contempo troppo spesso dimenticata.
Ventisei anni: tanti ne sono passati prima di rendere onore e soprattutto giustizia a Mauro Rostagno, un uomo che aveva deciso di raccontare la Sicilia e di cambiarla attraverso l’uso della parola al servizio della verità, slegata da padroni e da interessi individuali.
Soltanto nel mese di maggio di quest’anno, infatti, si è concluso un processo che, tra depistaggi, interruzioni e riaperture, ha finalmente emesso il suo verdetto finale: Mauro Rostagno venne ucciso dalla mafia.
Sono stati condannati i trapanesi Vincenzo Virga, mandante dell’omicidio, e Vito Mazzara, ritenuto essere l’esecutore materiale del delitto.
L’uccisione di Rostagno venne ordinata da Vincenzo Virga per volontà di don Ciccio Messina Denaro, perché al boss non piaceva il fatto che il giornalista venuto dal nord indagasse sui vari delitti irrisolti, sulla politica locale e sulla sua collusione con criminalità organizzata e massoneria.
Per l’esecuzione venne designato pertanto Vito Mazzara, sicario affiliato a Cosa Nostra, già autore di diversi delitti - tra cui quello del carabiniere Giuseppe Montalto - ed ormai in carcere dal 1996 per i crimini commessi in precedenza.
Ad incastrare definitivamente Mazzara è stata la prova del DNA; sono stati rinvenute, infatti, tracce del suo DNA sui resti del fucile trovati presso il luogo del delitto.
Mauro Rostagno venne ucciso in quanto reo di aver fatto luce su troppi lati oscuri della mafia locale e di aver capito la natura polimorfa del fenomeno mafioso.
Dal piccolo schermo dell’emittente locale Radio Tele Cine (RTC) denunciava le collusioni tra mafia e politica locale, indagava e seguiva con particolare attenzione il processo per l’omicidio di Vito Lipari, ex sindaco di Castelvetrano ucciso dalla mafia nel 1980, per il quale erano stati imputati i boss Nitto Santapaola e Mariano Agate.
“Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo“, diceva il giornalista giramondo che amava il luogo in cui aveva scelto di vivere e per questo fece di tutto per cambiarlo.
Nato a Torino nel 1942, Mauro Rostagno condusse una vita caratterizzata da una forte partecipazione politica, impregnata di senso civico e di sete di giustizia sociale.
Fin da giovane trascorse diversi anni all’estero, spesso entrando a far parte di movimenti di protesta giovanile ed in alcuni casi finendo nei guai, proprio come accadde in Francia quando venne espulso dal paese a seguito di una manifestazione giovanile.
In seguito, si laureò in Sociologia presso l’Università degli Studi di Trento.
Nel 1969 fu tra i fondatori di Lotta Continua assieme ad Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Marco Boato e Guido Viale.
A Milano, poi, fondò il locale Macondo, punto di ritrovo per molti giovani dell’estrema sinistra alternativa.
Dopo alcuni anni passati in India, si era trasferito in Sicilia dove aveva fondato l’associazione “Saman”, comunità laica ed innovativa di recupero per tossicodipendenti.
E la Sicilia fu l’ultimo luogo in cui visse.
Ucciso un triste giorno di settembre del 1988, mentre era a bordo della sua Fiat Duna, da chi non sopportava il suo lavoro e la sua onestà intellettuale.