Quantcast
×
 
 
02/02/2016 06:25:00

Giovanni Gaudino: "Il 'compagno' Vincenzo Vinci lasciato solo da tutti a Marsala"

 Un uomo anziano, perfettamente lucido, celibe, con una vita dedicata alla politica ed ai più deboli, un carattere spigoloso che lo ha portato ad un volontario isolamento, una voglia di vivere e di trasmettere le proprie esperienze politiche ai giovani, un'avidità di arricchimento culturale che lo porta a spendere gran parte della misera pensione di vecchiaia per l'acquisto di libri, giornali e riviste. Questo è Vincenzo Vinci, il “compagno Vinci”, di professione “comunista”.
Sono uno dei pochi amici di Vincenzo e le sue frequenti visite al mio studio con le rituali e gradevoli chiacchierate mi hanno sempre portato una ventata di quella vera sinistra della quale , ahimè, comincio ad avere nostalgia (segno dell'imminente mio passaggio verso i sessant'anni?) .
Il compagno Vinci è una vera e propria enciclopedia della storia politica marsalese del dopoguerra. E' stato consigliere comunale ed assessore per svariate volte e sentirlo parlare della politica degli anni 50 e 60 e dei suoi protagonisti è un vero piacere.
Eppure, superata abbondantemente la soglia degli 80 anni, Vincenzo si è ritrovato solo, confinato nella sua contrada e schiavo degli orari delle rare corse degli autobus.
Ma non è questo il suo problema.
La settimana scorsa due sconosciuti, approfittando della solitudine in cui vive il mio anziano amico, si sono introdotti nottetempo nella sua abitazione sorprendendolo nel sonno, e gli hanno intimato, armi alla mano, di consegnarli il denaro.
L'esperienza ed il buon senso hanno consigliato il malcapitato a non provare alcuna reazione ed a consegnare senza tentennamenti l'esigua somma in suo possesso.
Rituale denuncia alla stazione dei Carabinieri e rituale risposta in burocratese da parte delle forze dell'ordine.
Inutile dire in che stato psicologico si sia trovato Vinci la sera successiva quando ha dovuto affrontare un'altra notte con in mente l'immagine dei due balordi che violavano la sua privacy ponendo in serio pericolo la sua incolumità.
Eppure il suo spirito coriaceo lo ha portato a continuare con caparbietà a vivere da solo nella sua modesta casa.
Ma dopo due notti gli stessi (si presume) od altri malviventi hanno violato nuovamente la finestra della casa del Vinci e sono entrati in casa.
Stavolta Vincenzo si era rinchiuso a chiave per prudenza in una stanza senza finestre ed ha sentito che i balordi senza premura si sono messi a guardare la televisione, poi hanno svuotato il frigo e solo quando si sono annoiati hanno iniziato a forzare la porta della stanza dove si trovava chiuso il padrone di casa.
Soltanto l'arrivo di qualche vicino di casa ha indotto i banditi ad allontanarsi prima di riuscire ad aprire quest'ultima porta.
Ora Vincenzo è stato costretto a lasciare la casa nella quale ha sempre vissuto e che è parte integrante della sua vita e sul suo viso vi è steso un velo di tristezza che lui ha riassunto in una frase: “ NON MI FANNO NEANCHE MORIRE IN PACE”.
Il tutto nell'indifferenza delle istituzioni, delle forze dell'ordine, e della città che ha ricevuto per decenni le attenzioni del “compagno Vinci” di professione Comunista.

Giovanni Gaudino