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19/06/2016 06:30:00

Gli incendi in Sicilia, le lacrime del giorno dopo. Isola ostaggio dei criminali

 Sono incalcolabili i danni degli incendi che si sono sviluppati in Sicilia negli ultimi giorni. Adesso è il tempo dei "vertici in prefettura", delle "inchieste per fare luce", del "non accadrà mai più", delle analisi, del conteggio dei danni, delle dichiarazioni dei politici, ma la verità è che l'isola è ostaggio non solo dei piromani e dei criminali ma anche degli incapaci che dai piromani e dai criminali dovrebbero difenderci.

Finita l'emergenza solo adesso sindaci, imprenditori e associazioni di categoria possono fermarsi e tentare una stima della distruzione causata dalle fiamme. Sono due le inchieste aperte dalle procure di Palermo e Termini Imerese.  

 

 

 

 

«Le istituzioni devono garantire l'efficace e capillare impiego di tutte le risorse disponibili. Occorre verificare l'efficienza dei meccanismi di prevenzione», dice il presidente della Repubblica, che «confida in una rigorosa azione volta ad accertare le cause degli incendi». Pugno di ferro contro i piromani che chiama «farabutti» lo chiede il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. E il ministro degli Interni, Angelino Alfano, presente a un vertice in prefettura a Palermo, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, il capo del dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha assicurato che sarà così. «Il coordinamento ha funzionato», dice, ma monta anche la polemica sul ritardo con cui è partita solo tre giorni fa la campagna antincendi.

 

 

Ieri ancora una parte della Sicilia bruciava, ma il calo del vento e delle temperature ha permesso l'utilizzo dei canadair. Ieri l'unità di crisi istituita a Palermo ha segnalato roghi sul Monte Pellegrino, a Poggio ridente, a San Martino delle Scale, Castellaccio, Piano Geli, all'Arenella si respirava il fumo dei capannoni incendiati dell'ex Chimica. Sotto scacco Castellamare del Golfo e Cefalù. La situazione più difficile lungo la fascia tirrenica del messinese e sui Nebrodi.

"Vita" ha intervistato sulla vicenda Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia:

Una pagina triste per la Sicilia, si fa fatica a credere a una casualità..
Da escludere l’autocombustione, è impossibile credere che casualmente o accidentalmente si siano generati 500 focolai e certamente non può trattarsi di qualche gesto scellerato.

La Magistratura ha iniziato le prime indagini, ma cosa può muoversi dietro ad una serie di gesti ripetuti e così gravi?
Potrebbe esserci dietro un gioco di interessi, la mano di chi vuole speculare sui territori. Sono state colpite aree protette, “inutilizzabili” per il loro valore naturalistico…distruggendole si può immaginare che esse “tornino” ad essere disponibili, magari per interventi di cementificazione. Alla base di tutto c’è comunque un problema di matrice culturale, il mancato rispetto dei beni comuni come patrimonio singolo e collettivo da tutelare.

C’è una co-responsabilità Istituzionale?

Fermo restando che si è trattato di un'ondata di scirocco eccezionale, la Regione Siciliana si è distinta per l'ennesima volta per la sua latitanza. Sono anni, ormai, che, inascoltati, chiediamo che vengano rispettati i tempi per la predisposizione dei servizi antincendio e che le squadre entrino in servizio nei giusti tempi. Ma, evidentemente ettari di boschi in fumo, case evacuate, animali carbonizzati, e i milioni di danni non sono un buon motivo affinché la Regione si dia una mossa. E la storia si ripete puntualmente ogni anno.

Legambiente ha divulgato proprio ieri  alcuni dati di Ecomafia 2016, secondo il rapporto stilato dall’organizzazione ambientalista nel 2015 sono cresciuti gli incendi, addirittura con un’impennata rispetto al 2014 che sfiora il 49%. Rispetto a quest’ultimo dato colpiscono soprattutto gli ettari di superficie andati in fumo, più di 37 mila, e la loro collocazione geografica: più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso.

"Tolleranza zero verso chi incendia la Sicilia, ma guai ad additare colpevoli senza prima averli individuati. Bisogna unificare le competenze di tutti i forestali, compresi gli addetti all'antincendio, con un'unica regia". Lo dice dice Antonello Cracolici, assessore regionale all'Agricoltura in Sicilia, a proposito degli incendi che hanno colpito l'isola. "Additare i responsabili tra i forestali, o in qualcuno di essi, può essere utile per gettare in pasto un colpevole ad una opinione pubblica scossa per quello che è avvenuto - aggiunge - ma non è un buon servizio alla verità: bisogna innanzitutto capire chi è perché ha voluto trasformare mezza Sicilia in un inferno". "Nessun processo sommario può essere accettabile - continua Cracolici - ci sono migliaia di persone che con passione fanno un lavoro utile alla collettività in territori straordinari, che tutelano e arricchiscono il nostro patrimonio boschivo e la ricchezza della biodiversità arborea siciliana, oltre che sviluppare la rete sentieristica e naturalistica. Affermare che il fuoco viene dato per creare nuove giornate di lavoro è un'assoluta corbelleria: infatti la legge vieta, nelle arie di demanio pubblico e privato investite dal fuoco, la possibilità di riforestare per un periodo di 10 anni, oltre a vietare qualunque variante urbanistica. Quindi, il fuoco non può avere come obiettivo quello di creare nuovo lavoro". "Gli incendi provocano dissesto idrogeologico oltre che danni ambientali. Per amore della verità e per evitare scorciatoie semplicistiche, va ricordato che i forestali che operano nel Dipartimento sviluppo rurale e agiscono per le attività di prevenzione e di forestazione, nonché per i lavori di manutenzione solo nelle aree di demanio forestale, che sono circa 200.000 ettari, e nelle 32 riserve gestite. Mentre il servizio antincendio, a supporto del Corpo Forestale della Regione, viene garantito attraverso squadre di lavoratori stagionali che iniziano il 15 giugno e finiscono il 15 ottobre e che operano su tutte le aree boschive e collinari della Sicilia". "La vera lezione di questa giornata infernale per la Sicilia - conclude Cracolici - è una: occorre unificare le competenze del lavoro forestale con quello del Corpo forestale. Anche per organizzare al meglio il lavoro e rendere chiari i diversi compiti, cosa che a volte risulta difficile persino agli stessi addetti ai lavori".

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Speculazione e mafia: sono queste le parole che descrivono quello che sta accadendo in Sicilia. Ne parla apertamente il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci: per arginare questi crimini contro l’ambiente «è necessario che i comuni, secondo quanto previsto anche dal nuovo Piano Antincendi Boschivi della Regione Siciliana, effettuino da subito il catasto delle particelle percorse dal fuoco. Così da impedire operazioni speculative sui terreni colpiti dagli incendi».