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09/09/2016 06:35:00

Rifiuti, in Sicilia si lavora per evitare una nuova emergenza. Ecco cosa non funziona

 Sull'orlo di una nuova emergenza, alla Regione si lavora per evitare un nuovo caos nella gestione dei rifiuti. I comuni dell'agrigentino adesso conferiranno a Trapani e in altre discariche, dopo la chiusura momentanea di Siculiana per inquinamento. Diversa e più grave la situazione a Bellolampo, dove l'inquinamento è quattro volte il livello consentito, e quindi si sta pensando ad inviare i rifiuti all'estero. 

Insomma,  tre mesi dopo l' ordinanza del 7 giugno scorso accettata e siglata dal Ministero dell’Ambiente, il ciclo dei rifiuti in Sicilia non ha trovato quella normalizzazione che avrebbe dovuto aprire la strada agli interventi strutturali. Il perché lo spiega il sito Ricicla News

Il primo ostacolo sono stati, per l’appunto, gli impianti e le amministrazioni comunali: la possibilità di incrementare le capacità ricettive nell’ordine del 30% su tutti gli impianti si è scontrata con difficoltà logistiche per i conferimenti e strutturali per gli impianti (in modo particolare per Bellolampo, l’unico grande impianto pubblico regionale) che pur mettendosi a disposizione necessitava di una riorganizzazione del personale. Necessità rivelatasi in costante aggiornamento, considerato che per far quadrare i conti Crocetta e i suoi hanno dovuto riconfigurare calendario e mappatura dei flussi più e più volte. È probabilmente da ascriversi (almeno parzialmente) a questa incertezza il ritardo finora più grave di Palazzo d’Orleans rispetto agli accordi presi con Roma 90 giorni fa: vale a dire il mancato aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Il lavoro propedeutico alla riorganizzazione del ciclo siciliano, infatti, prevedeva una mappatura dell’impiantistica a disposizione ed un duplice piano d’azione con relativo cronoprogramma: da una parte per aggredire la differenziata, dall’altra per realizzare la nuova impiantistica necessaria.

Il governo poneva una scadenza a fine agosto, e  il mancato rispetto dei termini aprirebbe all’esercizio di poteri sostitutivi da parte di Roma.

Resta da dirimere anche il nodo inceneritori:  stando agli accordi entro fine ottobre bisognerà predisporre i bandi per realizzare impianti in grado di assorbire le 700mila tonnellate annue di fabbisogno di incenerimento decretate dallo Sblocca Italia.

Entro fine agosto andavano anche trovati accordi per destinare quote di secco tritovagliato prioritariamente fuori regione, ma fatta eccezione per la disponibilità di inizio agosto della Regione Piemonte per dei conferimenti eccezionali nel termovalorizzatore di Torino  gli unici conferimenti extra risultano essere quelli di 10mila tonnellate verso la Bulgaria. Operazione tra l’altro autorizzata dalla Regione, ma di iniziativa della Sicula Trasporti (l’azienda che gestisce la discarica di Lentini).

CARINI. Hanno partecipato e superato con profitto il corso di formazione per "Ispettori Ambientali" organizzato dalla polizia municipale di Carini, su proposta del comandante Marco Venuti. Dodici volontari sono già a lavoro nel territorio per prevenire e reprimere eventuali illeciti. Nella qualità di pubblici ufficiali, saranno di ausilio ai vigili urbani nell'attività di accertamento della violazioni amministrative. Insomma presidieranno il territorio per garantire l'igiene ambientale, potranno elevare sanzioni e segnalare eventuali illeciti amministrativi e penali. La designazione dei volontari è stata decisa dal sindaco Giovì Monteleone. La scelta di nominare gli ispettori ambientali a Carini nasce in considerazione delle esigue risorse finanziarie dell'ente locale (i volontari svolgono infatti il servizio a titolo gratuito) e per sostenere la polizia municipale data la cronica carenza di personale. Fanno già parte delle associazioni di protezione civile e vigili del fuoco in congedo.

MARINO. Chiesta la condanna al pagamento di 500 euro di multa per l'ex assessore regionale Nicolò Marino. Secondo l'accusa, l'ex pm antimafia di Catania e Caltanissetta avrebbe diffamato i fratelli Giuseppe e Lorenzo Catanzaro. Il processo, che andrà in decisione il 3 novembre prossimo davanti al giudice di pace, prende le mosse dalla querela dei fratelli Catanzaro, imprenditori del settore rifiuti. Nel corso di una riunione all'assessorato all'Energia, il 19 novembre del 2013, alla presenza di più persone, Marino avrebbe affermato che "negli ultimi dodici mesi si sta cercando di mettere ordine in un settore fortemente condizionato da errate scelte e procedure del passato, come nel caso dei termovalorizzatori che ha visto come protagonisti uomini di Confindustria, come Catanzaro, che ha fatto anche da prestanome di Provenzano". Lorenzo Catanzaro, difeso dagli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano, si è costituito parte civile nel processo. L'altro fratello, Giuseppe, aveva già ottenuto un risarcimento danni da 45 mila euro sulla base di una sentenza del Tribunale di Agrigento. Il legale di Marino, l'avvocato Ugo Colonna, ha chiesto l'assoluzione dell'imputato.



Rifiuti | 2024-05-13 12:45:00
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