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15/09/2016 06:30:00

Abusivismo, riprendono le demolizioni a Marsala. Ma c'è chi vuole bloccare tutto di nuovo

 Finita l’estate, riprendono le demolizioni delle case abusive a Marsala. Sono quelle costruite entro la fascia di 150 metri dalla costa e dichiarate insanabili.
Si è rimasti fermi per un bel po’, dopo che è stato terminato un primo blocco di 28 case demolite. Adesso ripartono le ruspe, a 5 anni dagli abbattimenti. Era, infatti, il settembre 2011 quando è stata eseguita la prima storica demolizione di una casa abusiva costruita sulla costa.
Negli anni ‘80 e ‘90 la costa marsalese è stata invasa dalla costruzione di villette. La corsa al mattone è avvenuta senza alcuna limitazione, eppure esisteva una legge regionale, dal 1976, che vietava di innalzare fabbricati entro una fascia di rispetto di 150 metri dal mare.
Ad eseguire queste nuove demolizioni sarà la Tek Infrastrutture di San Cipirello, che si è aggiudicata l'appalto con un ribasso del 19% su una base d'asta di 45 mila euro. Al momento però non si sa quanti e quali saranno gli immobili che verranno demoliti, per ragioni di privacy e di ordine pubblico. Dovrebbero essere una ventina. In totale, quando cominciarono le demolizioni nel 2011, erano 509 le case abusive da abbattere nel Comune di Marsala. Si trovano nel versante sud, tra il Mediterraneo e il confine con Petrosino, e nel versante Nord, nella zona di Spagnola e Birgi. Proprio sul lungomare Spagnola ci fu la prima demolizione nel 2011. Con le sue 500 e più case da abbattere, con gli oltre 700 abusi scoperti negli ultimi sei anni, Marsala è una delle città più abusive della Sicilia. Per irregolarità edilizie è seconda solo a Messina, che conta quasi mille abusi scoperti negli ultimi sei anni, come certificano i dati del Siab. Da 5 anni a Marsala sono cominciate le demolizioni degli immobili abusivi costruiti a meno di 150 metri dal mare. Un percorso lungo fatto di inchieste della magistratura, proteste degli abusivi, interventi dei politici, momenti di tensione.
Nel 2009 si comincia a muovere qualcosa con l’indagine avviata dal capo della Polizia Municipale, Vincenzo Menfi, e dalla Procura di Marsala per capire come mai nonostante le sentenze definitive non si procedesse ancora alle demolizione. Un’indagine che ha coinvolto oltre 200 persone, tra questi anche funzionari del Comune di Marsala. L’inchiesta finisce archiviata, ma comincia definitivamente l’iter per andare agli abbattimenti.
In questi anni ci hanno provato tutti a legiferare in materia, soprattutto i deputati regionali della provincia di Trapani. I disegni di legge avevano nomi come “riordino delle coste”, ma erano delle vere e proprie sanatorie abusive. L’ultima l’ha presentata Mimmo Fazio all’Ars. "Siamo pronti a impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale ogni legge che permetta condoni edilizi. Questo vale in tutta Italia e dunque anche per la Sicilia, dove si sta tentando di passare un colpo di spugna su decenni di abusivismo edilizio che deturpa l'ambiente costiero mettendo a rischio i cittadini". Ha affermato prima dell’estate il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, sull'emendamento proposto da Mimmo Fazio e in votazione all'Assemblea Regionale Siciliana che prevede una sanatoria per le costruzioni entro i 150 metri dalla costa.
In questi giorni, poi, è intervenuta l’associazione àKasa. Dice di voler “intraprendere tutte le possibili azioni giuridiche contro l’ingiusta e contraddittoria applicazione della normativa relativa alla inedificabilità della fascia dai 150 metri dal mare, proprio al fine di salvaguardare la parità di trattamento tra i cittadini, oltre che all’interesse supremo di una “giusta ed equa” amministrazione della cosa pubblica”.
L’associazione in una lunga nota (che potete leggere qui) fa un lungo ragionamento sull’applicabilità della legge regionale sui 150 metri. E attraverso i propri soci ha intrapreso “una nuova procedura legale dei cosiddetti “casi pilota” al T.A.R. di Palermo avverso i Comuni di Custonaci, Trapani e Marsala per chiedere al T.A.R. e al C.G.A. di rimettere alla Corte Costituzionale la legittimità della retroattività dell’art.15 della L.R. 78/76. Inoltre, si stanno espletando altre iniziative, sempre volte all’insegna della legalità ed al fine di ripristinare 40 anni di diritti violati”.