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28/10/2016 06:30:00

Favignana, e le verande abusive dell'albergo di Bonsignore, la signora Selma...

Due verande a vetri abusive, due sale per la ristorazione. Che presto potrebbero essere abbattute.. C'è anche questa storia da raccontare a proposito delle polemiche che ci sono state in questi mesi sulla centrale elettrica a Favignana. La centrale è di proprietà della SEA, la società che gestice la fornitura dell'energia elettrica a Favignana e che appartiene alla famiglia Accardi. Direttore della Sea, titolare della Samac e della Selma (che poi è quella che controlla la SEA), e che sono altre società che fanno riferimento agli Accardi, è la commercialista Elisabetta  Bonsignore. Ebbene, è  finita sotto processo per abuso edilizio per aver costruito due verande a vetri, e aver creato di fatto un nuovo piano, all'interno della struttura "Tempo di mare Hotel" a Favignana, sul lungomare Duilio. 

Tutto comincia sotto la sindacatura di Gaspare Hernandez, sindaco che era delfino del plenipotenziario di Forza Italia Antonio D'Alì. La società "Tempo di mare" decide di costruire un terzo piano dell'hotel dichiarando che si tratta di un semplice "pergolato". Ma così non era. In prima battuta ci fu la denuncia dell'opposizione in consiglio comunale, ai tempi capeggiata dal capogruppo della minoranza, Lucio Antinoro. La magistratura apri un fascicolo. 

In seconda battuta quando divenne sindaco Lucio Antinoro, lui stesso a nome dell'Amministrazione Comunale si costituì parte civile nel processo  per abusivismo edilizio, grazie all'assistenza legale dell'avvocato trapanese Salvatore Maria Cusenza. 

In primo grado Bonsignore è stata condannata a 30 giorni di arresto e 25.000 euro di ammenda, con la demolizione dell'opera abusiva e la "rimessione in pristino dello stato dei luoghi a cura e spese dell'imputata", nonchè al pagamento dei danni al Comune di Favignana. Il reato contestato è quello di abusivismo edilizio in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico, con la realizzazione di due verande con porte e finestre scorrevoli, utilizzate come sale per la ristorazione, e una tettoia, il tutto senza aver ottenuto il permesso di costruire dal Comune di Favignana, l'autorizzazione della Regione Siciliana, o della Soprintendenza. Tutto ciò è avvenuto nel periodo Aprile - Maggio 2010. Ed è per questo che è intervenuta la prescrizione (che è di cinque anni) e i reati sono prescritti, come ha riconosciuto un anno fa la Corte d'Appello, evidenziando però che sempre abusivismo c'è stato (la difesa della Bonsignore è invece le sale per il ristorante sono "opere precarie"...). Morale: non si procede nei confronti dell'imputata per intervenuta prescrizione, viene riconosciuto un danno per il Comune di Favignana di 5000 euro,  è revocato, al momento l'ordine di demolizione. Tutto però è sub judice, perché si attende l'esito del ricorso in Cassazione. "Va detto comunque - specifica il legale che ha seguito in questa vicenda il Comune, l'avvocato Cusenza - che al di là dell'esito della vicenda penale, avendo il giudice di merito riconosciuto l'abuso edilizio, il Comune può procedere in via amministrativa con l'ordinanza di demolizione".

Giacomo Di Girolamo