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07/07/2017 10:53:00

Caso Consip, atto quarto

 di Leonardo Agate - Nel caso Consip, la più grande centrale europea di acquisti per la pubblica amministrazione, di proprietà del Ministro delle Finanze, al centro di un’inchiesta giudiziaria per un appalto di 2,7 miliardi, si è verificata in questi giorni un’importante novità.
Il senatore Luigi Zanda ha presentato, primo firmatario con altri Pd, un’interrogazione con risposta urgente ai ministri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia, tutti e tre dell’area renziana.

L’interrogazione è da leggere attentamente: è un classico di letteratura parlamentare fuorviante.
Nell’interrogazione, Zanda, Latorre, Pagliari, Borioli, Marcucci, Maturani, Mirabelli e Lumia, premettono che da alcune settimane “la stampa nazionale ha dato notizia di taluni fatti connessi all’attività di ufficiali della polizia giudiziaria appartenenti al Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri (NOE) ed impegnati in un’inchiesta sugli appalti Consip”. Gli interroganti riferiscono che è stato scritto che ufficiali di polizia giudiziaria:
1. avrebbero alterato un’informativa ai pubblici ministeri con lo scopo di attribuire responsabilità penali a Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio pro tempore;
2. avrebbero discusso tra loro l’opportunità di collocare microspie negli uffici del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ;
3. avrebbero trasmesso atti riservati a colleghi dell’Aise ( Agenzia informazioni e sicurezza esterna), senza essere autorizzati dai magistrati.

Ciò premesso, gli interroganti si dicono molto preoccupati, perché, se le notizie fossero vere, mostrerebbero che ufficiali di polizia giudiziaria si sarebbero mossi in direzioni da accertare e non compatibili con il nostro ordinamento democratico. Chiedono, infine, ai ministri del loro partito, di sapere quali provvedimenti, i ministri, intendano adottare nei riguardi degli ufficiali del Noe.

Perché all’inizio ho scritto che l’interrogazione di Zanda e compagni è un classico esempio di letteratura parlamentare fuorviante, lo spiego di seguito.

Può essere vero che ci sono stati errori, anche dolosi, negli atti e nei comportamenti di ufficiali della polizia giudiziaria. Difatti la magistratura ha iscritto nel registro degli indagati il capitano Scafarto ed altri. Il seguito dei procedimenti giudiziari chiarirà se i presunti errori e manipolazioni di ufficiali del Noe siano realmente avvenuti, e in quali limiti e a quale scopo.

Non si vede cosa possano fare i ministri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia nei riguardi di procedimenti giudiziari avviati verso gli ufficiali del Noe. Nello stato di diritto, esiste la separazione del potere giudiziario da quello legislativo, e gli indagati sono presunti innocenti fino a sentenza definitiva di condanna.

L’interrogazione del senatore Zanda e altri travisa i fatti e ne omette di importanti.

Gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria, con i loro possibili errori per finalità da accertare, sono quelli che hanno scoperchiato il pentolone bollente di Consip, dando avvio all’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti dell’imprenditore Alfredo Romeo per corruzione di un dirigente Consip, e all’iscrizione nel registro degli indagati, per traffico di influenze illecite, di Tiziano Renzi e del suo amico Carlo Russo, mentre il ministro Luca Lotti, i generali dei carabinieri Del Sette e Saltalamacchia sono indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento per aver avvisato Consip che i carabinieri avevano posto le micropsie negli uffici Consip.

Anche per gli indagati Tiziano Renzi, Carlo Russo, i generali dei carabinieri Del Sette e Saltalamacchia esiste la presunzione di innocenza, come per gli ufficiali del Noe. L’interrogazione di Zanda e compagni, mentre chiede di conoscere, dai ministri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia, cosa intendano fare riguardo agli ufficiali del Noe, nulla chiedono riguardo a Luca lotti e ai generali dei carabinieri Del Sette e Saltalamacchia. Ma riguardo agli ufficiali del Noe, i ministri interrogati nulla possono fare se non attendere le sentenza della magistratura. Riguardo, invece, al ministro Lotti e ai generali dell’Arma dei carabinieri indagati, i ministri potrebbero revocargli gli incarichi, perché dipendono in certo qual modo dal governo. Ma gli interroganti chiedono ai ministri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia quello che, i ministri, non possono fare in uno stato di diritto; nulla chiedono riguardo a quello che potrebbero fare riguardo a Lotti, Del Sette e Saltalamacchia. Semplice dimenticanza o raffinata ipocrisia?