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07/07/2017 07:01:00

La banda dei furti di rame a Castelvetrano, Marsala, Mazara. In 24 a giudizio

  Il gup Francesco Parrinello ha rinviato a giudizio 24 persone accusate di fare parte di una organizzazione, con basi operative a Castelvetrano e Mazara, dedita ai furti di cavi di rame.

Tra gli imputati anche quattro palermitani accusati di ricettazione dell’oro rosso. Il processo, in Tribunale, inizierà il 16 ottobre prossimo. Alla sbarra saranno i romeni Marian Pirvan, di 34 anni, ritenuto il “capo” della banda, Dumitru Baziliuc, di 29, suo “braccio destro”, George Sorin Cercel, di 33, Costel Gheorghe, di 35, tutti residenti a Castelvetrano, come pure Michele Coppola, di 41 anni, i mazaresi Gianluca Lanza, di 36, Pietro Ammelato, di 53, Domenico Caronia, di 52, Francesco Farina, di 59, Alessandro Figgini, di 37, Carlo Finazzo, di 43, Nicola Gennaro, di 40, Damiano Guccione, di 31, Gianfranco Ingoglia, di 32, Agostino Montalto, di 28, Aldo Nicolosi, di 41, Mohamed Othomane, di 32, Samuele Salvo, di 29, Antonello Sanfilippo, di 30, e Gaetano Sossio, di 36, nonché i palermitani Pietro, Cristian e Salvatore Randazzo, rispettivamente di 35, 29 e 30 anni, e Giuseppe Bobbone, di 47.

Il rame sarebbe stato razziato tra il 2007 e il 2008 in diversi centri della provincia di Trapani (Mazara, Castelvetrano, Marsala, Salaparuta) e anche nella zona di Sciacca. I furti di cavi di rame, naturalmente, hanno avuto, spesso, come conseguenza dei “black out” nell’erogazione dell’energia elettrica. Secondo quanto emerso dall’indagine, l’organizzazione criminale (contestato, infatti, anche il reato di associazione a delinquere) sarebbe stata composta da due “cellule”.

La prima, con “base operativa” a Castelvetrano, composta da Pirvan, Baziliuc, Coppola, Cercel, Gheorghe, Ammelato, Caronia, Farina e Finazzo. La seconda, con base a Mazara, formata da Gennaro, Guccione, Ingoglia, Lanza, Montalto, Nicolosi, Othomane, Salvo, Sanfilippo e Sossio. Talvolta, però, i due gruppi si sarebbero anche interscambiato i componenti. A comprare il rame razziato nei luoghi più disparati (impianti di illuminazione pubblica, cabine Enel, etc.) sarebbero stati i palermitani.