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21/03/2018 06:00:00

Ecco perché è crollato il porto di Selinunte

 “Incompetenti!” dice Sergio Tancredi, deputato mazarese 5 Stelle all’Ars, dopo l’interrogazione urgente alla Regione siciliana, in cui aveva anticipato ciò che poi è puntualmente accaduto: è crollata quasi tutta la banchina nord del porto di Selinunte.

La Regione siciliana in realtà aveva ricevuto un’altra segnalazione urgente con tanto di richiesta di intervento. L’urgenza però non riguardava il pericolo di crollo, ma la bonifica dalle alghe e dalla sabbia. Una richiesta avviata da un altro mazarese: Toni Scilla, candidato al Senato rimasto al palo, nonostante i suoi 86 mila voti, a causa del boom dei 5 Stelle. Il quale, come abbiamo già scritto qui, in tempi record e a poche settimane dal voto delle politiche, aveva smosso il mondo per cominciare al più presto la bonifica.

La Regione Siciliana si è trovata quindi davanti ad un dilemma: ascoltare i 5 Stelle per scongiurare un possibile crollo, oppure dare retta a Forza Italia, cominciando la bonifica prima della scadenza elettorale?

A risolvere il dilemma è stata la giunta Musumeci, che si è trovata sul tavolo la richiesta di intervento dell’onorevole Marco Falcone, assessore delle infrastrutture e della mobilità, in quota Forza Italia, uno degli elementi portanti della campagna elettorale di Scilla. A supporto della richiesta c’era anche la relazione dell’ingegnere capo del Genio Civile, che confermava le criticità del porto.

Si dirà, ma l’ingegnere non si era accorto del pericolo di crollo? E che c’entra? Il Genio Civile era stato chiamato ad esprimersi sulle criticità relative all’intasamento di alghe e sabbia. Quindi, tutto regolare.

 

Ma perché la banchina è crollata?

Non serviva chissà quale grande genio o ingegnere aerospaziale – dice l’onorevole 5 Stelle, Sergio Tancredi che, come Scilla, era andato sul posto a dare un’occhiata - per capire che il taglio della rete elettrosaldata per la posa di tubature per la regimentazione delle acque piovane da parte del Comune di Castelvetrano Selinunte, avrebbero indebolito la banchina. Il crollo di queste ore ne è la triste dimostrazione. Ora chi ha sbagliato paghi”.

 

Del pericolo di crollo però non si era accorto soltanto Tancredi, ma anche la giunta dell’ex sindaco Errante, che in una delle sue ultime delibere scriveva: “Recentemente è stato riscontrato un assestamento su tutta la superficie d’intervento che in più punti ha, altresì, causato delle fessure su entrambi i lati dello scavo, le quali, essendo causa di infiltrazioni di acqua, se trascurati, possono ulteriormente aumentare mettendo a rischio la stabilità della pavimentazione della banchina”.

Nella stessa delibera veniva spiegato anche il perché di quei lavori: “Nell’anno 2010 è stata realizzata una condotta fognaria nella banchina del porto di Marinella di Selinunte, atta a canalizzare e allontanare le acque bianche di drenaggio (acque di falda) provenienti dai muri contro terra posti a monte della banchina”.

 

Possibile che i lavori siano stati fatti per evitare che acque bianche di falda finissero nel porto?

Non avrebbe avuto senso. Ed infatti, a smentire ciò che afferma la giunta in quella delibera è, ironia della sorte, un allegato della delibera stessa: la relazione tecnica sui lavori che si sarebbero dovuti effettuare per riparare quelle preoccupanti fessure longitudinali.

Nella relazione, viene infatti fatto un magistrale sunto dei lavori del 2010. E le bianche acque di falda si rivelano essere qualcosa di molto diverso, dando la netta impressione che il motivo della realizzazione di quella condotta fosse stato invece un altro.

Lo riportiamo di seguito:

I relativi lavori, affidati ad una ditta esterna specializzata nel settore, giusto contratto d’appalto n. 8253 del 19/03/2010, sono stati eseguiti nell’anno 2010. Con il suddetto intervento è stata realizzata una condotta fognaria atta a canalizzare sia i reflui nei servizi igienici annessi ai locali prospicienti alla banchina del porto sia a convogliare ed allontanare le acque bianche di drenaggio dei muri contro terra a monte della banchina, eliminandone quindi lo sversamento direttamente nel porto. Ciò in quanto le stesse emettevano nello specchio d’acqua del porto un liquido sporco che nel tempo intorpidiva l’acqua ristagnante della darsena. La stessa pertanto ha canalizzato tutte le tubazioni di drenaggio, che prima dell’intervento scaricavano nel porto, convogliando il liquido all’interno di una vasca di raccolta ove tramite una adeguata elettropompa scarica nella stazione di sollevamento reflui acque nere di Piazza Empedocle”.

 

Oggi, occorrerebbe dare risposta ad una serie di domande.

 

Perché si è cercato di risolvere con soldi pubblici l’illecito sversamento di reflui fognari nelle acque del porto da parte di soggetti privati?

Ci sono situazioni simili anche in altri punti della costa selinuntina, dove magari i reflui finiscono direttamente in mare?

Perché i politici locali che erano a conoscenza del rischio crollo, non hanno fatto sentire la loro voce, al di là del loro cessato ruolo?

Perché gli uffici tecnici non hanno allertato la commissione straordinaria sul pericolo incombente?

Perché la Regione Siciliana non ha valutato un rischio così evidente, nonostante la segnalazione del M5S?

 

Egidio Morici