“Libertà è partecipazione" canta Giorgio Gaber . Ma le note del celebre brano, trasmesse da un altoparlante, non riempiono i troppi vuoti di una piazza fredda dominata dalla statua del Re Galantuomo. Circa trecento persone hanno partecipato, ieri sera a Trapani, alla manifestazione di protesta contro il “lock-down delle chiusure” indetta dalle categorie economiche più colpite dal decreto anti-Covid. Si pensava ad una partecipazione più massiccia. Così, però, non è stato. Ancora una volta Trapani è rimasta prigioniera della sua atavica apatia. Ma forse, questa volta, più che apatia è sfiducia, ovvero rassegnazione dettata dalla curva dei positivi al Covid che non accenna ad attenuarsi. Anzi, al contrario. E poi, ancora, troppe manifestazioni. Una dietro l’altra.
Ad aprire quella di questa sera le note del Silenzio per non dimenticare i “caduti” di questa guerra contro il virus e le vittime invisibili della situazione drammatica, anche a livello economico, che tutto Il Mondo sta vivendo ma anche i pescatori mazaresi sequestrati in Libia e “tutte quelle persone – hanno sottolineato gli organizzatori che si sono alternati sul palco - il cui grido di aiuto rimane soffocato”.
“Con grandi sacrifici e nell'incertezza più totale – ha detto Rosi Napoli presidente dell’Associazione ristoratori trapanesi - abbiamo riaperto le nostre attività, con mesi e mesi di chiusura forzata alle spalle, ricevendo pochi, esigui aiuti dallo Stato. Oggi siamo ripiombati nella paura di non poter andare avanti e di perdere tutto ciò che abbiamo costruito, nell'impossibilità di progettare il nostro domani. Abbiamo perso la fiducia ma non vogliamo perdere la speranza. Ma soprattutto non vogliamo rinunciare ai nostri diritti di cittadini”.
E mentre in un piazza sempre più fredda, complice anche il vento di Grecale, gli operatori economici illustrano le ragioni del loro dissenso, nelle stanze del Palazzo del potere si lavora ad un nuovo decreto. L’ennesimo. Con misure ancora più stringenti.