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08/06/2021 06:00:00

  Sicilia. Orlando nel Pd, ma prime frizioni a sinistra. Minardo e la Lega “moderata”

L’accordo è quasi pronto, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a breve confluirà nel Partito Democratico e con lui i suoi fedelissimi. Si pensa alle elezioni palermitane del 2022, Orlando non può più ricandidarsi ma puntare su qualcuno.

Il rientro tra i dem pare sia dettato dalla presenza di Enrico Letta come segretario nazionale del partito, si tratta di una amicizia di vecchia data. Orlando, che su Palermo ha diversi problemi da risolvere, pare non voglia mollare la politica e che scommetta in prima persona sulle elezioni regionali che si svolgeranno qualche mese dopo le amministrative.


Le riunioni che guardano agli appuntamenti elettorali si susseguono, gli schieramenti sono quasi pronti per affrontare questa campagna ma sui nomi in corsa c’è molta confusione anche se nelle ultime settimane il pressing romano è su Nino Minardo, coordinatore della Lega in regione, una Lega che nel frattempo ha cambiato la sua rotta portandola ad una dimensione più moderata e centrista, basta leggere la comunicazione social degli ultimi mesi per comprendere che c’è una operazione in atto.


E’ lo stesso Silvio Berlusconi a curarne la regia, il centrodestra deve presentarsi unito, senza più emorragie e deve avere la capacità di essere forza politica attrattiva rispetto ad un centrosinistra che va compatto con il Movimento Cinque Stelle.
In Sicilia i nomi che si fanno sono tanti, sarà l’estate delle riunioni e dei perfezionamenti delle coalizioni, un autunno ricco di appuntamenti politici a cominciare dalle amministrative siciliane.
Ma mentre il centrodestra è già nella fase avanzata della discussione, il centrosinistra parla ancora di creare un campo largo di azione entro cui le varie anime si possano esprimere.


Il Pd e M5S insieme potrebbero presentare una proposta politica, del resto in tour per il fine settimana trascorso ci sono stati Anthony Barbagallo, segretario del Pd, e il sottosegretario Giancarlo Cancelleri per i pentastellati.
Insomma, il sodalizio è questo e al netto degli stravolgimenti, che in politica non sono una sorpresa, se dovessero andare divisi i dem e i grillini non avrebbero alcuna chance di risultare vincenti, ma sul nome del candidato governatore vanno cauti sostenendo che ancora non sia il tempo dei nomi.


Questo passaggio di Barbagallo e Cancelleri non è piaciuto a Claudio Fava, che ha già dichiarato di essere candidato alla presidenza della Regione: “Posso garbatamente dire che non sono d’accordo con Cancelleri quando dice che non è questo il tempo per decidere il candidato presidente per la Sicilia? “Non è ancora il tempo” è il viatico per ogni sconfitta, l’idea di far melina a centrocampo nascondendo la palla, convinti che gli avversari restino a guardare allocchiti. Poi, quando ricominceremo a giocare, quelli ci avranno rifilato già dieci gol.


“Non è il tempo” è un modo elegante per prendere tempo.
Invece il tempo è adesso. Per proporre ai siciliani tutti, non solo ai partiti del mitico perimetro (“prima definiamo la coalizione!”, altro modo per prendere e perder tempo), un’idea utile e percorribile di Sicilia, la partecipazione ad una sfida, il segno concreto di un cambiamento che archivi questa stagione cupa, logora, di presidenti travestiti da podestà, maggioranze ridotte a piccoli eserciti di obbedienti “yes man”, riforme bloccate per non turbare animi e interessi, parole lasciate correre nel vento senza mai lasciare che si posino per terra.


Il tempo è questo. Altrimenti non mi sarei fatto avanti. È il tempo per parlare a tutti, per affermare che non si tratta di fabbricare le premesse di un’altra onorevole e mesta sconfitta (che però magari conservi in vita parlamentare taluni di noi) ma di giocare la nostra partita. A viso aperto. Senza furbizie, senza rinvii, senza meline. Senza fingere di parlar d’altro”.
La guerra dentro il centrosinistra è servita.



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