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30/01/2023 06:00:00

Clima, record di danni in provincia di Trapani. Ecomafie, numeri preoccupanti

Per il nostro Paese, quello appena concluso sarà un anno da ricordare per quanto riguarda gli eventi metereologici forieri di danni come allagamenti, trombe d’aria, esondazioni, frane.

L’Osservatorio Città Clima di Legambiente, in collaborazione con Unipol, ha tracciato un bilancio complessivo degli eventi di carattere idrogeologico che hanno colpito l’Italia nel 2022. Emergono numeri drammatici, conseguenze disastrose sulle persone, sulle aree urbane e sulle attività produttive, in particolare l’agricoltura. In tutto, 310 gli eventi che hanno provocato impatti e danni nei territori, con un incremento del 55% rispetto al 2021, e causato la morte di 29 persone. A livello regionale, la Lombardia è in testa alla classifica con 37 eventi che hanno provocato danni, seguita dal Lazio e dalla Sicilia con, rispettivamente, 33 e 31 casi. Tra le province più colpite svetta al primo posto Roma con 23 casi, seguita da Salerno con 11 e Trapani al terzo posto con 9. Ricordiamo infatti come, tra fine settembre e inizio ottobre sia stata la provincia di Trapani ad andare sott’acqua, per diverse volte in seguito a violenti temporali. Passiamo brevemente in rassegna i tragici eventi.

 


Il 26 settembre le strade cittadine vengono invase da 122,5 mm di pioggia; l’acqua invade anche i piani terra delle abitazioni e gli esercizi commerciali, in particolare nella zona di Sant’Alberto, del Palazzo Venuti, delle aree attorno al cimitero, della zona del porto e dell’area industriale da via Libica sino alla via Virgilio. Gravi conseguenze per negozi e bar.

 

Il 29 settembre tocca purtroppo a Mazara del Vallo: oltre tre ore di pioggia fortissima, con una punta di 65 mm l’ora. Grandissimi disagi in tutto il territorio comunale, tombini galleggianti e acqua ben oltre la soglia dei marciapiedi. Negozi e abitazioni ai piani terra completamente invasi dall'acqua, con danni ingentissimi.

 

Il 30 settembre una tromba d’aria si abbatte sulla frazione di Triscina di Selinunte, nel territorio di Castelvetrano. Il violento vortice, creatosi in mare, tocca terra e interessa la zona centrale della frazione, abbattendo un muro di recinzione, pali dell’illuminazione pubblica e sradicando alberi.

Danni per milioni di euro il primo ottobre a causa della seconda alluvione a Trapani. Mezz'ora di pioggia intensa inondano nuovamente i marciapiedi di un tratto di via Giovan Battista Fardella, delle traverse e delle strade confinanti, di via Marsala e via Virgilio.

Terzo allagamento il 9 ottobre, sempre a Trapani. Marciapiedi sott'acqua e androni allagati in via Giovan Battista Fardella e nelle vie parallele, in via Marsala, in piazza Martiri d'Ungheria, in via Orti, in via Conte Agostino Pepoli, in via del Melograno, al rione Cappuccinelli, in via Libica, nel centro storico e in alcune zone di Casa Santa Erice.

Il 16 ottobre è la volta di Misiliscemi: le piogge intense provocano un’esondazione che a sua volta causa il parziale crollo del vecchio ponte sul torrente Verderame a Pietretagliate. Si tratta di un'infrastruttura importante in quanto collega Palma e Pietretagliate a Paceco e viene utilizzata per andare a Marausa Lido.

 

Tutto questo ha anche ridestato antichi timori nella popolazione e più di un interrogativo circa la tenuta complessiva della rete fognaria e del sistema di smaltimento delle acque. Le alluvioni, poi, si sono sposate con gli incendi appiccati a inizio estate che avevano distrutto buona parte della vegetazione che avrebbe potuto arginare gli spiacevoli effetti causati dalle alluvioni stesse. Urgono, pertanto, degli interventi strutturali per arginare le tragiche conseguenze collegate ai mutamenti climatici. Questo vale non solo per il nostro territorio ma per l’intero Paese Italia. Basti pensare che oltre il 90% dei comuni italiani si trova in aree a rischio di alluvioni, frane, erosione costiera o altre calamità naturali. Un territorio fragile da maneggiare con cura, da proteggere dall’abusivismo edilizio - Ischia purtroppo docet - e del quale le istituzioni devono imparare a non sottostimarne i pericoli. 

 

ECOMAFIA, IL REPORT DI LEGAMBIENTE: I NUMERI DRAMMATICI DELLA CRIMINALITÀ AMBIENTALE

Come ogni anno, il report Ecomafia 2022, realizzato da Legambiente con il sostegno di NOVAMONT, fotografa l’aggressione criminale all’ambiente in Italia sulla base dei dati forniti dalle Forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. Vengono presi in considerazione i reati accertati - dal 2021 anche gli illeciti amministrativi, dando così un quadro non solo quantitativo ma anche qualitativo del fenomeno -, le persone denunciate, le persone arrestate e i sequestri effettuati in un anno nel ciclo del cemento e in quello dei rifiuti, nella c.d. archeomafia, nel campo degli animali e sul fronte degli incendi boschivi. Ciò che emerge è un quadro drammatico a livello nazionale, con 30.590 reati accertati a livello ambientale nel 2021, 27.683 persone denunciate, 368 arresti e 8.812 sequestri. Purtroppo, la Sicilia si piazza al secondo posto nella classifica regionale, realizzando sfortunatamente una percentuale del 11.5% sul totale nazionale, con 3.530 reati ambientali, 2.720 persone denunciate, 11 arresti e 22 sequestri.

Prendendo in esame le varie componenti di queste ecomafie, non si può non partire dai rifiuti. Il ciclo illegale dei rifiuti, infatti, contempla alcuni tra i reati più pericolosi e redditizi commessi dalla criminalità ambientale. Anziché essere gestiti secondo le norme, vengono trattati in maniera irregolare, causando gravi rischi per gli ecosistemi: avvelenando l’aria, contaminando le falde acquifere, inquinando i fiumi e le coltivazioni agricole. Osserva Legambiente: “Le reti ecocriminali attive in questo settore sono molto articolate, di solito ne fanno parte imprenditori e manager d’azienda, broker, faccendieri, amministratori locali e tecnici senza scrupoli. Una sorta di Rifiuti SpA che conta su pratiche collaudate di corruzione, frode ed evasione fiscale, attiva su tutto il territorio nazionale.” In Sicilia, ahinoi, contiamo il 9,1% dei reati legati al ciclo dei rifiuti (percentuale sul totale nazionale), vale a dire 763 reati nel 2021. A riguardo, 1.017 le persone denunciate, 4 gli arresti e 3 i sequestri. Un meritato terzo posto nella classifica regionale.

Esiste, poi, un’Italia fondata sul mattone selvaggio. È quella dell’abusivismo edilizio, fenomeno che devasta i luoghi più belli del Paese. Edifici che di frequente rimangono allo stato incompiuto di scheletri e che spesso sorgono in aree a rischio idrogeologico. Anche in questo caso, la Sicilia contribuisce con il 9% dei reati, piazzandosi al quarto posto nella classifica regionale, dopo Campania, Calabria e Puglia.

E che dire della cosiddetta archeomafia, dell’aggressione al patrimonio culturale. Sempre Legambiente: “Scavi clandestini e razzie nei siti archeologici, furti, traffico illegale di opere d’arte: è questo il core business delle organizzazioni criminali che operano nel redditizio settore dei beni culturali. Il primo anello della catena dell’archeomafia sono i cosiddetti tombaroli, quelli che saccheggiano i siti, rubando vasi, anfore, statuine, monete e frammenti preziosi, ci sono poi i committenti e i ricettatori che si occupano di piazzare i pezzi sul mercato clandestino, infine i compratori.” Il 5% dei reati (30) connessi all’archeomafia e commessi nel 2021 si sono registrati in Sicilia. In questo caso, la nostra regione si piazza a metà della classifica (nono posto), il che getta almeno un barlume di speranza, considerata la numerosità e la vastità dei siti archeologici presenti sulla nostra isola.

Per concludere, passiamo al doloroso argomento incendi. Da sempre il nostro tallone d’Achille, infatti le cause naturali di un incendio boschivo sono estremamente rare. Fra le riflessioni di Legambiente: “La presenza di una gran quantità di combustibile, ossia la vegetazione, e di comburente, l’aria, non bastano da sole a provocare il fuoco. Quello che manca, in un bosco, è il calore necessario per una reazione chimica a catena. Per questo i roghi, quando non dipendono da irresponsabilità o distrazione, sono quasi tutti dolosi, ossia appiccati con l’intenzione di radere al suolo la vegetazione.” E qui, la Sicilia si piazza al primo posto nella classifica regionale, con il 18,4% di reati, 993, sul totale nazionale.

Insomma, un quadro più che preoccupante legato alla criminalità organizzata in tutte le sue forme. Detti reati, infatti, necessitano di una rete molto fitta costituita da soggetti ed entità muniti di solide competenze che li supportino nel realizzare l’illecito penale e nel mascherare l’illecito stesso mettendo in scena una parvenza di legalità. L’ecomafia, neologismo creato ad hoc da Legambiente, può quindi contare su organizzazioni estremamente ramificate ma è a tutt’oggi un fenomeno criminale in parte trascurato. Non è un caso che in Europa si discuta di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione. In Italia c’è ancora tanta strada da fare, anche se Legambiente si sta muovendo per presentare al Governo diverse proposte per rendere più efficace l’azione dello Stato, e per recepire prontamente la direttiva comunitaria non appena sarà il momento.