Quantcast
×
 
 
28/08/2024 06:00:00

Tensioni nelle carceri tra sovraffollamento, poco personale, carenza igienica. Il sistema è al collasso

 Rivolta al carcere Pagliarelli di Palermo, durante la notte di tre giorni fa gli agenti hanno cercato nelle celle dei telefoni cellulari. I detenuti hanno protestato contro le perquisizioni, hanno percosso le sbarre, gettato a terra acqua e sapone, dato alle fiamme carta e lenzuola, per rallentare le operazioni della Polizia Penitenziaria. Alta tensione all’interno del penitenziario, le proteste sono state sedate solo grazie all’arrivo di ulteriori agenti.

Sovraffollamento di detenuti, poco personale, carenza igienica - Si tratta di sistemi completamente fuori controllo, le carceri sono sovraffollate ma il personale che vi lavora è sotto dimensionato, uno squilibrio che ha già causato danni alle persone. Non si tratta più di episodi che accadono una tantum ma di regola quotidiana. All’interno degli Istituti di pena la situazione è drammaticamente al collasso, non solo sovraffollamento ma anche carenze igienico sanitarie, pochi spazi, difficile accesso alle cure, soprattutto la presenza di detenuti che dovrebbero stare non in quelle celle ma nelle REMS, cioè le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, che accolgono le persone affette da disturbi mentali. Le REMS hanno sostituito gli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), aboliti nel 2013 e chiusi definitivamente nel 2015, anche se l’internamento nelle nuove strutture ha carattere transitorio ed eccezionale in quanto applicabile “Solo nei casi in cui sono acquisiti elementi dai quali risulti che è la sola misura idonea ad assicurare cure adeguate ed a fare fronte alla pericolosità sociale dell'infermo o seminfermo di mente”.

 I malati psichici non dovrebbero stare in carcere - Invece ad oggi in carcere ci sono tanti malati psichici, che lì non ci dovrebbero stare. La gestione delle REMS è a cura della Sanità, mentre le attività di sicurezza e di vigilanza esterna, nonché l’accompagnamento dei pazienti in ospedali o ad altre sedi sono svolte, tramite specifico accordo, d'intesa con le prefetture. Con l’autorità prefettizia vanno concordati anche gli interventi delle forze dell’ordine competenti per territorio, nelle situazioni di emergenza e di sicurezza. Alla magistratura di sorveglianza compete sorvegliare la residenza. In Sicilia ce ne sono solamente due: una a Caltagirone, in provincia di Catania, e una a Naso, in provincia di Messina, con capienza massima di 50 detenuti. Risultano poche in considerazione del fatto che sull’Isola ci sono molti detenuti infermi mentali. Una situazione insostenibile, la mancata attenzione verso la salute mentale dei detenuti siciliani non è accettabile, pochi pure gli psicologi e gli psichiatri presenti nelle carceri.

L'iniziativa: staffetta delle giornate di digiuno" - Valentina Chinnici, deputata regionale per il Partito Democratico, ha aderito alla "staffetta delle giornate di digiuno" promossa dal gruppo Bellezza Radicale e sostenuto dal comitato transpartitico “Esistono i diritti”. La staffetta ha l’obiettivo di sensibilizzare le Istituzioni alla riduzione del numero di detenuti, liberando chi ha commesso reati minori. Hanno aderito all’iniziativa pure Gianfranco Miccichè e Totò Cuffaro. Per la Chinnici inoltre è necessario “Concedere l’amnistia per i reati minori al fine di ridurre il sovraffollamento delle carceri. Gli istituti di pena – dichiara – sono al collasso. Una situazione che esaspera le condizioni di vita dei detenuti e quelle lavorative del personale penitenziario. L’amnistia pertanto non è soltanto un atto di clemenza, ma una soluzione indispensabile per allentare la pressione e tentare di ricreare quei presupposti necessari per garantire la funzione riabilitativa della pena”.  In Italia l’amnistia è stata concessa in media ogni 3 anni dal 1946 fino al 1990, da allora ad oggi non è stata più concessa.

L'associaizione Luca Coscioni diffida le ASL ad ispezionare 189 istituti penitenziari - L'Associazione Luca Coscioni ha inviato 102 diffide alle Direzioni Generali delle Aziende Sanitarie Locali che gestiscono i 189 istituti penitenziari italiani. L'iniziativa mira a far rispettare le leggi esistenti, obbligando le ASL a condurre ispezioni nelle carceri per verificare le condizioni igienico-sanitarie e intervenire in caso di gravi mancanze. Questa azione nasce dalla preoccupazione per l'assenza di misure strutturali nel recente decreto carceri, che non affronta il problema del diritto alla salute dei detenuti, aggravato da condizioni deplorevoli come sovraffollamento, scarsa igiene e un numero allarmante di suicidi tra i detenuti e il personale penitenziario. L'associazione sottolinea che, se le diffide non avranno effetto, intraprenderà ulteriori azioni legali per garantire il rispetto dei diritti umani nelle carceri.

“L’Associazione Luca Coscioni ha deciso di lanciare questa iniziativa perché la totale mancanza di attenzione dedicata alla salute nell’ultimo decreto del Governo in materia di carceri, oltre che quanto denunciato sistematicamente dai rapporti dei Garanti cittadini e regionali, da notizie di stampa e resoconti di visite ispettive parlamentari, fanno emerge una situazione di patente violazione strutturale, tra gli altri, del diritto alla salute delle persone ristrette nel nostro Paese", hanno dichiarato l’avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, insieme all'ex senatore Marco Perduca che coordina l'iniziativa, “In quanto organizzazione della società civile, pur concordando con le rare proposte di depenalizzazione e decarcerizzazione e sostenendo la necessità e l'urgenza di misure deflattive come indulto o amnistia, mai evocate nel dibattito parlamentare, potevamo “solo” attivare quanto previsto dal nostro ordinamento e non restare inerti di fronte all'illegalità diffusa contro cui le istituzioni continuano a non adottare misure all'altezza della gravità della situazione. Nella speranza che le consuete visite in carcere del mese di agosto possano aumentare la consapevolezza dei trattamenti disumani e degradanti a cui vengono sottoposte oltre 61.133 persone presenti nei 189 istituti di pena - un terzo delle quali in attesa di sentenza definitiva! -, nel caso in cui le nostre diffide dovessero cadere nel vuoto torneremo a interessare le autorità competenti regionali e cittadine nelle forme previste dalla legge nazionale e gli obblighi internazionali dell'Italia affinché la salute in carcere venga fatta godere pienamente come diritto".

Più di 61mila detenuti nelle carceri italiane - Secondo i dati che sono pubblici sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024 nei 189 istituti di pena erano presenti 61.133 detenuti, di cui 2.682 donne, 21 delle quali con 24 figli, oltre a 523 ristretti negli istituti penali per minorenni. Più in generale i numeri nazionali delle presenze in carcere raccontano un quadro di grande illegalità: 61.133 con oltre un terzo per reati di droga. Si tratta di una ulteriore pressione sul sistema penitenziario, dove 12.946 detenuti – pari al 34,1% del totale – sono in carcere per violazioni della legge sulle droghe del 1990, una percentuale quasi doppia rispetto alla media europea del 18%. Non solo, 17.405 detenuti sono registrati come tossicodipendenti, il 28,9% del totale, un ulteriore record negativo dai tempi della legge Fini-Giovanrdi. L'articolo 73 del Testo unico sulle droghe ha causato 10.697 ingressi in carcere nel 2023, il 26,3% del totale, contribuendo in maniera significativa al sovraffollamento.

LA CLASSIFICA DEL SOVRAFFOLLAMENTO PER REGIONE

Regione Puglia - 144% (4.037 uomini e 220 donne)
Regione Lombardia - 143% (8.349 uomini e 464 donne)
Regione Friuli-Venezia Giulia - 140% (651 uomini e 27 donne)
Regione Veneto - 135% (2.513 uomini e 131 donne)
Regione Lazio - 129% (6.409 uomini e 433 donne)
Regione Molise - 129% (355 uomini)
Regione Basilicata - 125% (460 uomini)
Regione Emilia-Romagna - 124% (3.541 uomini e 172 donne)
Regione Campania - 120% (7.200 uomini e 331 donne)
Regione Liguria - 120% (1.268 uomini e 66 donne)
Regione Umbria - 119% (1.531 uomini e 69 donne)
Regione Calabria - 110% (2.918 uomini e 67 donne)
Regione Marche - 110% (905 uomini e 21 donne)
Regione Piemonte - 109% (4.186 uomini e 160 donne)
Regione Sicilia - 104% (6.497 uomini e 252 donne)
Regione Abruzzo - 101% (1.602 uomini e 88 donne)
Regione Toscana - 99% (3.059 uomini e 85 donne)
Regione Trentino-Alto Adige - 91% (426 uomini e 46 donne)
Regione Sardegna - 83% (2.128 uomini e 50 donne)
Regione Valle d’Aosta - 80% (146 uomini)