Quantcast
×
 
 
15/10/2024 06:40:00

Processo ai fedelissimi di Messina Denaro, condanne e scarcerazioni. Due erano al 41 bis

 Arrivano significative riduzioni di pena e, soprattutto, la scarcerazione per tutti gli imputati, nonostante le condanne, nel processo riguardante alcuni fedelissimi di Matteo Messina Denaro. Tra questi, due uomini, compreso un anziano custode delle terre della famiglia del boss, erano detenuti in regime di 41 bis.

Alcuni dei condannati avevano già ricevuto sentenze definitive, mentre per altri è stato necessario un nuovo processo d’appello. La Corte di Cassazione, infatti, l’anno scorso aveva annullato con rinvio alcune sentenze, non ritenendo valide le aggravanti contestate.

Le condanne  - Oggi è stato emesso il nuovo verdetto dalla Corte di appello di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta. Le condanne sono le seguenti: Nicola Accardo, 10 anni (precedentemente al 41 bis), Antonino Triolo, 8 anni (entrambi di Partanna, difesi dall’avvocato Gianni Caracci), Giuseppe Tilotta, 8 anni, e Bartolomeo Tilotta, 1 anno e 10 mesi (entrambi di Castelvetrano, difesi dall’avvocato Domenico Trinceri), Giuseppe Paolo Bongiorno, 6 anni, Angelo Greco, 6 anni, Vincenzo La Cascia, 9 anni e 8 mesi (ex campiere dei terreni della famiglia Messina Denaro e detenuto al 41 bis, difeso dagli avvocati Lilla Lo Sciuto e Giuseppe Pantaleo), Raffaele Urso, 11 anni e 2 mesi, Andrea Valenti, 7 anni e 6 mesi, Filippo Dell’Aquila, 8 anni e 8 mesi (tutti di Campobello di Mazara, difesi dagli avvocati Giuseppe Pantaleo, Roberto Tricoli, Massimiliano Miceli e Luisa Calamia). Infine, Giuseppe Rizzuto è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento (difeso dall’avvocato Francesco Moceri) e Calogero Guarino ha ricevuto una condanna di 8 anni (difeso dall’avvocato Enrico Tignini). Per tutti è stata ordinata la scarcerazione a causa della scadenza dei termini di fase, cioè il tempo massimo entro il quale il processo d’appello avrebbe dovuto concludersi.

L'operazione " Anno Zero" - Il processo nasce dall'operazione "Anno Zero" del 2018, condotta dai carabinieri del ROS, DIA e squadra mobile, che portò a numerosi arresti, tra cui i cognati di Messina Denaro, Rosario Allegra e Gaspare Como. Allegra è deceduto in carcere. In quell’occasione, l’aggravante del riciclaggio di denaro non ha retto in appello, insieme ad alcune accuse di estorsione.

Le intercettazioni - Nel 2014, durante l’estate, Urso e Allegra furono ripresi mentre si incontravano in una casa di campagna a Campobello di Mazara. Allegra chiese l’intervento di Urso, esprimendo la sua riluttanza a disturbare Messina Denaro, che si riferiva come "u siccu". Allegra faceva riferimento a conflitti familiari e alla comunicazione con il boss latitante. Due anni dopo, nel 2016, Accardo e Triolo furono intercettati mentre discutevano della presenza di Messina Denaro in Calabria, un indizio che confermava il suo spostamento in diverse regioni durante la sua latitanza.