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18/10/2024 07:43:00

Messina Denaro, divieto di dimora in Sicilia e di espatrio per i fedelissimi scarcerati

I fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro, nonostante le condanne, sono stati scarcerati lunedì 14 ottobre dalla Corte d'Appello di Palermo a causa della scadenza dei termini di custodia cautelare. Tuttavia, la Corte ha imposto rigide misure restrittive, tra cui il divieto di dimora in Sicilia e l'impossibilità di lasciare il Paese. Lo hanno riportato i principali quotidiani locali, mentre i carabinieri di Trapani hanno notificato il provvedimento ai nove fiancheggiatori coinvolti.

La decisione della Corte e la persistenza delle esigenze cautelari
Il provvedimento, firmato dal collegio presieduto dal giudice Sergio Gulotta, è stato emanato poiché non sono emersi elementi che indichino un distacco degli imputati dalla compagine criminale. “Non risulta acquisito alcun elemento tale da far ipotizzare una loro presa di distanza dall'associazione criminale di appartenenza, né una cessazione dei rapporti con essa,” si legge nel documento. Per questo motivo, la Corte ha confermato la necessità di mantenere misure cautelari, sebbene non detentive.

Le misure restrittive: obblighi e divieti
I destinatari del provvedimento sono nove degli imputati: Nicola Accardo, Giuseppe Tilotta, Paolo Bongiorno, Calogero Guarino, Vincenzo La Cascia, Raffaele Urso, Andrea Valenti, Filippo Dell'Acqua e Antonino Triolo. Per loro, oltre al divieto di dimora in Sicilia e all’interdizione dall'espatrio, è stato imposto l’obbligo di restare nelle loro abitazioni dalle 20 alle 8 del mattino e di presentarsi quotidianamente presso la stazione dei carabinieri per firmare. L’unico escluso dalle misure restrittive è Angelo Greco, che ha completato interamente la pena.

Cosa attende i fedelissimi di Messina Denaro
Le misure restrittive accettate dalla Corte d'Appello, su richiesta del procuratore generale Lia Sava e del sostituto Carlo Marzella, mantengono una stretta sorveglianza sugli imputati, evitando tuttavia la detenzione in carcere. Questa decisione evidenzia la complessità della gestione delle fasi successive alla scadenza dei termini di custodia cautelare, specialmente nei confronti di soggetti legati a contesti mafiosi.